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Il non accordo sul clima della Conferenza Parigi 2015
19 Dicembre 2015
EsteraBest politikBusinessAttualità

Il non accordo sul clima della Conferenza Parigi 2015

Home » Best politik » Estera » Il non accordo sul clima della Conferenza Parigi 2015

Conferenza Parigi 2015Bisogna ridurre l’inquinamento «il prima possibile», è quanto deciso a conclusione della Conferenza Parigi 2015, in occasione della quale milioni di delegati e osservatori, sotto l’egida dell’ONU, si sono confrontati per raggiungere un accordo internazionale ambizioso sul clima. La Francia, quale Paese tenuto a presiedere la COP21, ovvero la Conferenza Parigi 2015, è stata scelta come terreno comune per un accordo unanime che potesse permettere di ridurre il riscaldamento globale sotto i 2° C, ma così non è stato.

Al termine delle due settimane di incontro, infatti, l’unico accordo raggiunto è stato quello del non accordo: «I maggiori problemi dell’accordo di Parigi è che esso prevede un tetto massimo di due gradi per l’aumento del riscaldamento globale e un impegno di tutti i Paesi a limitare le temperature a 1,5 gradi. Questo significa che senza un obbligo per i Paesi ricchi a diminuire l’emissione dei gas serra e a fornire finanziamenti in base alle loro responsabilità, il fardello sarà scaricato sui Paesi in via di sviluppo. Se vogliamo evitare un clima “impazzito”, dobbiamo con urgenza tagliare le emissioni, non solo posticiparle». È quanto dichiarato da Withanage, Direttore esecutivo del CEJ (Centre for Environmental Justice/Friends of the Earth dello Sri Lanka), secondo il quale l’accordo non stabilisce una data per la fine dell’uso di combustibili fossili, ma parla solo di ridurre l’inquinamento “il prima possibile”.Conferenza Parigi 2015

Durante l’intera durata della Conferenza gli attivisti del CEJ hanno sfilato e fatto sentire la loro protesta pacifica contro un accordo ingiusto e a favore della giustizia climatica. «Dobbiamo riconoscere che l’impatto del cambiamento climatico è già irreparabile. L’accordo esclude in maniera esplicita forme di compensazione per le popolazioni già colpite dai disastri. Le esperienze passate ci insegnano che senza un vero meccanismo di risarcimento per le vittime, le comunità più vulnerabili saranno lasciate a se stesse, a fronteggiare danni che non hanno creato», ha così concluso la protesta Withanage, anche lui attivista per l’ambiente e il futuro climatico.

Ester Sbona

 

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