Si ripropone come ogni anno lo spiacevole fenomeno dei furti di conchiglie e sabbia dalle spiagge della meravigliosa isola del mediterraneo da parte di turisti che usano tali “souvenir” anche per fare regali ai propri cari, danneggiando un patrimonio naturale protetto e infrangendo la legge.
A seguito del ponte lungo di Pasqua e della festa della Liberazione di quest’anno, le autorità aeroportuali sarde hanno denunciato diversi furti di sabbia, pietre e conchiglie da parte di turisti nostrani e stranieri che, ignari forse delle leggi in materia, a caccia di souvenir, predano le spiagge protette della Sardegna.
Veri e propri bottini etichettati, come mostra la foto pubblicata sulla pagina Facebook di denuncia “Sardegna rubata e depredata”. Fenomeno che le autorità ben conoscono e che talvolta sfocia tristemente anche in furto di beni archeologici. Tra le spiagge più colpite da questo incivile fenomeno c’è Is Arutas, in provincia di Oristano, spiaggia caratteristica per i sui granelli di sabbia simili a chicchi di riso, Villasimius, la Pelosa di Stintino e purtroppo molte altre.
“Dalla pagina Fb “Sardegna rubata e depredata”
La Regione Sardegna ha attivato da tempo un piano di campagne di sensibilizzazione per contrastare questo fenomeno. Inoltre, dal 2007 è in vigore una legge che prevede sanzioni pecuniarie da 500 fino a 3.000 euro per chi ruba sassi, sabbia, conchiglie e materiale considerato bene archeologico al fine di detenerlo per sé o, ancor più grave, venderlo a terzi. Un grande alleato della regione contro questo fenomeno è la popolazione attiva dei luoghi colpiti. Spesso, gli abitanti registrano video testimonianze del fenomeno, che poi spediscono come segnalazioni alle autorità competenti e che risultano molto utili per riconoscere, intervenire tempestivamente e colpire i ladri.
Gilda Angrisani
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