PLERIN – Tra i principali argomenti di dibattito in Francia vi è, attualmente, la cosiddetta “guerra” del maiale. La crise du porc, come è stata recentemente ribattezzata dalla stampa d’Oltralpe, ha avuto origine dal momento in cui gli allevatori non hanno più avuto la forza economica di sostenere i prezzi al ribasso con cui i propri suini venivano acquistati dai distributori. Pertanto, il governo centrale è intervenuto per sedare la questione, stabilendo al contempo un prezzo di mercato di valenza “politica” (1,4 euro al kg, che coincide con la media del costo di produzione). Le maggiori aziende del settore si sono opposte volutamente alla disposizione di Parigi e hanno deciso di passare direttamente ai fatti, boicottando il Marché du porc bréton di Plérin, poiché proprio in questa località della Bretagna, due volte a settimana, si tiene il principale mercato suinicolo del Paese, nel quale viene stabilito il prezzo di commercializzazione dei maiali. Ebbene, la scorsa settimana la tariffa è scesa sotto il livello minimo di 1,389 euro, per cui circa 16mila suini su 50mila sono rimasti invenduti: questi sono i numeri tangibili della crisi del settore. La “bufera” sembra non abbia risparmiato neppure il ministro dell’Agricoltura francese Stéphane Le Foll, chiamato ora a risolvere la diatriba, con esito ancora da definirsi.
Gabriele Mirabella
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