Nel 1996, all’ospedale Saint Thomas di Londra, precisamente all’interno del reparto pediatrico oncologico, Christine Hill fondò MediCinema UK, associazione benefica volta a creare un vero e proprio supporto terapeutico per i bambini ricoverati e per le loro famiglie. Attraverso questo progetto si è notato come il cinema abbia, nella psiche dei pazienti, un effetto palliativo non indifferente: infatti, secondo le neuroscienze, la visione di un film diminuisce la percezione del dolore «perchè si crea un effetto pausa», come afferma Fulvia Salvi, fondatrice di MediCinema Italia. I pazienti dunque affrontano in maniera più positiva la degenza, migliorando i tempi di guarigione e, di conseguenza, la stessa azione della terapia medica. Adesso, questa iniziativa, attraverso MediCinema Italia, con la collaborazione di Rai Cinema, Walt Disney e del ministero della Salute, è arrivata in Italia: a febbraio, verrà inaugurato il primo spazio al Policlinico Gemelli di Roma, nel quale l’ex aula di anatomia sarà adibita a sala cinematografica, o meglio, sala di cinematerapia. Anche l’ospedale Humanitas di Rozzano e lo Spazio Vita del Niguarda di Milano hanno aderito al progetto e proprio in quest’ultimo, già da settembre, è stata attivata una sala di cento posti, dotata di tecnologie avanzate, che offre una programmazione variabile a seconda dell’età dei pazienti.
Per pubblicizzare il progetto, il regista Giuseppe Tornatore ha girato un video nel quale descrive le finalità dell’iniziativa, spiegando come i pazienti riescano a cambiare, in positivo, la loro esperienza di ricovero, vedendo nel cinema una parte costante del loro percorso terapeutico. Lo scopo primario infatti è quello di creare, nell’animo del paziente, un senso di normalità che sia associabile, durante il ricovero, anche alle situazioni più difficili. Ovviamente, questo sostegno psicologico è studiato in base alla tipologia dei pazienti e prevede appuntamenti settimanali o bisettimanali che si concludono, dopo la proiezione del film (in prima visione e non), in attività di intrattenimento nelle quali sono coinvolti i reparti, il personale sanitario e i volontari.
Nelle strutture che hanno aderito al progetto sono già stati riscontrati esiti positivi: all’Unità Spinale del Niguarda, Sara, 30 anni, afferma che questi film diventano anche delle occasioni di incontro e di confronto con i pazienti che vivono le medesime difficoltà. Oltre questo, «MediCinema mi aiuta a riconquistare una libertà» prosegue Sara, dal momento che solitamente le sale cinematografiche dispongono di pochissimi posti, sempre in prima fila, riservati ai disabili. Anche Paolo, 40 anni, trova risvolti positivi nella cinematerapia, riuscendo a gestire meglio paure e difficoltà attraverso la condivisione di esperienze e opinioni con gli altri pazienti. MediCinema si finanzia attraverso le aste di beneficenza, gli eventi e le raccolte fondi e adesso si cercherà di ampliare la programmazione, rendendola più frequente e puntando, soprattutto, al coinvolgimento di quanti più reparti ospedalieri possibili.
Martina Lo Giudice
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