A poche ore dall’esultanza di Roman Yaremchuk sono cambiate tante, troppe cose. Come per esempio l’invasione russa del territorio ucraino e l’inizio del conflitto tra le due nazioni. Ma andiamo per ordine.
L’esultanza dell’attaccante ucraino del Benfica, autore della rete del definitivo 2-2 contro l’Ajax, ha fatto il giro del mondo. Egli dopo essersi levato la maglia del club portoghese, ha messo in risalto quella raffigurante il “tryzub“: lo stemma dell’Ucraina e dell’esercito ucraino.
Al termine dell’incontro, si era presentato con gli occhi lucidi nell’intervista realizzata da Sky Sport e, dopo ancora, ha lasciato prendere il sopravvento alle sue emozioni pubblicando un post sui propri profili social. In quest’ultimo si legge: “Sono ucraino e ne sono orgoglioso. Essendo a migliaia di chilometri di distanza dal mio Paese natale, voglio sostenere tutti coloro che ora vivono giorni di tensione nella loro terra natale, ora è il momento di unirsi. Questo è il nostro Paese, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra gente e i nostri confini. Vorrei ringraziare tutti coloro che sono al nostro fianco per il loro coraggio. Gloria all’Ucraina“.
Informato da familiari e amici, forse, sapeva già dell’imminente attacco architettato dal presidente russo Vladimir Putin.
Queste sono ore d’ansia e d’attesa non solo per tutti gli ucraini, ma anche per gli italiani che vivono nella penisola. Tra questi, anche, Roberto De Zerbi e tutto il suo staff tecnico italiano che da inizio stagione si trovano nella panchina dello Shakhtar Donetsk. Club di una delle città più russofone (Donetsk) che dalla scoppio della guerra in Crimea ha trasferito il suo quartier generale a Kiev, dove al momento si trovano asserragliati in un albergo l’ex allenatore del Sassuolo e tutto il suo staff.
A tal proposito, in un articolo della Gazzetta dello Sport, vengono riportate le dichiarazioni a caldo dell’allenatore bresciano. “Me ne sto in camera, è una brutta giornata. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che é successo col Donbass… però non mi sono mosso, perchè io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono. Ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff… potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza: no, abbiamo aspettato, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni.
L’Ambasciata italiana ci aveva sollecitato ad andare via ma non potevo, io uomo di sport, girare le spalle al club. Non vogliamo fare gli eroi perché gli eroi non esistono, ma il nostro lavoro ci mette di fronte a delle responsabilità. Io sabato dovevo giocare una partita e quindi, ripeto, non potevo scappare via. Difficile spiegarlo ai nostri cari, a chi ci vuole bene, ai figli che ci messaggiano per dirci di tornare. Stamattina hanno sospeso il campionato e ora la nostra presenza diventa superflua. A questo punto confidiamo che l’ambasciata e il governo ci aiutino a tornare. Sono fiducioso. Tornassi indietro rifarei la stessa scelta“.
Dopo la decisione russa di invadere il territorio ucraino, il primo a prendere una posizione ufficiale contro il disputarsi di manifestazioni sportive in Russia è stato il premier Boris Johnson. Riguardo la finale di Champions League, che dovrebbe tenersi il 28 maggio a San Pietroburgo, il presidente britannico ha esposto, per usare un eufemismo, grosse perplessità. “Trovo inaccettabile che grandi tornei internazionali di calcio, come la finale di Champions League o qualsiasi altra, si possano svolgere in Russia dopo l’invasione di un Paese sovrano“.
Allo stesso modo, il parlamentare laburista facente parte del “Comitato ristretto per gli affari esteri della Camera dei Comuni“, Chris Bryant, ha dichiarato in un’intervista al Financial Times che la UEFA dovrebbe chiudere ogni legame con il suo sponsor, e compagnia energetica statale russa, Gazprom.
Cosa che, per altro, ha fatto la società tedesca dello Schalke 04, la quale ha deciso di rimuovere il logo del gigante russo dell’energia dalle proprie magliette. Quello che è il loro “main sponsor” sarà rimosso con effetto immediato.
Gazprom, con il più importante organismo calcistico europeo, ha un accordo valido per il triennio 2018-2021 da 40 milioni di euro a stagione e il suo amministratore delegato, Alexander Dyukov, fa parte del comitato esecutivo UEFA.
Dopo le incessanti pressioni, però, l’associazione che ha sede a Nyon ha dichiarato che “la UEFA sta monitorando costantemente e da vicino la situazione e qualsiasi decisione verrà presa a tempo debito, se necessario”. E nella giornata di oggi, riunitosi in via straordinaria, il comitato esecutivo ha ufficializzato lo spostamento della finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi.
A statement on the Russian Grand Prix pic.twitter.com/OZbbu9Z8ip
— Formula 1 (@F1) February 25, 2022
La scuderia statunitense Haas ha tolto lo sponsor “Ural Kali” dalla monoposto e il Gran Premio di Sochi è stato cancellato. Nel comunicato della federazione si legge: “Il campionato mondiale di Formula 1 visita nazioni di tutto il mondo con la visione di unire le persone e le nazioni.
Stiamo guardando gli sviluppi in Ucraina con tristezza e shock e con la speranza di una rapida e pacifica risoluzione dell’attuale situazione.
Giovedì sera la Formula 1, la FIA e i teams hanno discusso le posizioni del nostro sport e la conclusione è, includendo la visione unanime di tutte le parti interessate, che è impossibile mantenere il Grand Prix di Russia alle circostanze attuali“.
Siamo solamente agli albori di quel conflitto che speriamo tutti non si trasformi in una guerra. Nel frattempo, le sue conseguenze si stanno avendo in ogni ambito. Compreso quello sportivo. D’altronde si sa, ad ogni azione corrisponde una reazione!
Fonte foto: B/R Football
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
Entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva, con il passare del tempo è diventato coordinatore sia della redazione sportiva che di quella generale. Allo stesso tempo, al termine di ogni giornata di campionato, cura la rubrica settimanale “Serie A, top&flop” e si occupa di Calciomercato, Tennis e NBA. Inoltre, scrive riguardo anche le breaking news che concernono i temi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahimè) guerre passando per le storie più importanti e centrali del momento.
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