Era il 9 Novembre di 30 anni fa, la barriera che divide in due la Germania viene sgretolata a colpi di piccone. Tutto ciò avviene in un clima di sorpresa generale, ora a Berlino-Est ora a Ovest. «Nessuno della mia generazione si aspettava che questo sarebbe accaduto», dice Viktor Elbling, ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia.
Per capire il Muro di Berlino, bisogna ricordare che l’Europa, dopo la fine della seconda guerra mondiale, era stata divisa in due blocchi: quello sotto l’influenza sovietica e comunista ad Est, e quello sotto il dominio degli Stati Uniti, ad Ovest. Nella Germania sconfitta vi sono, quindi, quattro zone di occupazione tra Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione Sovietica. Berlino Ovest è un paradiso occidentale, in piena zona sovietica.
A porre fine anzitempo ad una lunga partizione interna, è un curioso incidente burocratico, una gaffe. Nel tentativo di salvare un regime comunque in difficoltà, si è pensato bene di lavorare ad una bozza di legge che avrebbe permesso di attraversare l’angusto confine, ma sempre dietro la concessione di appositi visti. Perciò, Sì ad un muro aperto, ma sempre sotto stretto controllo: altro che buttarlo giù!
Invece, nel tardo pomeriggio di quel 9 Novembre, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, un giornalista chiede al portavoce della Repubblica Democratica tedesca (DDR) quando sarebbero entrate in vigore le nuove disposizioni, e lui risponde imbarazzato: «subito, immediatamente». Ciò, dimostra che il regime non è più coordinabile e gestibile, poiché in genere l’addetto stampa di un partito è abituato a ricevere linee guida precise, in questo caso, del tutto assenti.
Sono le 18:57 e l’effetto è esplosivo: la folla aumenta sempre di più alle frontiere. Alle 21:00, iniziano ad essere apposti timbri sui documenti, per salvare le apparenze. I manifestanti tolgono le transenne e alle 00:00 ogni varco viene aperto: si festeggia in nome della libertà!
«Io preferisco dire che il muro sia stato rimosso e non abbattuto, perché i muri non cadono da soli», afferma Giuseppe Vacca storico del marxismo. La rimozione del Muro di Berlino, dunque, è soltanto l’evento rappresentativo di una “dietrologia”che si sostanzia nella incapacità del regime comunista (arroccato ai principi del marxismo-leninismo), a reggere alla modernizzazione degli anni ’80.
«Nonostante la consapevolezza di tale fallimento, però, se ne è sempre affibbiata la responsabilità alle persone e mai all’idea, che restava così vergine e intoccata, così come la sua concezione di uguaglianza tra le genti e di giustizia sociale. Al paragone tra comunismo e nazismo, infatti, ci si pone sempre servendosi del beneficio delle buone intenzioni; i comunisti erano animati da buone intenzioni, i nazisti, no!». Così Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, che racconta la sua percezione di tale insurrezione. Sarà davvero così?
Anche il PC italiano è ormai agli sgoccioli; le correnti riformiste sono in contrasto con i superstiti conservatori di una ideologia consumata. Ci si ritrova dinanzi ad una rivoluzione fatta da intellettuali e detta perciò, di velluto. Per questo viene vista come insolita, proprio per l’idea romantica che abbiamo noi della stessa, fatta di tiranni e sangue. Questo, infatti, si può definire come un cambiamento anomalo, sia per la facilità con cui avviene, sia, appunto, per la mancanza di crudeltà e sangue.
La caduta del muro, fu rapida e indolore. Rende noto che c’è qualcosa che ancora non sappiamo, ma che dobbiamo rassegnarci a non conoscere. Questo ci porta a ritenere responsabili del fatto, gli accadimenti del destino che l’uomo non può prevedere.
Un ruolo fondamentale in questa parte di storia è esplicato da Michail Gorbaciov: prova a dare un volto nuovo alla rigidità sovietica e ci lascia in eredità un nuovo progetto di ordine mondiale da cui si trae, l’obiettivo di una Europa unita. Gli Stati Uniti sono dalla sua parte, ma la Francia e l’Inghilterra, così come l’Italia, rimasero alla finestra. Una battuta di Andreotti sull’argomento non tarda certo ad arrivare, ed esordisce così: «la Germania mi piace così tanto, che ne preferisco due!»
Il vento della protesta, nonostante tutto, continua a soffiare impetuoso in nome di diritti politici e libertà di movimento. La chiesa protestante ricopre anch’essa una posizione importante: diventa l’unico contrappeso al regime e gli incontri di preghiera sono vere e proprie riunioni politiche.
Questo il background del 1989, che è l’anno della svolta. L’anno in cui Berlino-Est chiede non soltanto di andare a Ovest ma insiste per ottenere interventi radicali. Il 4 Novembre dello stesso anno, ad Alexander Platz, si riunirono mezzo milione di persone, in occasione della prima manifestazione finalmente autorizzata; aperta poi la frontiera con la Cecoslovacchia, molti fuggono.
Dopo la caduta del muro, il 25% degli edifici di Berlino-Est si scoprono essere privi di fognature, piccoli e stretti, poco insonorizzati, con bagno e cucina adiacenti per risparmiare sulle tubature, e soprattutto tutti uguali, per imporre parità sociale tra gli abitanti. «Era pressoché impossibile, inoltre, trovare carne, verdura e frutta. Per mangiare un pò di carne bisognava iscriversi nel registro di un macellaio che avrebbe avvisato una volta in possesso della materia oggetto della richiesta. Trovare negozi vuoti e file interminabili era la normalità», racconta un traduttore dei testi di Nietzsche. Poi continua: «E quando finivamo di lavorare andavamo nella piazza principale per mangiare la focaccia di cipolle, queste erano le cose di lusso!».
Non a caso quando si passa a Berlino-Ovest, vetrina del capitalismo, e si ha a disposizione il buono di benvenuto, si corre a comprare Bic Mac e frutta fresca. Dopo il 9 Novembre, piccoli pezzi di muro vengono portati via da collezionisti e ricercatori di souvenir; solo successivamente verranno usati gru e camion per determinarne la completa demolizione.
In 28 anni, 132 persone, soprattutto giovani uomini, ma anche donne e bimbi, persino un neonato di 18 mesi, sono state uccise nel tentativo di attraversamento. A proposito, però, si ricorda un solo caso: un militare americano, sotto l’effetto dell’alcool. Già questo basta ad individuare la gravità di un muro infame, eretto dal comunismo, che impediva di uscire per entrare nel regno delle comodità occidentali.
Il 3 Ottobre 1990, nemmeno un anno dopo la scomparsa del Muro, la Germania diventa formalmente una sola, non c’era più quello che diventò il miglior sistema di sicurezza frontaliero al mondo, nascendo da un semplice filo spinato.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità