“La GHB è incolore, inodore e liquida. Non direi che è l’applicazione più nota. Essa, infatti, può anche essere utilizzata consapevolmente per partecipare ai ‘festini’”, spiega la D.ssa Pichini, direttrice dell’Unità di FarmacoTossicologia analitica dell’ISS sulla GHB, meglio nota come “droga dello stupro” . Rilassa, disinibisce, aumenta il desiderio sessuale: l’amnesia che caratterizza i racconti di chi ne è vittima, spesso, può essere “solo” una questione di dose. Così come per ogni farmaco, la cui somministrazione in quantità maggiori di quelle prescritte può essere velenosa, anche per GHB. Quest’ultima, divenuto protagonista delle ultime cronache, non è solo una sostanza d’abuso che si compra online o dagli spacciatori, ma anche un farmaco.
Scoperto negli anni ’60, il GHB è stato studiato nei decenni successivi e si è visto che, come spiega la tossicologa Sarah Vecchio: «Anche in Italia l’Aifa ne consente l’impiego per brevi periodi e nella sindrome di astinenza da alcol. Tuttavia i due piani non devono essere confusi: il GHB come droga d’abuso viene acquistato sul web o per strada». Dunque, è chiaro che, il liquido trasparente dal vago sapore salato e la polvere bianca da sciogliere nelle bibite, si trovano tutt’altro che in farmacia o dal medico.
Nelle ultime settimane diversi sono stati i casi in cui si è sentito parlare di violenze sessuali perpetrate nei confronti di vittime sedate dalla “droga dello stupro”. È lo stesso Vladimir Luxuria, in una sua intervista a carta bianca, a confessare di essere stato vittima del GHB e degli intenti criminosi di chi l’ha usata per abusare di lei.
«Non ho mai raccontato questa cosa ma adesso voglio farlo», ha esordito. Poi ha spiegato: «Io ho il sospetto che alcuni anni fa qualcuno mi abbia messo un po’ di GHB nel bicchiere, a mia insaputa. I drink me li faccio, vado in un locale e bevo però ho sempre bene in mente qual è la soglia da non superare. Io ho bisogno di controllarmi, posso essere brilla ma niente più, altrimenti non mi piace». E ancora ha aggiunto: «Ricordo che ero in un privè, ho preso un drink, l’ho lasciato sul tavolo per andare a ballare e poi sono ritornata. Era entrata in questo privè un’altra persona che mi aveva detto che era un mio fan. Io ho bevuto questo drink e poi sono tornata a casa con la mia macchina. Non ricordo neanche come ho guidato. Ricordo però che questa persona voleva entrare in macchina con me ma mi sono liberata in un momento di lucidità. Il giorno dopo io non ricordavo cosa mi fosse successo».
Quella dell’attivista LGBT non è l’unica angosciante testimonianza di chi ha subito gli effetti della “droga dello stupro”. Infatti, l’altro volto noto che ha abusato di una 18enne grazie allo sostanza stupefacente è Alberto Maria Genovese, 43 anni, fondatore di Facile.it.
Per l’imprenditore non sarebbero le prime accuse per il medesimo reato. Infatti, a parte un primo momento di negazione dei fatti contestati, l’uomo avrebbe persino ammesso di essere dipendente dal GHB e di volersi curare. Dai racconti della giovane emerge che dentro una camera da letto era stata ammanettata, legata e costretta a drogarsi ancora, nonostante implorasse “basta”. Genovese poi la caccia in strada, semisvestita e con una sola scarpa: «L’altra me l’ha lanciata dalla finestra della camera insieme ad una banconota da 100 euro», confessa la ragazza agli investigatori.
Totalmente incosciente e sottoposta a diverse pratiche, la ragazza riprende i sensi soltanto la sera dopo, svegliandosi con lividi e ferite in tutto il corpo.
Un altro caso di cronaca recente che ci racconta gli effetti devastanti prodotti dall’abuso di GHB è quello dell’agente immobiliare, con studio in via Montenapoleone a Milano. Quest’ultimo è accusato di aver narcotizzato una coppia di clienti durante un appuntamento di lavoro e di averne stuprato la donna sotto gli occhi della figlia di pochi mesi.
Anche in questo caso lo “schema del gioco” era il medesimo: l’uomo avrebbe tenuto sotto sequestro la famiglia nella loro casa, in cui era stati invitato per concludere la vendita del box, dove ha commesso le violenze. per “8 ore”.
Sequestrare, narcotizzare e abusare di ragazze, donne e persino madri incoscienti. Approfittare del loro stato di incapacità per soddisfare le proprie perversioni che sfociano, necessariamente, in reati perseguiti e condannati duramente. Anche i mezzi con cui esercitare violenza sulle si evolvono e con essi, per fortuna, anche i mezzi per controllarli e prevenirne l’uso con finalità criminose. Dunque, una maggiore conoscenza da parte di ognuno degli effetti dannosi di alcune sostanze e la sua lenta ma costante diffusione per evitare il peggio, si rende talvolta essenziale.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità