ISTANBUL – Un attacco terroristico la sera del 10 dicembre ha scosso la Turchia, causando 38 vittime e 166 feriti. La tragedia si è consumata all’esterno della Vodafone Arena, in occasione di una partita del campionato turco tra Besiktas e Bursaspor, intorno le 22.30. Nella giornata di sabato, prima che l’evento si verificasse, era arrivato dalla Turchia un sms dell’ambasciata italiana che avvisava di possibili rischi di terrorismo.
Dopo un paio d’ore dalla fine dell’appuntamento sportivo, con i tifosi delle due squadre che si erano ormai allontanati dai pressi dello stadio, un’autobomba è esplosa durante il passaggio di una camionetta delle forze dell’ordine. Sono 31 gli agenti e 7 i civili rimasti uccisi, mentre sarebbero più di 166 i feriti, secondo quanto riportano i dati del ministero dell’Interno. Successivamente, mentre i soccorsi si occupavano dei feriti, un kamikaze si è fatto esplodere presso Maçka Park. La matrice terroristica dell’attacco rimane una pista indubbia, tuttavia si esclude la responsabilità dello Stato Islamico degli attentati. Le ipotesi più accreditate sostengono che la macchinazione delle due esplosioni sia avvenuta ad opera dei curdi, più precisamente del gruppo ultrazionalista del Tak (Kurditsan Freedom Falcons) responsabili di due attentati avvenuti quest’anno nella capitale turca di Ankara.
La notizia dell’accaduto è stata poi omessa dalla cronaca locale, per il divieto imposto dal Consiglio supremo di controllo dei media, al fine di evitare disordini e allarmismi, considerato il dichiarato stato di emergenza dopo il tentativo di golpe di qualche mese fa. Nella stessa giornata, inoltre, è stata presentata dal partito di governo dell’Akp la nuova riforma costituzionale che dovrebbe portare il sistema istituzionale turco a diventare un presidenzialismo a tutti gli effetti. Il disegno di legge prevede l’abolizione della figura del Primo ministro, concentrando nelle mani del Capo dello Stato il potere di emanare decreti legislativi, sciogliere il Parlamento, con la facoltà di intraprendere due mandati consecutivi da cinque anni l’uno. Di conseguenza, verosimilmente, Erdogan potrebbe mantenere l’incarico fino al 2029. In caso di approvazione, tale provvedimento sarà sottoposto al giudizio popolare con un referendum previsto tra marzo e aprile dell’anno venturo.
Francesco Laneri
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