Secondo quanto affermato da Greenpeace nel rapporto “Meno è meglio” e pubblicato su La Repubblica, per evitare gli impatti più disastrosi dei cambiamenti climatici e rispettare l’accordo di Parigi, bisogna dimezzare la produzione e il relativo consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari entro il 2050. «La Politica Agricola Comune ci sta spingendo verso un baratro di insostenibilità. Gli allevamenti intensivi sono una grande fonte di emissioni di CO2, di inquinamento dell’aria e dell’acqua e possono causare seri problemi alla salute tra cui lo sviluppo della resistenza agli antibiotici. L’Italia e l’Unione europea devono garantire che l’imminente riforma della Pac acceleri il passaggio a una produzione sostenibile di ortaggi e verdure e a ridurre gli allevamenti industriali, ritirando il sostegno della produzione intensiva di animali», ha affermato Federica Ferrario, responsabile della campagna dell’agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia.
Il rapporto stilato da Greenpeace evidenzia come «tre animali su quattro che vengono allevati in Europa siano tenuti in un ristretto numero di grandi allevamenti intensivi, mentre i piccoli produttori hanno ridotto il loro bestiame del 50 per cento. Se non affrontiamo rapidamente la questione, il contributo dell’agricoltura alle emissioni di gas serra nel 2050 potrebbe arrivare al 52 per cento delle emissioni totali. Il 70 per cento di questo contributo è previsto proprio dai settori della produzione di carne e prodotti lattiero-caseari. In Europa gli allevamenti contribuiscono già alle emissioni di gas serra per il 12-17 per cento. Inoltre gli allevamenti contribuiscono all’inquinamento dell’acqua, in particolare con azoto e fosforo, e dell’aria, soprattutto con emissioni di ammoniaca e polveri sottili (PM2.5)». «È la resistenza agli antibiotici una delle maggiori minacce alla salute umana», hanno affermato l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Gli animali allevati presentano un gravoso numero di batteri che hanno sviluppato resistenza ad antibiotici.
Che scopo ha la riduzione della produzione e del consumo di carne e prodotti lattiero-caseari? Per il professor Pete Smith dell’Università di Aberdeen, il quale ha preso parte ai lavori dell’Ipcc (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici), «una significativa riduzione del consumo di carne e latticini ci garantirà un sistema agroalimentare adatto per il futuro, a beneficio degli esseri umani e del Pianeta».
Valentina Friscia
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