È stato forse un terribile errore? È la domanda che si pongono i numerosi oppositori della Brexit ormai da tempo, ovvero da quando è iniziato il countdown del divorzio tra il Regno Unito e l’Unione Europea. «Dobbiamo fare un passo indietro sulla Brexit. Non sarà facile e non sarà comodo. In teoria per salvarci dalla rovina sociale e finanziaria e dalla vergogna internazionale dovremmo poter tollerare un po’ di imbarazzo temporaneo, ma a quanto pare la nostra cultura è basata sul principio che gli abitanti di questa piccola isola sono disposti a subire qualsiasi cosa pur di non ammettere di aver sbagliato».
Così si è espressa la nota giornalista britannica Laurie Penny in una sorta di sfogo riportato di recente nel settimanale New Statesman dove ha altresì aggiunto: «Bisogna fermare la Brexit e il modo migliore di farlo è spingere il governo a fare l’unica cosa sensata ovvero ritirare l’articolo 50 e dimettersi». Ma Laurie Penny non sembra essere l’unica inglese fermamente convinta che la Brexit possa avere delle conseguenze disastrose per gli inglesi di oggi e soprattutto per le generazioni future. A tal proposito, sarebbe utile ricordare a coloro i quali fremono per la chiusura immediata dei negoziati a favore della uscita ufficiale della Gran Bretagna dalla Ue che solo pochi mesi fa milioni di persone si sono riversate nelle strade di Londra per protestare contro la Brexit e alzare in alto striscioni che recitavano:«Exit from Brexit. Aiuto! Siamo intrappolati su una piccola isola che è stata presa da gente folle!, e ancora, «Riprendiamo il controllo da questi clown».
Intanto ieri è stato raggiunto l’accordo tra la premier britannica, Theresa May, e il Presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, annuncio twittato a seguito del vertice tenuto a Bruxelles proprio per discutere sulla Brexit. Soddisfatta la May si prepara ora per la seconda fase dei negoziati prevista per la prossima settimana con un nuovo vertice che porterà ufficialmente il Regno Unito fuori dall’Unione Europea nel 2019. Il tempo passa e la Brexit sembra essere sempre più in vantaggio nella partita della democrazia.
Ester Sbona
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