È arrivata ieri nel nostro Paese l’eco mediatica suscitata da un nuovo caso internazionale, uno scandalo così surreale da travalicare quasi il confine della fantapolitica. Secondo il quotidiano spagnolo Abc, il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, all’epoca Ministro degli Esteri, avrebbe illegalmente finanziato il Movimento Cinque Stelle nel 2010, quando il partito fondato da Beppe Grillo l’anno precedente, si presentò per la prima volta alle elezioni amministrative. Fumettistica anche la modalità del finanziamento illecito: i fondi avrebbero raggiunto l’Italia attraverso una valigetta inviata al consolato venezuelano e contente 3,5 milioni di euro. Il denaro avrebbe avuto come destinatario ultimo Gianroberto Casaleggio, co-fondatore e padre dell’impianto teorico del Movimento. Subitanea la smentita da parte del governo venezuelano, ma sono ancora molti i punti da indagare: fonti diplomatiche, in effetti, confermano i frequenti spostamenti di Casaleggio tra Milano e Caracas, negli anni compresi tra il 2001 e il 2010.
Nel corso della giornata di ieri, le reazioni sono state tempestive da tutti i fronti. Immediata la risposta di Davide Casaleggio, figlio di Roberto e attuale proprietario della Casaleggio Associati, che si è subito mobilitato per difendere la memoria del padre:
«Il Movimento Cinque Stelle non ha mai ricevuto finanziamenti occulti. Il Governo attuale venezuelano ha smentito la fake news. Mio padre non è mai andato in Venezuela,» ha dichiarato, annunciando prossime querele.
Molto dura la reazione di Alessandro Di Battista che, dopo aver attaccato il quotidiano spagnolo che ha scoperchiato lo scandalo, accusandolo di diffamazione, si è appellato al piano morale:
«Non vi è cosa più oscena che attaccare persone non più in vita, che non possono difendersi»
All’epoca dei fatti, il presidente in carica era Hugo Chavez, per il quale l’Onorevole di Battista non ha mai nascosto le simpatie (data la piega dittatoriale dell’attuale governo venezuelano, si comprende facilmente l’imbarazzo del deputato).
Dall’opposizione si è espresso Matteo Salvini, prendendo le distanze dalle simpatie estere degli ex alleati.
Il leader leghista ha ammesso di aver sempre ripugnato “l’atteggiamento amichevole di parte dei Cinquestelle nei confronti del regime venezuelano, anche se fosse gratis,” dichiarando poi “Se non fosse arrivata una lira, il fatto che parlamentari Cinquestelle andassero in Venezuela, si facessero fotografare con carnefici e sanguinari della dittatura venezuelana, secondo me è surreale.”
L’ex Ministro degli Interni sembra però tralasciare le affinità che l’affaire Casaleggio-Maduro presenta con le proprie passate controversie, oltre che la propria storia di supporto a leader quali Orban e Putin.
Le reazioni non sono mancate nemmeno sul fronte internazionale. Ha suscitato particolari ironie il commento twitter di DeAnna Lorraine, opinionista statunitense candidata al Congresso con il Partito Repubblicano, che nell’attaccare il Movimento 5 stelle lo ha identificato come “the Italian communist party” (nell’immaginario internazionale il partito fondato da Beppe Grillo è soprattutto associato all’anticapitalismo e all’antieuropeismo).
Saranno, si immagina, ancora molte le voci in campo, per un caso che sembra promettere un lungo decorso.
Agata Virgilio
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