Le riforme principi del Governo giallo-verde sono pronte per l’approvazione definitiva
È atteso per giovedì 17 gennaio l’esame, in Consiglio dei Ministri, del decreto contenente le riforme sul reddito di cittadinanza e sulle pensioni. Dopo numerosi rinvii e altrettante modifiche, le due misure capisaldi rispettivamente dell’azione politica del Movimento 5 Stelle e della Lega verranno presentate in CdM per l’approvazione definitiva.
Protagonista della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza è stato pensato per garantire un aiuto economico ai nuclei con un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) inferiore ai 9.300 euro. Secondo le ultime stime del Governo, la misura dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1 aprile 2019 e prevedrebbe un contributo mensile di 780 euro, caricato sul bancomat di tutti gli aventi diritto. Apostrofata come la riforma più costosa della Manovra di Bilancio, la misura sarà finanziata con circa 6,7 miliardi di euro – a fronte dei 9 miliardi iniziali – di cui un miliardo sarà stanziato per il rafforzamento dei Centri per l’impiego.
Per quanto riguarda i requisiti per avanzare la richiesta, i principali saranno la residenza continuativa in Italia da almeno dieci anni al momento della presentazione della domanda, essere disoccupati o avere un reddito inferiore alla soglia di povertà e l’appartenenza ad un nucleo familiare con un reddito Isee inferiore a 9360 euro. Inoltre, gli aventi diritto dovranno iscriversi ai Centri per l’impiego, frequentare corsi di qualificazione professionale e potranno beneficiare del reddito di cittadinanza per un massimo di 3 anni a persona.
La riforma pensionistica, invece, prevedrà l’introduzione della cosiddetta “Quota Cento”, in base alla quale coloro che hanno raggiunto 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi versati potranno andare in pensione. In base alle ultime stime, la misura interesserebbe circa 400.000 lavoratori, con un costo di 7 miliardi di euro. All’interno della riforma è presente anche l’ “Opzione Donna”, che permetterebbe un trattamento pensionistico anticipato, su sistema contributivo, alle lavoratrici del settore privato nate entro il 31 dicembre 1959 e alle dipendenti pubbliche nate entro il 31 dicembre 1960.
Francesca Santi
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