“Vorrei enfatizzare ancora una volta che l’Ucraina non è semplicemente un Paese confinante per noi. È una parte inalienabile della nostra storia, della nostra cultura e del nostro spazio spirituale.
L’Ucraina moderna è stata creata per intero dalla Russia o, per essere più precisi, dai Bolscevichi, dalla Russia comunista. Questo processo ebbe inizio subito dopo la Rivoluzione del 1917 e fu esperito in maniera estremamente brutale da Lenin e compagni. Nessuno domandò ai milioni di persone che vivevano lì cosa ne pensassero”.
Queste alcune delle parole utilizzate da Vladimir Putin nel discorso registrato e mandato, lunedì sera, a reti unificate in tv. Riferimenti alla storia per giustificare, in qualche modo, quella che non è l’indipendenza del Donbass ma un vero e proprio attacco “ai vicini”.
In tanti avevano capito, che nelle parole sopra citate, vi fosse una sorta di dichiarazione di guerra e, due giorni e mezzo dopo, questa è arrivata. Stamane, infatti, il popolo ucraino è stato svegliato alle prime luci dell’alba dalle forti esplosioni e dai bombardamenti.
In contemporanea, il premier russo, alle prese con crisi di manie di protagonismo e arroganza, ha lanciato in diretta tv un’operazione speciale nel territorio ucraino “ordinando il dispiegamento di militari russi nelle regioni di Donetsk e Lugansk“.
Diversi missili hanno colpito alcune basi militari ucraine anche nei pressi della capitale Kiev. Forti esplosioni sono state avvertite anche nei pressi dell’aeroporto. Attacchi congiunti sono arrivati dalla Federazione russa, dalla Bielorussia e dalla Crimea.
L’obiettivo, dichiarato, è “proteggere la popolazione che per otto anni è stata soggetta a maltrattamenti e genocidio” ma quello implicito è l’invasione e distruzione dell’Ucraina. “Chiunque provi a interferire o a minacciarci, deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella storia“, ha concluso il presidente russo.
Come nelle strategie militari, tipiche dei secoli passati e citati dallo stesso Putin nel suo discorso, la Russia sta tentando di espandersi non riconoscendo la sovranità di una nazione e non considerando milioni di persone. Come nel periodo dei Bolscevichi e della “Grande Guerra“, sono state scavate le trincee per combattere un conflitto insensato e immotivato.
La “grande madrepatria” nel tentativo di dimostrare la sua potenza, in realtà, sta facendo capire di essere ancora lontana anni luce da quel progresso che l’Occidente si auspica.
La guerra tra Russia e Ucraina è appena cominciata e, purtroppo, non se ne intravede una fine. La speranza è che il popolo ucraino non sia lasciato da solo (dalle grandi potenze della terra) dinanzi allo stradominio militare russo.
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
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