Nelle elezioni legislative del 24 settembre scorso, che hanno confermato il ruolo della Merkel come leader indiscussa della Germania, il vero dato a destare stupore è stato un altro: per la prima volta nella storia del paese dal secondo dopo guerra il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) è riuscito a sancire il suo ingresso nel Bundestag, affermandosi come terzo partito tedesco grazie al 12,5% dei consensi.
L’Afd è un partito che da sempre si è contraddistinto per le sue posizioni estremamente conservatrici. Il suo elettorato crede fermamente in un’idea di società nella quale il primato tedesco debba necessariamente ricoprire una posizione di rilievo rispetto alle altre nazioni anche se a discapito delle intese economiche europee; l’appartenenza stessa della Germania all’Unione Europea viene fortemente discussa. Ciò rende il partito del tutto restio a ogni politica di accoglienza nei confronti degli immigrati, seguendo una linea non solo euroscettica e sovranista, ma anche ostile a ogni apertura nei confronti delle unioni civili e le adozioni per le coppie gay, in una stregua difesa della famiglia tradizionale. Ad oggi alla guida del partito di ispirazione neonazista, vi sono due personalità decisamente contrapposte: Alexander Gauland e Alice Weidel.
Alexander Gauland incarna tutto ciò che potremmo aspettarci da un leader dell’estrema destra: nato nella Germania dell’Est e da decenni nelle file del suo partito, che l’ha visto come il suo candidato più anziano, a pochi giorni dalle elezioni ha destato scandalo per essersi dichiarato fiero dell’operato della Wehrmacht nella seconda guerra mondiale. A dividere con lui la leadership del partito però troviamo Alice Weidel, il vero volto dietro l’exploit dell’AfD in queste elezioni, una donna che ha saputo fare delle contraddizioni che incarna il vero punto di forza della sua proposta politica. È una donna giovane, 38 anni, madre di due figli adottati con la sua compagna di origini nigeriane, ma soprattutto è il simbolo del temuto ritorno della destra estrema all’interno delle file del Parlamento tedesco. È possibile da omosessuale essere schierati su idee politiche anti-gay? È coerente che una donna con una compagna straniera sia la prima ad ergersi in difesa della sovranità tedesca? Per Alice Weidel decisamente sì e vuole essere lei ad impersonarne il ruolo, schierandosi in primo piano.
Nata a Gütersloh nel 1979, Weidel si è laureata in economia presso l’Università di Bayreuth, dove aveva fama di essere una delle migliori del suo corso. Parla fluentemente cinese mandarino, in quanto ha vissuto in Cina per circa sei anni, svolgendovi fra le altre cose una tesi di dottorato sul sistema pensionistico cinese nel 2011. Solo nel 2013, dopo essere rientrata in Germania, ha fatto il suo ingresso all’interno dell’AfD, nato proprio dall’iniziativa di alcuni accademici schierati su posizioni euroscettiche e contrarie alle politiche di accoglienza per gli immigrati. Il suo curriculum lavorativo vanta esperienze notevoli presso aziende quali Goldman Sachs e Allianz, che le hanno permesso di acquisire la credibilità di cui gode tutt’oggi all’interno del partito. La candidata più giovane alle ultime elezioni parlamentari, attualmente vive in Svizzera con la sua famiglia e lei stessa sostiene di essere entrata in politica dietro l’incoraggiamento della sua compagna, che voleva spronarla ad adoperarsi per addurre un vero cambiamento nel paese.
La giovane donna non ha mai fatto mistero delle sue idee politiche. Dure le parole utilizzate per condannare la politica di accoglienza della Merkel verso i rifugiati ed il ruolo della Germania nelle recenti operazioni economiche per il salvataggio della Grecia. Secondo la testata Die Welt nel febbraio del 2013 Weidel avrebbe scritto una lettera densa di concetti di vera matrice nazista, ma i suoi avvocati recentemente hanno respinto ogni accusa, sostenendo che si sia trattato di un falso. Resta da vedere nei prossimi mesi l’evoluzione del suo ruolo ancora in ascesa, grazie ai crescenti consensi dall’elettorato tedesco, nel nuovo panorama politico delineatosi con queste elezioni, dopo il sorprendente traguardo raggiunto.
Diana Avendaño Grassini
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