Secondo una ricerca ISTAT, pare che nel 2015 il tasso di disoccupazione in Italia abbia raggiunto il livello più basso degli ultimi tre anni; infatti, circa 109.000 italiani sembrano aver trovato occupazione rispetto all’anno precedente. Inoltre, secondo la medesima fonte, il tasso di disoccupazione giovanile sarebbe sceso fino al 39% per i giovani tra i quindici e i ventiquattro anni (contro il 41% del 2014); mentre, per la fascia di età tra i venticinque e i trentaquattro, la disoccupazione si attesterebbe intorno al 17% (41.000 Italiani in meno rispetto all’anno precedente).
Dati certamente rassicuranti che potrebbero lasciar ben sperare, se non fosse che il livello di ripresa non raggiunga ancora indici che sanciscano un effettivo cambiamento. Inoltre, le variazioni del tasso occupazionale nell’anno da poco giunto al termine hanno visto, nel mese di dicembre, un aumento dello 0,1% degli Italiani in cerca di lavoro rispetto al mese precedente. In particolare, la ricerca evidenzia una diminuzione dei lavoratori indipendenti (circa 51.000 in meno), compensata, solo in parte, da un aumento dei lavoratori dipendenti con occupazione permanente (31.000 in più).
È evidente, pertanto, che il calo dell’occupazione (per quanto tangibile) non sia ancora fondato su solide basi che segnino una svolta nel mercato del lavoro del paese e l’instabilità delle percentuali ad esso correlate ne sono la prova lampante. Altre notizie, invece, provengono dal fronte Eurozona: secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, l’occupazione sarebbe scesa dello 0.1%, per un totale di sedici milioni di disoccupati (contro i diciotto del 2014) nei diciannove paesi con la moneta unica.
Francesco Laneri
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