Il Venezuela minaccia di invadere la Guyana, in tempi in cui sembra quasi che invadere una nazione sia diventata la normalità. Nella domenica del 3 dicembre, Nicolas Maduro ha vinto il referendum atto ad annettere il 70% del territorio guyanese.
Secondo il presidente venezuelano, il 96% ha votato sì, ovvero poco più di dieci milioni di persone, quasi la metà della popolazione del Venezuela. La voce del dissenso, però, arriva dall’oppositore Henrique Capriles: il leader del partito di Primero Justicia afferma che le persone ad aver votato sono poco più di due milioni di abitanti, i quali avevano a disposizioni cinque voti a testa. Lo slogan recitava proprio “vota 5 veces sì”, ovvero “vota cinque volte sì”.
Esistono due territori dal nome Guyana in Sud America. Una è la regione Guyana, che fa parte dello Stato francese, conosciuta con il nome Guyana francese. L’altra, invece, possiede semplicemente il nome Guyana ed è una nazione; confina ad ovest con il Venezuela, e ad est con il Suriname. Lo stato surinamense, infatti, si trova proprio al centro tra le due Guyane.
La Guyana è uno degli stati sudamericani più ricchi riguardo le risorse naturali e minerarie, soprattutto l’area dell’Esequibo, il territorio che interessa a Maduro. La Guyana, tra l’altro, è divisa in due dal fiume Essequibo, lungo circa mille km che percorre in modo centrale e verticale tutto lo Stato. La capitale Georgetown si trova ad est del fiume, mentre la zona dell’Esequibo a ovest.
Nell’Esequibo, o Guayana Esequiba, si possono trovare risorse come rame, bauxite, ferro, diamanti, uranio, alluminio, manganese, e oro. Al largo delle coste, invece, sono presenti giacimenti di petrolio.
Sebbene il Venezuela rivendichi questo territorio da almeno due secoli, la questione si è riaccesa nel 2015 quando furono scoperti giacimenti di petrolio. E i giacimenti di petrolio oltre ad appartenere alla stessa Guyana, sono gestiti dalla multinazionale statunitense ExxonMobil. L’economia guyanese, oltretutto, grazie alle riserve del petrolio che hanno raggiunto una somma pari a 11 miliardi di barili è salita vertiginosamente al 58 % durante il 2022, mentre il PIL del 25% nel 2023.
Grazie all’esportazione di petrolio, la Guyana conta di arrivare a produrre 1,2 milioni di barili al giorno entro il 2027. Una cifra che, nel caso si verificasse, la renderebbe la terza nazione dell’America latina produttrice di petrolio dopo Brasile e Messico. Un dato che porterebbe al superamento dello stesso Venezuela.
La zona interessata si trova alquanto distante dalle coste guyanesi ed è definita Stabroek Block. Proprio grazie alle ricerche incentrate nell’estrarre il petrolio da queste aree, sono stati scoperti dei giacimenti di gas sia nell’area interessata al Venezuela, che in aree non contese con la nazione di Maduro, in cui si concentrano la maggior parte delle riserve di gas.
Sembra ovvio come il petrolio possa far tornare alla luce remote questioni geopolitiche. Soprattutto ad un Paese come il Venezuela cui l’economia si basa quasi esclusivamente su esportazione di petrolio e gas. Ed è chiaro come anche un referendum discutibile e inverosimile renda chiaro quanto Maduro sia disposto a tutto pur di ottenere il territorio designato. Dobbiamo aspettarci una nuova invasione?
Foto: ISPI
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.