CATANIA – È quello che si stanno chiedendo molti catanesi. Già cinque anni fa si parlava dell’ultimazione del progetto e di come i lavori stessero per concludersi ma, si sa, siamo a Catania. Dopo lo sventramento (e per fortuna il rivestimento avvenuto in tempi abbastanza celeri) di Corso Sicilia di qualche anno fa, il progetto per una metropolitana moderna, funzionale e veloce all’interno della conurbazione etnea sembra essere svanito, come molti altri, dietro ai lucchetti dei cancelli delimitanti i cantieri.
Centonovanta operai della Sigenco, ditta appaltatrice dell’intera opera, si sono ritrovati con più neanche le scarne buste paga della cassa integrazione. A nulla sono valsi gli scioperi, nel mese di maggio, di fronte ad alcune di quelle che dovevano essere le nuove fermate metropolitane della tratta Stesicoro – Giovanni XXIII; mentre dodici sono i rinvii a giudizio, chiesti dalla Procura di Catania, nei confronti del consorzio Uniter, della Sigenco, e della Ferrovia Circumetnea. Tra gli indagati persino Tuccio D’Urso, candidato sindaco, il quale ribadisce che verrà dimostrato l’errore della Procura anche in questo caso. Altre tratte, come Borgo – Nesima e Giovanni XXIII – Galatea sono state, nel frattempo, bloccate. Una situazione di stallo, insomma, causata dalla richiesta di “concordato preventivo” pervenuta al Tribunale di Catania da parte della stessa Sigenco, sull’orlo del fallimento finanziario. Dunque, meri motivi economici, ma riguardanti soprattutto la ditta appaltatrice, stanno alla base di uno dei più gravi rallentamenti ai lavori, se non al loro totale abbandono, per sbloccare la vicenda “viabilità e trasporti pubblici” a Catania, alla quale nessun sindaco, finora, è riuscito a porre rimedio.
Tra decelerazioni burocratiche e problemi giudiziari, intanto, si affaccia una nuova società, la Tecnis, facente parte dello stesso consorzio Uniter, responsabile di aver dato l’appaltato ai lavori alla Sigenco. Da sottolineare, inoltre, che i percorsi metropolitani in costruzione sono stati tutti finanziati con fondi statali destinati allo sviluppo del Meridione e che perciò inevitabilmente, a causa delle date di consegna dei lavori non rispettate (Stesicoro – Giovanni XXIII entro il 2012, Borgo – Nesima entro il 2013) milioni di euro sono andati, e continueranno ad essere, “sprecati” almeno finché i lavori non riprenderanno con o senza la Sigenco, la Tecnis o qualsiasi altra società. Tanto per essere ancora più chiari e incisivi, le cifre stanziate per questo progetto, che avrebbe rilanciato Catania come città metropolitana nel senso proprio del termine, erano di 36,15 milioni di euro per la tratta più corta, la Stesicoro – Giovanni XXIII (1km), e 87,79 milioni per quella più lunga, la Borgo – Nesima (3,179 metri). Neanche a nominarle le restanti, finanziate sì ma semplicemente abbozzate, come forse in fondo la più importante, la Stesicoro – Fontanarossa, unico vero collegamento considerevole tra il centro storico e lo scalo aeroportuale etneo, in altri termini: i turisti. Nesima – Misterbianco, invece, sarà appaltata a luglio, ma se il suo destino dovesse essere uguale a quello delle sorelle, sarebbe meglio non avviare direttamente la gara d’appalto e risparmiare, così, questi altri soldi pubblici.
La quarta sezione del Tribunale di Catania, in data 20 maggio 2013, ha nominato l’avvocato Salvatore Nicolosi commissario per la ripresa dei lavori e la riapertura dei cantieri; gli operai, sfiancati da sei mesi di cassa integrazione, ritorneranno (forse) di nuovo a lavorare. Se così non fosse, d’altronde, il tipico teatrino alla catanese prevarrebbe ancora una volta e la città, vessata dalle infinite inchieste giudiziarie, comincerebbe a soffocare ancora di più sotto il proprio traffico, non riuscendo in alcun modo a mettersi alla pari con gli altri centri urbani metropolitani del Nord Italia ed Europa.
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.