Dopo più di un anno dalla seconda vittoria elettorale che gli ha conferito il secondo mandato da Capo del Governo greco, Alexis Tsipras sembra non godere più dell’appoggio politico dei suoi connazionali, nonchè fedeli elettori. Ad affermare il dato sono i sondaggi, che individuano in Syriza (partito di sinistra radicale guidato da Tsipras) soltanto il 17% dei consensi, contro il 28% del partito conservatore Néa Dimokratia di Kyriakos Mitsotakis, il principale leader dell’opposizione attuale. La traballante formazione della maggioranza parlamentare, composta da Syriza e dal partito di estrema destra di Anel, sembra non essere più al sicuro, poichê è determinata soltando dall’appoggio di tre deputati.
La crescita economica registrata è pressochè nulla e la povertà diffusa in costante aumento, mentre, in media, un salario di 1200 euro lordi ne comporta circa 1/3 da versare in contributi e tasse. Adesso la figura del leader del partito di sinistra radicale non presenta più i tratti del rivoluzionario che rifiuta ogni forma di austerity imposta dall’UE, ma è, al contrario, un uomo che ha scelto (anzi, è stato costretto) ad accettare certe misure economiche pur di permettere al Paese, ormai al tracollo, di sopravvivere in qualche modo. L’unico tratto distintivo del vecchio Alexis è quel dettaglio del colletto della camicia, ancora aperto a causa della costante assenza di una cravatta: il premier greco, tempo fa, aveva promesso che l’avrebbe indossata solo se e quando avrebbe salvato dal baratro la nazione; pertanto, quel giorno sembra ancora molto lontano.
Eppure, Tsipras sembra non essersi arreso, cosicché il suo mandato durerà fino al 2019. Fino ad allora, ha promesso nuovamente che utilizzerà qualsiasi mezzo per garantire il benessere della sua gente, nonostante la perdita di consenso da lui stesso riconosciuta: «Preferisco perdere nei sondaggi e vincere alle elezioni. Se la Spagna può avere un governo senza maggioranza, allora io potrò pur averne uno con tre voti di margine in Parlamento. Voteremo a fine legislatura, nell’autunno del 2019 e a quel punto i greci giudicheranno la ripresa che avranno avuto grazie mio governo. Oggi siamo in mezzo al guado. L’unica opzione è andare fino in fondo». Parole ben chiare, che lanciano un messaggio inequivocabile: Syriza e il governo greco sono ancora qui, nonostante lo sconforto generale. Riuscirà Tsipras a concludere il suo mandato contribuendo alla ripresa del Paese? O sarà l’ennesimo eroe decaduto della sinistra europea che, dopo le prime speranze, è stato miseramente sconfitto dal potere economico dell’Unione Europea?
Francesco Laneri
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