Dopo l’articolo sullo street food napoletano, ecco, come promesso, un articolo dedicato all’icona italiana nel mondo: la sola, unica e inimitabile pizza napoletana!
ATTENZIONE
Per poterla definire “pizza napoletana”, deve presentare queste caratteristiche fondamentali:
– la farina deve essere 00 e non ci vuole l’olio nell’impasto;
– il diametro che non deve superare i 35 cm;
– la lievitazione deve essere di 8 ore (minimo) – 24 ore (massimo);
– deve presentare il bordo rialzato (il famoso cornicione), gonfio e privo di bruciature di circa 1-2 cm e al centro lo spessore non deve essere superiore a 0.25 cm;
– non deve essere bruciata sotto;
– deve piegarsi a portafoglio;
– la cottura deve avvenire in forno a legna a circa 450 °C per circa 60-90 secondi.
A illustrarle è la Disciplinare Internazionale dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, l’associazione che ha avuto l’onore di codificare l’insieme di regole trasmesse oralmente da generazioni di pizzaioli napoletani, che ne tramandavano i segreti da padre in figlio.
È stata ufficialmente riconosciuta nel 2010 come specialità tradizionale garantita dall’Unione europea e nel 2017 dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. Prima del XVII secolo, e dell’arrivo del pomodoro in Italia, la pizza era bianca o condita con ciò che si aveva in casa.
La prima unione tra pasta e pomodoro avvenne soltanto a metà del ‘700, nel Regno di Napoli; inizialmente la ricetta suscitò diffidenza, poi però, attirò a sé tutti: i meno abbienti, i nobili e persino i sovrani borbonici.
Napoli gli dedica anche un Festival: il PizzaFestival. Una volta chiamato PizzaFest, è un grande e popolare evento turistico che si tiene ogni anno a metà settembre (Covid permettendo). È un’occasione imperdibile per degustare a prezzi fissi vari tipi di pizza.
Secondo la tradizione napoletana, tramandata dai puristi del gusto, la vera pizza italiana ha solo due varianti di condimento. Dunque le uniche due pizze degne di questo nome, quelle che Raffaele Esposito, il più esperto pizzaiolo di quell’epoca, preparò in occasione dell’arrivo dei Reali di Savoia a Napoli, nel giugno 1889, sono:
La leggenda narra che la regina Margherita di Savoia la apprezzò così tanto che Raffaele Esposito, decise di ribattezzarla con il suo nome.
Per assaggiare la vera pizza napoletana a Napoli:
Per chi invece vuole cimentarsi nella preparazione della pizza napoletana, ecco qui la dettagliata ricetta da seguire per farne una versione casalinga.
Selene Coccato
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Classe 1980, ligure, ha pubblicato tre romanzi e altrettante raccolte di poesia, diplomata al Centro Sperimentabile di Cinematografia in sceneggiatura e produzione fiction televisiva, si occupa dell’organizzazione degli eventi artistico/culturali dell’associazione Gruppo Artistoico Le cafe des artistes di cui è presidente e del suo blog di cibo e viaggi: ViaggiandoMangiando.