L‘industria vinicola si conferma tra i settori trainanti dell’export italiano. I numeri di Coldiretti sul vino confermano la tendenza positiva registrata in anni recenti. Secondo quanto riportato dal sindacato in una nota di stampa diffusa ad inizio anno, il commercio estero di bottiglie nostrane è cresciuto di sette punti percentuali nel 2017, che corrisponde ad un giro d’affari pari a 6 miliardi. Sale del 11% il dato sulle vendite oltreconfine di spumanti e prosecco, guadagni da 1,3 miliardi.
L’esportazione dei vini è cresciuta dell’8% in Gran Bretagna e del 3% in Germania, Paesi tra i principali importatori. Spostandoci al di fuori dei confini europei, gli Stati Uniti restano mercato di riferimento con +6% (nonostante gli effetti del cambio euro-dollaro), anche se le bottiglie francesi primeggiano oltreoceano. Una tendenza eguale si riscontra anche in Cina. L’ambito del mercato asiatico offre opportunità di crescita e simboleggia “terra di conquista” agli occhi dei principali produttori di vino. Qui, la vendita di bottiglie italiane, è aumentata del 25% negli ultimi 12 mesi. Il dato più significativo riguarda comunque l’export in Russia (+47%), dove il nostro comparto vinicolo è immune all’impatto negativo dell’embargo commerciale disposto dall’Unione Europea nei confronti del colosso eurasiatico.
40 miliardi di ettolitri fanno si che l’Italia resti il primo produttore mondiale davanti alla Francia. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal -26% sulla produzione rispetto al 2016. Certamente non corrisponde ad una “buona annata” ma le aziende nostrane possono sorridere di fronte ai numeri dell’export.
Gabriele Mirabella
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