I recenti fatti avvenuti in Catalogna, sono soltanto gli ultimi di una lunga lista di scontri che caratterizzano da sempre l’intera umanità. Ma cosa spinge i soggetti a lottare e, alle volte, a perdere la vita per un’ideale così profondo come l’indipendenza?
In molte nazioni, dall’età contemporanea in poi, possiamo trovare delle realtà caratterizzate da aspirazioni indipendentiste: una di queste è la Catalogna. La Catalogna è una delle 16 Comunità autonome della Spagna, e come le altre Comunità ha libero arbitrio su questioni quali educazione, sanità, trasporti, assistenza sociale e ambiente. Domenica, i 5,5 milioni di abitanti catalani si sono recati alle urne per rispondere alla domanda: «Vuoi che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di Repubblica?», posta dal referendum. Il 90% dei votanti ha risposto Sì. Oltre all’esito, scontato, questa giornata di votazioni si è macchiata di crimini ancora più grandi e violenti. L’esito degli scontri conta più di 800 feriti, di cui due molto gravi. Carles Puigdemont, Presidente catalano, ha descritto quanto accaduto come una delle pagine più tristi e violente della nazione spagnola. Infatti, il governo centrale di Madrid, sotto ordinanza del premier spagnolo Mariano Rajoy, non ha fatto nulla per impedire che questo accadesse. La Polizia spagnola si è attenuta agli ordini del governo spagnolo, caricando i manifestanti indipendentisti con una violenza che, a tratti, è risultata anche esagerata.
Nell’epoca in cui viviamo oggi, quella della globalizzazione, è fondamentale sentirsi parte di un’entità giuridica, facendocisi, quindi, Stato. Se però la nazione alla quale si appartiene, in questo caso la Spagna, è sorda davanti alle richieste di una comunità, essa insorge. I cittadini sono disposti veramente a tutto, anche a rischiare la propria vita in nome di un’ideale superiore come quello dell’indipendenza; valore che, almeno sulla carta, prevede molti più vantaggi rispetto alla situazione nella quale si trova la regione spagnola attualmente. Da sempre gli uomini sono disposti a combattere contro la propria nazione, perché se ne fanno parte a volte è solo una questione di casualità, non di volontà. L’indipendenza continua a essere avvertita come la soglia d’accesso alla piena soggettività internazionale, per esempio come accadde in quell’imponente “corsa allo Stato” che fu la colonizzazione, prima, e alle lotte per l’indipendenza dopo. Per questo motivo, i popoli e le nazioni in lotta per il loro riconoscimento come singoli vedono nella costituzione di un proprio Stato il suggello di un successo: quello dell’indipendenza.
Non solo la Spagna, però. Forse sarebbe consigliato, in questi casi, più che i libri di diritto prendere in mano i libri di storia, perché, oggi più che mai e a seguito degli scontri avvenuti in Catalogna, la storia sembra non averci insegnato nulla. Le guerre per l’indipendenza caratterizzano la nostra epoca da secoli e la stragrande maggior parte delle volte, sono state teatro di scontri violenti tra cittadini e forze armate. Dalle più famose americane a quelle elleniche, a quelle scozzesi ma anche a quelle italiane, le guerre d’indipendenza hanno sempre portato più sangue che libertà. Ora non ci resta altro che rimanere a guardare come finirà questa delicata questione spagnola, la quale si va ad aggiungere alla lunga lista di problematiche con le quali sta attualmente lottando l’Unione Europea. Un’Unione che ormai non esiste più, che sembra aver già concluso il suo periodo d’oro; troppo breve per alcuni, fin troppo lungo per altri. L’episodio spagnolo è solo l’ennesimo tentativo, da parte di un territorio circoscritto, di voler avere una propria autonomia, poiché le promesse portate avanti dalla Comunità non si sono mai realizzate. Fra 20 giorni sarà il Veneto a recarsi alle urne per decidere sulla medesima proposta. Tuttavia, distacco politico o meno, vi è sicuramente qualcosa sul quale dovremmo cercare di distinguerci: l’ordine e il rispetto dei diritti umani.
Sara Forni
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