Il cellulare: su quest’argomento si sono espressi diversi luminari, oltre che il Papa in persona; e svariate ricerche hanno appurato che il suo possedimento, soprattutto in tenera età, può apportare problematiche non indifferenti ai bambini di turno. A riguardo, come riporta La Repubblica, il pedagogista Daniele Novara si è espresso reputando lo smartphone una vera e propria droga.
E il tutto perché, non essendoci regole ben precise nell’utilizzo indiscriminato di questo aggeggio, i ragazzi vi si dedicano anima e corpo trascurando qualsiasi altra cosa, specialmente una vita sociale che si rispetti. Nondimeno, i genitori sono la prima causa degli eventuali “scompensi” dei ragazzi: invero, il tempo eccessivo che li tiene lontani dai figli per via del lavoro, induce questi ultimi a riservare al cellulare sempre più tempo e a “impegnarsi” in maniera eccessiva in attività strettamente legate a esso, come giochi, applicazioni e quant’altro.
Ecco che, infatti, il dottor Novara consiglia caldamente di porre dei limiti, innanzitutto, nell’età in cui regalare lo smartphone ai propri figli, con riferimento a una prevalentemente adolescenziale, non inferiore; per di più, pur essendo già più adulti, è comunque necessario mettere delle condizioni nella tempistica di utilizzo, senza superare l’ora intorno ai 12-14 anni, e le due ore se più grandi.
Tuttavia, determinati freni possono essere posti maggiormente dal padre, poiché la madre tende a essere più amorevole e tollerante di fronte ai desideri dei figli. Non che non abbia il potere di impedirgli di fare cose che, poi, potrebbero nuocere ai propri bambini, ma il timore è che lo faccia con meno impeto ferreo del padre. Ovviamente, non vietando del tutto l’utilizzo di questo dispositivo, ma circoscrivendone l’impiego soprattutto la sera prima di dormire, dal momento che potrebbe recare notevoli difficoltà al naturale riposo notturno. Crescere dei figli, oggi, è diventato particolarmente difficile, ma con il cellulare di mezzo non ci sono paragoni.
Anastasia Gambera
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