Sette persone ferite e un centro storico quasi completamente serrato in nome di una libertà di espressione che continua a far discutere.
Uno scontro fisico e ideologico quello che si è consumato venerdì nel centro di Bologna. Il casus belli è stato il comizio di Forza Nuova, fissato, previa autorizzazione del comune, per la serata del 16 febbraio. Un appuntamento elettorale a cui ha partecipato anche il leader di estrema destra Roberto Fiore, che non è passato inosservato. Nella mattinata di venerdì erano stati allestiti presidi antifascisti in piazza Maggiore e piazza del Nettuno, ma la situazione si è scaldata quando il collettivo Hobo ha fatto irruzione a Palazzo d’Accursio, durante una seduta comunale, srotolando lo striscione: «Consiglio comunale complice dei fascisti», in chiara protesta per la concessione della piazza a Fn.
È, però, in piazza Galvani che si sono radunati i manifestanti. I membri dei collettivi Crash, Làbas, Xm24, Vag61 e Nodo antifascista, hanno occupato la zona, in cui erano stati già disposti mezzi blindati e forze dell’ordine. «Oggi è la nostra Resistenza» è la voce che si leva dal corteo antifascista in risposta al «Boia chi molla» dell’opposizione. Solo in serata, a seguito della carica della polizia e di violenti scontri in cui sono rimasti feriti sei manifestanti e un poliziotto, la situazione è tornata alla normalità, lasciando però non pochi malumori.
«Prima di dare le piazze a Forza Nuova bisogna pensarci due o tre volte» il commento al vetriolo di Pier Luigi Bersani, candidato di Liberi e Uguali presente in prima persona al presidio antifascista organizzato in piazza del Nettuno. Di posizione diametralmente opposta è parso, invece, il pensiero del capogruppo berlusconiano in Regione, Galeazzo Bignami, che ha individuato il problema nei manifestanti, esprimendo poi la propria solidarietà ai poliziotti rimasti coinvolti. «Occupare piazza Galvani per impedire il comizio di Roberto Fiore è stato un favore alla provocazione di Forza Nuova» afferma il deputato Pd Andrea de Maria, ribadendo che «a Bologna spazio per i fascisti non c’è». Lucia Borgonzoni, invece, si affida a Facebook e, postando un video degli scontri, commenta: «Ecco una città trasformata in un campo di battaglia dagli (anti)fascisti…I veri squadristi del nuovo millennio».
Il sindaco Virginio Merola ha ribadito che «Bologna è e resterà antifascista», ma prende le distanze dai manifestanti e si rivolge ai partecipanti ai presidi organizzati da Anpi e Cgil dicendo che solo loro «rappresentano la città di Bologna, il resto è gente che partecipa a copioni scelti da altri». Condanna, inoltre, i responsabili dell’interruzione del consiglio comunale, parlando di «metodi squadristi» e annunciando gravi ripercussioni. Sulla scena nazionale Matteo Salvini lancia un appello al capoluogo emiliano «città dotta, dei poeti e dei cantautori: non fatevi rappresentare da questi 20 figli di papà che non sono antifascisti. Chi usa la violenza per fare politica è un fuorilegge». Mentre Nicola Fratoianni (Leu), chiamando in causa le numerose denunce per aggressioni a sedi politiche e militanti che Forza Nuova ha collezionato, sostiene che si sarebbe dovuto impedire che Bologna, medaglia d’oro per la Resistenza, «venisse così pesantemente segnata da questo insulto».
Francesca Santi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.