Hong Kong è ancora vittima delle pressioni di Pechino. Finita la pausa imposta dall’epidemia, ora la Cina riattiva le sue politiche di controllo e la prima vittima, ma non sconosciuta, è Hong Kong. Gli attivisti stanno già accusando i politici cinesi di manipolazione, estremo controllo e assenza di libertà.
Hong Kong non è in tutto e per tutto indipendente. Hong Kong è una regione amminisrativa speciale (dall’inglese SAR, ndr). E questo la rende autonoma dal punto di vista di corti d’appello, sistemi a livello legale, politiche interne ed economia.
L’anno scorso erano iniziate nuove proteste, mosse dalla legge sull’estradizione. L’estradizione prevedeva, secondo gli attivisti, la possibilità da parte del governo cinese di avere influenza nella politica di Hong Kong. La precedente legge fu voluta per poter impedire a eventuali criminali di rifugiarsi nella regione di Hong Kong, la cui giurisdizione è diversa dalla Repubblica Popolare Cinese.
Ora le proteste tornano, rallentate per via dell’emergenza sanitaria, per fronteggiare una nuova legge. Questa legge prevede l’introduzione di una nuova forza dell’ordine, che come dichiarato dagli attivisti, darà alla Cina la possibilità di arrestare persone ed esponenti politici. E ciò sta accadendo in questo istante.
Lacrimogeni, quasi due centinaia di arresti e nessuno può solo guardare. L’attivista Joshua Wong, capo delle proteste, ha fatto riferimenti anche all’Italia. Dopo aver chiesto, tra i suoi discorsi e le interviste che ha ricevuto, un segnale dall’Europa, ha chiesto lo stesso al governo italiano.
Da parte dell’Europa, Joshua Wong pretende che ci siano delle penalità per Pechino, mentre nei confronti dell’Italia ha chiesto una minore partecipazione nella Via della seta. Quest’ultimo è lo storico reticolo commerciale che si estende dall’antico impero romano fino all’Indonesia.
Le sanzioni potrebbero venire anche da parte degli USA. A dirlo è Robert O’Brien, segretario della sicurezza nazionale di Donald Trump. Quest’ultimo, in un’intervista alla NBC, ha sottolineato il pericolo della nuova legge per la sicurezza. Tale legge, come anche fatto notare dall’attivista Wong, potrebbe rendere Hong Kong un paese privo di quella poca libertà che gli compete. E tra queste libertà, perderebbe il controllo autonomo sulla propria economia.
L’ultima volta che venne proposta una tale disposizione era il 2003, anno in cui le proteste contarono ben mezzo milione di persone. Una manifestazione così influente che costrinse il governo a ritirare la proposta di legge.
Dopo la crisi sanitaria mondiale, che ha visto la Cina nascondere dati ufficiali o addirittura censurare le ricerche universitarie, ora tornano le proteste di Hong Kong. La cina è così vista in maniera da negativa da quasi tutto il mondo. I continui tentativi di inglobare la regione di Hong Kong sotto il proprio controllo stanno ora costringendo ad intervenire anche USA, Unione Europea e altre organizzazioni mondiali. Per il momento, ciò che è lecito dire, è che la Cina dovrebbe tirare il freno a mano, perché gli hongkonger continueranno sempre a spingere e, per quante persone possano anche arrestare, nessuno li fermerà.
Davide Zaino Pasqualone
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