FIRENZE – Quando la pipì scappa, scappa e basta. State attenti, però: il processo è dietro lo stesso angolo su cui il vostro cane decide di sfogare i propri bisogni fisiologici quotidiani. Ne sa qualcosa il signor Massimiliano N., il quale, dopo una lotta all’ultima arringa durata cinque anni, finalmente si vede assolto definitivamente dall’accusa di deturpamento e imbrattamento che gli era stata additata dal proprietario dell’antico palazzo fiorientino Rosselli-Del Turco, quando il suo amico a quattro a zampe aveva urinato sul muro della duecentesca abitazione. L’esito del giudizio corre sul filo di una semplice bottiglietta d’acqua, strumento che ha permesso al cinofilo di non incorrere in alcuna sanzione. La Cassazione, infatti, ha rinvenuto l’innocenza dell’accusato nel mero fatto che egli, subito dopo l’escrezione del cane, ha sparso del liquido (pulito) sul “luogo del delitto”, circostanza che ha permesso di escludere l’intento doloso del signor Massimiliano.
Poiché è impossibile controllare il momento in cui l’animale avverte il bisogno di “liberarsi”, i giudici di terzo grado hanno, inoltre, delineato una sorta di vademecum che l’essere umano deve rispettare nelle passeggiate con i propri animali domestici. Recita la sentenza: «L’unica limitata sfera di azione che compete a chi è chiamato a condurre sulla pubblica via detti animali è quella di agire al fine di ridurre il più possibile il rischio che questi possano lordare i beni di proprietà di terzi, quali i muri di affaccio degli stabili o i mezzi di locomozione ivi parcheggiati». Il proprietario civile che non vuole incorrere in spiacevoli inghippi processuali dovrà, quindi, vigilare sul comportamento del proprio animale, limitarne i movimenti tramite il guinzaglio e cercare di opporsi nel momento in cui l’istinto fisiologico animale la dovesse fare da padrone. E, se il cucciolo ha l’irrestitibile forza di un fiume in piena, l’inghippo processuale può essere evitato solo rimediando subito al danno.
Claudia Rodano
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