In seguito a un’indagine nata da una denuncia nel 2019 da parte di Spotify, la Commissione Europea ha multato il colosso mondiale Apple per un totale di 1,8 miliardi di euro. Il motivo sarebbe la politica economica scorretta utilizzata per abbattere i vari competitors.
Apple detiene il primato mondiale sulla tecnologia e si è annoverato, alle origini, anche il primato nell’ambito della musica in streaming. Quando agli inizi del 2000 l’azienda discografica stava andando ormai verso il collasso, gli sviluppatori di Apple hanno trovato una soluzione che ha risolto la crisi in cui versava il business discografico. Nel lontano 2001 l’uscita della piattaforma iTunes ha rivoluzionato l’azienda musicale convertendo la musica da bene fisico a servizio immateriale. Una vera e propria svolta che ha cambiato del tutto il mondo della musica e il modo di usufruirne. In seguito a tale rivoluzione, nacquero altre piattaforme streaming sulla scia segnata dagli sviluppatori Apple. Nel 2006 nasce la ormai affermata startup svedese Spotify che, in breve tempo, è riuscita a diventare la prima app di streaming musicale scaricata al mondo.
Il diverbio tra i due colossi nasce quando, nel 2015, Apple decide di rilanciare iTunes e di proporla ai numerosi utenti del proprio marchio come prima scelta. In questo modo ha inferto un colpo molto forte all’ormai affermata app svedese. Nel 2019 i proprietari di Spotify hanno denunciato la situazione insostenibile, non solo da un punto di vista economico, ma anche di pura morale verso gli utenti consumatori. Il marchio Apple si sarebbe fatto promotore di una politica scorretta contro il proprio maggior competitor. Gli avvocati di Spotify hanno affermato riguardo ad Apple che “ha creato una situazione “insostenibile” imponendo regole in continua evoluzione e una “tassa” del 30% per le applicazioni che competono con Apple Music”. Tali circostanze avrebbero portato l’app svedese ad aumentare il prezzo dell’abbonamento premium mensile per far fronte alla tassazione maggiorata.
La replica di Tim Cook, Ceo di Apple, non è tardata ad arrivare: “Dopo avere usato per anni l’App Store per far crescere esponenzialmente le sue attività, Spotify punta a mantenere tutti i benefici del sistema di App Store, inclusi gli alti ricavi generati dai clienti dell’App Store, senza versare il dovuto”.
Le colpe attribuite a Apple riguardano la gestione delle app presenti sulla piattaforma App Store. La mela morsicata avrebbe evitato di informare gli utenti iOS sulle tariffe delle migliori offerte al di fuori dell’app. In questo modo non era possibile per gli utenti avere un collegamento diretto con siti che proponessero l’acquisto di abbonamenti alternativi, limitando così la possibilità di scelta. I proprietari delle altre app erano inoltre impossibilitati nel mettersi in contatto con i propri utenti. Non era possibile inviare messaggi esterni all’app per tenere informati sulle opzioni di prezzo alternative a quelle imposte su App Store.
Da poche settimane circolavano dei rumors su una possibile multa ai danni di Apple riguardo al contenzioso con Spotify. Secondo le voci circolate fino alla giornata di ieri, l’ammontare della multa emessa dall’Antitrast doveva aggirarsi intorno ai 500 milioni di euro. Alla pubblicazione del verdetto finale, la cifra si è quasi quadruplicata in quanto il suo ammontare è di ben 1,8 miliardi di euro.
La Commissione Europea ha valutato negativamente Apple affermando che “il comportamento di Apple, durato quasi dieci anni, potrebbe aver portato molti utenti iOS a pagare prezzi significativamente più alti per gli abbonamenti in streaming musicale a causa delle elevate commissioni imposte da Apple agli sviluppatori e trasferite ai consumatori sotto forma di prezzi di abbonamento più elevati per gli sviluppatori. stesso servizio sull’Apple App Store. Le regole imposte da Apple hanno comportato un danno non monetario sotto forma di un’esperienza utente peggiorata: gli utenti iOS hanno dovuto impegnarsi in una ricerca complicata prima di trovare offerte pertinenti al di fuori dell’app, oppure non si sono mai abbonati a nessun servizio perché non hanno trovato quello giusto da soli”.
La Commissione europea ha valutato le circostanze, le lunghe tempistiche e il fatturato dell’azienda per poter decretare una cifra così tanto alta rispetto a quella prevista precedentemente.
Apple ha replicato all’esorbitante sanzione con una nota in cui scrive: “è stata presa nonostante l’incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori e ignora la realtà di un mercato fiorente, competitivo e in rapida crescita”. Rivolgendosi poi a Spotify, lo accusa di voler “riscrivere le regole dell’App Store, in un modo che si avvantaggi ulteriormente”. Secondo il punto di vista di Apple, l’azienda svedese vorrebbe ottenere più guadagni senza pagare i meriti al colosso che ne ha permesso l’esistenza e l’ascesa a livello mondiale. Spotify, servendosi della fiducia che negli anni Apple è riuscita a guadagnarsi verso gli utenti, trarrebbe più benefici di quanti ne guadagna Apple dalla sua presenza in App Store.
Fonte foto in evidenza: Point
Alessia La Porta
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Nata a Taormina nel 2001 sotto il segno del toro che gli ha conferito tanta pigrizia, ma anche caparbietà. Amante di tutto ciò che c’è di bello al mondo e delle belle lettere, dopo la maturità classica si è iscritta alla facoltà di lettere a Catania. Ha sin da piccola amato leggere e scrivere, passioni di cui non può fare a meno tanto da sperare un giorno di farne un lavoro. Sogna spesso troppo in grande, ma d’altronde, audantes fortuna iuvat, o no?