Come sono cambiati i tempi: tra le vecchie e le nuove generazioni sembra esserci un abisso, vista la differenza sia nei comportamenti sia nelle abitudini. Sembra quasi che i bambini di oggi nascano già pronti per vivere in un futuro mondo di macchine.
Zaino in spalla, tanta voglia di avventura e via, a conquistare il mondo! Quant’era bello quando si era piccoli? Tanto, forse troppo: ma cosa si intende esattamente per “piccoli”? Per l’esattezza, in questo pezzo si parlerà delle nuove generazioni, mettendole a confronto con le vecchie.
Anche se, poi, a dir la verità fare il confronto tra due ere diverse è fin troppo semplice, anzi: diventa quasi un luogo comune, una frase usata con sprezzo e disappunto: «Ah, le generazioni di una volta…», sbagliando, però, il più delle volte. La vita è cambiata, ma non è mica una novità: la storia è destinata a mutare e ad evolversi, e di conseguenza anche gli usi e i costumi di un popolo con essa. Non è da condannare, ma diventa quasi un obbligo morale farlo: un po’ per dire, un po’ per cambiare realmente le cose. Un po’, anche, per fermare un corso sempre più tendente alla degenerazione. Perché poi si sa: la parabola scende, ad un certo punto, ed è ciò che sta accadendo. L’era multimediale ha reso i ragazzini di oggi delle macchine pronte a comunicare ad altre macchine: robot collegati a uscite USB. Basta andare indietro di appena venti anni, o anche solo di dieci, per capire la differenza: a cambiare, innanzitutto, sono le attività ricreative.
Facile puntare il dito contro tablet e computer, ma quanto era bello prendere in mano una action figure del proprio idolo e portarla a spasso, immaginando mete sconfinate e avventure sempre nuove? O magari riprodurre le gesta viste nei cartoni: e qui i vari supereroi o semplici eroi dei manga, capaci di far emozionare prima di far sognare. E per emozioni non si intendono mica le sole lacrime: in senso lato, la possibilità di aprire un nuovo mondo, anche se apparente, tanto da rifugiarsi in esso quando la vita quotidiana diventava sempre più dura. E con il passare dell’età, si sa: gli interessi cambiano. Eppure adesso è tutto senza veli, senza filtri: “colpa” di un universo divenuto sempre più veloce e accessibile, a portata di mano. Ma di tutti: è questo il problema. I bambini possono accedere facilmente a contenuti prima inaccessibili, e questo a causa delle esigenze diverse degli adulti. Così, ai Goku e Batman sono subentrate le “App”: che poi, che brutta parola. App, tre lettere per descrivere un mondo ricco di trappole e insidie. Eppure quanto si divertono? Basta vederli lì, ad agitare quegli affari (utili eh). Ma se questo è divertimento…
I bambini hanno perso la capacità di sognare: il mondo li ha schiacciati. Gli è stata presentata un’idea del loro panorama chiusa e senza speranza: e questo li frena. La TV non li aiuta: gli stessi contenuti destinati agli adulti li fanno sorridere, e hanno sviluppato una coscienza matura a tal punto di capire schieramenti politici e chi, tra la tifoseria ospite, insultare. Già, il linguaggio: pieno di “slang” e sempre meno ricercato. Tanto, hanno i telefonini per cercare i termini, a che serve il dizionario?
Ma così ci si scorda di essere umani, e i genitori non aiutano: i tablet sono diventati i loro sostituti, basta lasciarli tre ore davanti alla TV, così si può andare a ballare: che male c’è? Nessuno, ma questi non sono bambini: sono macchine prive di pudore e innocenza, masterizzate in serie per occupare un posto nel mondo. Un universo pronto al prossimo step: la regressione dei sentimenti e degli istinti infantili. Giovani vestiti da adulti: e per molti forse è meglio non essere nati oggi. Forse.
Antonio Torrisi
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