Il pesante ko incassato in casa del Paris Saint-Germain è stata l’ultima pagina di un romanzo appassionante ed avvincente, di una storia durata 455 giorni (circa un anno e tre mesi) e ricca di episodi ed avvenimenti particolari, tra imprese degne di nota e momenti bui da gettare nel dimenticatoio. L’era di Carlo Ancelotti al Bayern Monaco è stata indubbiamente elettrizzante, dal primo all’ultimo giorno, in virtù della concatenazione degli eventi e degli accadimenti cui il tecnico di Reggiolo ha dovuto far fronte, senza sottovalutare i numerosi ostacoli che si sono via via posti su un sentiero già di per sé intricato e tortuoso. Ma il buon Carletto è un uomo di mondo, ha fatto i conti con innumerevoli situazioni surreali nel corso della sua carriera ed ha un bagaglio personale fitto di esperienze ed avventure in cui ha saputo far valere le sue competenze e la sua passione, facendosi amare e rispettare da tutti i suoi tifosi e lasciando un ricordo più che positivo in gran parte degli ambienti in cui ha lavorato, eccezion fatta per la Juventus.
Inutile versare fiumi di inchiostro per narrare le epiche giuste di uno dei migliori allenatori dell’epoca moderna e della storia del calcio in generale, capace di raccogliere ben venti trofei in quasi altrettanti anni di carriera e di avere un’altissima percentuale di vittorie nelle oltre 1000 gare disputate da allenatore (59,20%, ossia 608 successi). E allora com’è possibile che un condottiero del suo calibro non sia riuscito ad adattarsi in una squadra forte, solida e ben strutturata qual è il Bayern Monaco? Tanti sono i fattori che hanno portato a un epilogo che in pochi si sarebbero aspettati fino a pochi mesi fa, ma che nelle recenti settimane era ormai dietro l’angolo. Di certo Ancelotti non si è mai adattato alla grande alla Germania e al calcio tedesco e sin dall’inizio la sua avventura in sella alla panchina del club bavarese è stata piuttosto complicata, per questioni non soltanto legate ai risultati e al campo. Impossibile non citare in questo frangente il caso di Thomas Müller. Da trascinatore assoluto del Bayern Monaco e idolo dei tifosi bavaresi, l’attaccante classe ’89 è diventato una semplice alternativa ai titolari sotto la guida del 58enne ex Milan, Chelsea, Paris Saint-Germain e Real Madrid, disputando 42 partite lo scorso anno e 10 nella prima parte di questa stagione, di cui la maggior parte di esse partendo dalla panchina, e mettendo a referto appena nove reti nell’annata scorsa (di cui soltanto cinque in Bundesliga, contro le 32 stagionali realizzate sotto la guida di Pep Guardiola nel 2015-2016) e una quest’anno.
Oltre a ciò, alcuni risultati negativi hanno deluso e non poco le aspettative della società e dei supporter del Bayern, che con l’arrivo di Ancelotti auspicavano un immediato ritorno ai vertici d’Europa, dopo che già con i precedenti tecnici in patria avevano vinto
ben quattro titoli consecutivi, tre Coppe di Germania e una Supercoppa di Germania. Le cose, però, non sono andate nel verso giusto, con il tecnico di Reggiolo che è riuscito a conquistare i suoi primi trofei in terra tedesca (Bundesliga e Coppa di Germania), ma ha fallito laddove in molti riponevano le proprie speranze, ossia in
quella Champions League che ha vinto complessivamente ben cinque volte in carriera, due da calciatore e tre da allenatore. Mentre in campionato nessuna squadra è stata in grado di contrastare lo strapotere della corazzata bavarese, nella Coppa dalle grandi orecchie il cammino del Bayern si è fermato ai quarti di finale contro i futuri vincitori del Real Madrid, peraltro in un doppio confronto in cui hanno pesato alcuni errori arbitrali che hanno fortemente penalizzato il club tedesco. A far mugugnare i tifosi della squadra più vincente di Germania erano state anche le sconfitte nella fase
a gironi contro Atlético Madrid e, in particolar modo, Rostov, che avevano messo in evidenza tutti i limiti di una squadra sicuramente forte e in grado di ambire a grandi traguardi, ma al contempo non più imbattibile e solidissima come qualche anno prima.
La prima stagione di Ancelotti in Baviera si chiude con due titoli in bacheca, che gli permettono di aggiungere la Germania alla lista dei paesi in cui ha allenato e vinto – in quanto era già riuscito nell’impresa in Italia, Inghilterra, Francia e Spagna – ma allo stesso tempo le cocenti eliminazioni con il Borussia Dortmund nella semifinale di Coppa di Germania e col Real Madrid nei quarti di finale di Champions League. L’estate è l’occasione ideale per stemperare gli animi e rivolgere la propria attenzione alla
prossima stagione, in cui (e da quelle parti ne sono quasi certi) Ancelotti riuscirà a riportare il Bayern Monaco sulla vetta d’Europa e del mondo. Il mercato regala due nomi sicuramente in grado di aumentare il già notevole tasso tecnico della rosa bavarese, ossia James Rodríguez (già allenato da Ancelotti in quel di Madrid) e Corentin Tolisso, nonché giovani talenti in rampa di lancio come Niklas Süle. Le premesse per fare ancora meglio, dunque, sembrano esserci tutte, e dopo aver debuttato con un successo ai rigori in Supercoppa di Germania ai danni del Borussia Dortmund e aver rifilato un netto 5-0 al Chemnitz nel primo turno della Coppa di Germania, i bavaresi vincono anche le prime due giornate di campionato, battendo rispettivamente per 3-1 il Bayer Leverkusen all’Allianz Arena e per 2-0 il Werder Brema in trasferta. In occasione del terzo turno di Bundesliga, però, arriva la prima sconfitta stagionale, un 2-0 in casa dell’Hoffenheim. La formazione di Sinsheim legittima appieno la conquista dei tre punti e il giovane tecnico Julian Nagelsmann, 30 anni compiuti lo scorso 23 luglio, annichilisce un maestro del calibro di Carlo Ancelotti.
Nessun dramma, soltanto un piccolo incidente di percorso, peraltro contro una squadra ambiziosa, supportata da un pubblico calorosissimo e reduce da un buon inizio di stagione, con quattro punti conquistati nelle prime due giornate di campionato. Pronti, via e si riparte: il Bayern debutta alla grande in campo europeo,
superando per 3-0 l’Anderlecht all’Allianz Arena, quindi sempre tra le mura amiche asfalta per 4-0 il Mainz in Bundesliga e passeggia per 3-0 sul campo dello Schalke 04. La débâcle con l’Hoffenheim, dunque, appare soltanto un episodio isolato, non una traccia di quello che di lì a poco sarebbe accaduto, vale a dire un clamoroso pareggio
in rimonta in casa contro il Wolfsburg – capace di acciuffare sul 2-2 i padroni di casa dopo che questi ultimi conducevano per 2-0 a poco più di un’ora dal termine – e, soprattutto, il pesante 3-0 subito al Parco dei Principi contro il Paris Saint-Germain, laddove Ancelotti riuscì a vincere il primo titolo del nuovo ciclo vincente della società parigina, nella stagione 2012-2013. Ed è proprio qui che il film finisce, spiazzando tutti coloro non avevano preventivato che i titoli di coda sarebbero arrivati con un tale anticipo. L’esperienza di Carlo Ancelotti alla guida del Bayern Monaco si è chiusa ufficialmente ieri, con il club tedesco che ha deciso di correre ai ripari e separarsi dal tecnico italiano, il cui bilancio in poco più di un anno trascorso in Baviera è di 42 vittorie, 9 pareggi e 9 sconfitte in 60 partite disputate tra campionato e coppe, con due trofei vinti e una media del 70% di successi tra quest’anno e quello scorso.
Numeri a dir poco positivi, che però non bastano ad Ancelotti per tenersi stretto il posto da allenatore del Bayern Monaco. Di certo dietro alla decisione della dirigenza bavarese non c’è soltanto l’andamento negativo del recente turno di campionato contro il Wolfsburg e della seconda giornata di Champions League in casa del Paris Saint-Germain. Se in molti tra tifosi e addetti ai lavori non si aspettavano quest’epilogo, dal canto suo la società bavarese lo aveva programmato da tempo ed aspettava soltanto il momento giusto per dare il benservito al buon Carletto e ringraziarlo formalmente per il lavoro svolto nel corso di poco più di un anno. A contribuire al suo allontanamento è stato dunque qualcosa di molto più ampio e che
da tempo aveva incrinato il rapporto tra Ancelotti e il Bayern, anche perché la stagione è appena iniziata e due sconfitte in dieci gare tra campionato e coppe non avrebbero comportato il licenziamento del tecnico 58enne qualora il rapporto fosse stato armonioso e indissolubile sotto tutti i punti di vista. È evidente, dunque, che a propiziare la fine del matrimonio tra Ancelotti e il Bayern non siano state soltanto le due sconfitte con Hoffenheim e PSG e la rimonta subita ad opera del Wolfsburg, ma tutta una serie di fattori che ha portato alla drastica e ferma decisione da parte del club tedesco, che ripartirà da Willy Sagnol, vice proprio del tecnico di Reggiolo e pronto a prendere in mano le redini della squadra in cui ha militato da giocatore dal 2000 al 2009, vincendo cinque campionati, quattro Coppe di Germania, tre Coppe di Lega tedesca, una Champions League e una Coppa Intercontinentale, imponendosi come uno dei migliori terzini al mondo.
E che ne sarà di Ancelotti? Ovviamente la notizia della fine del suo rapporto professionale col Bayern Monaco ha fatto scalpore in ogni angolo del globo, essendo il buon Carletto un allenatore apprezzato, stimato e conosciuto in tutto il mondo. Numerose indiscrezioni individuano nel Milan il nome della prossima squadra di Ancelotti, in quanto la posizione di Vincenzo Montella non è più salda come poche settimane fa e l’Aeroplanino sembrava aver finalmente conquistato la fiducia della società e dei tifosi rossoneri. Si tratterebbe di un ritorno a dir poco clamoroso quanto poetico, che avrebbe non pochi risvolti sentimentali. Com’è noto, infatti, proprio al Milan il tecnico di Reggiolo ha vissuto gli anni migliori della sua carriera, ottenendo numerosi successi sia da giocatore che da allenatore, per un totale di quattordici trofei (sei da calciatore e otto da tecnico) e 580 presenze, di cui rispettivamente 160 agli
ordini di Arrigo Sacchi e, per un anno, di Fabio Capello e 420 in sella alla panchina del club meneghino. La realtà, però, è un’altra cosa rispetto ai sogni, che non sempre si tramutano nella prima: Ancelotti è sicuramente un’ipotesi percorribile dal Milan qualora Montella dovesse essere esonerato, ma quest’ultimo ha ancora davanti a sé una serie di impegni che potrebbero riportare il sereno e far tornare salda la sua posizione in panchina. Inutile dire che sono tantissimi i tifosi del Milan che già pregustano il ritorno di Ancelotti, non tanto perché non vedono l’ora di liberarsi di Montella, quanto piuttosto per riabbracciare quello che è stato indubbiamente il tecnico più amato della storia rossonera, anche più di Sacchi e Capello.
Intanto l’Aeroplanino non fa caso alle notizie che girano circa il suo futuro e rivolge la propria attenzione al calendario del suo Milan, ricco di sfide ed appuntamenti tanto ostici quanto decisivi. Superato a fatica il Rijeka nella seconda giornata di Europa League nella serata di ieri (3-2 a San Siro, con Acosty ed Elez a rispondere al doppio vantaggio dei padroni di casa propiziato da André Silva e Musacchio e Cutrone a regalare i tre punti ai rossoneri a tempo scaduto), il Milan è atteso dalla sfida casalinga con la Roma, in programma domenica prossima. Passato e presente si incrociano per Montella, che ha cominciato proprio alla guida dei giallorossi la sua
carriera da allenatore e col club della Capitale ha giocato per nove anni, vincendo uno Scudetto nell’annata 2000-2001 e segnando 103 reti in 252 presenze. Il risultato della sfida influirà e non poco sulla posizione del tecnico, che dopo la sosta per le Nazionali affronterà l’Inter di Spalletti (suo ex allenatore alla Roma) in un derby della Madonnina che si preannuncia a dir poco infuocato. Tra poco più di due settimane, dunque, sapremo di più in merito al futuro di Montella sulla sponda rossonera del Naviglio: nel frattempo, Ancelotti attende una nuova occasione per rilanciarsi e c’è anche chi lo vorrebbe in Nazionale al posto di Gian Piero Ventura, finito sulla graticola dopo il pesante ko con la Spagna (3-0 al Santiago Bernabéu di Madrid) dello scorso 2 settembre. Quest’ultima è un’ipotesi ancor più utopistica, in quanto l’attuale commissario tecnico ha la piena fiducia della Federazione ed ha rinnovato da poco fino al 2020. Insomma, per saperne di più circa il futuro di Ancelotti bisognerà
attendere ancora per un po’.
Dennis Izzo
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