La fase conclusiva della regular season NBA continua a regalare emozioni e sorprese. Per ciò che concerne i verdetti, bisognerà pazientare ed aspettare ancora un po’, anche perché la lotta per i playoff è piuttosto combattuta sia ad Est che ad Ovest, ragion per cui risulta ancora complicato delineare un quadro generale della situazione. Per il primato della Western Conference prosegue la battaglia tra Houston Rockets e Golden State Warriors, mentre nella Eastern Conference i Boston Celtics continuano a tenere testa ai Toronto Raptors. Le prime due della classe della scorsa stagione, Cleveland Cavaliers da una parte e San Antonio Spurs dall’altra, invece, si attestano rispettivamente in terza e quarta posizione.
Tra le sorprese, menzione speciale per i New Orleans Pelicans sesti e per i Minnesota Timberwolves terzi ad Ovest e per gli Indiana Pacers quinti e per i Philadelphia Sixers settimi ad Est, mentre tra le delusioni spiccano gli Oklahoma City Thunder settimi (ci si aspettava molto di più dalla squadra dell’MVP in carica Russell Westbrook, soprattutto dopo gli innesti di Carmelo Anthony e Paul George), i Memphis Grizzlies terzultimi e, per quanto riguarda Est, i New York Knicks, per l’ennesimo anno fuori dalla zona playoff e con ambizioni notevolmente ridimensionate dopo il grave infortunio che ha posto fine alla stagione della loro stella più luminosa, Kristaps Porzingis.
WIZARDS-WARRIORS – La carrellata delle cinque partite più intriganti della settimana targata NBA si apre col duello tra Washington Wizards e Golden State Warriors, in programma questa notte alla Capital One Arena. Nonostante l’infortunio del proprio leader John Wall, i Maghi della capitale sono reduci da cinque successi nelle ultime sei partite e si sono affidati con successo all’altro elemento imprescindibile della franchigia, quel Bradley Beal che sta vivendo la migliore annata della sua carriera ed ha ampiamente dimostrato di avere le capacità tecniche e mentali per prendersi in mano la squadra anche senza il determinante apporto dell’amico e compagno di squadra col numero 2 sulle spalle. Washington è attualmente quarta ad Est, con lo stesso numero di vittorie dei Cleveland Cavaliers terzi (36) ed appena una sconfitta in più (25 contro 24). Agguantare la terza piazza, dunque, sembra essere un obiettivo più che alla portata per i Wizards, squadra spesso e volentieri sottovalutata ma che, è bene ricordarlo, senza un giocatore del calibro di Wall sta facendo la sua onesta figura in una Eastern Conference sempre più competitiva, soprattutto al vertice.
Di contro, però, non sarà semplice proseguire il proprio andamento positivo contro i campioni in carica dei Golden State Warriors, che quest’anno sembrano aver perso quell’aura di invincibilità che si portavano dietro dopo aver compiuto vere e proprie imprese negli ultimi anni, tra cui il record di vittorie in regular season (73-9 nel 2015-2016, battuto il primato dei Chicago Bulls di Michael Jordan, che nel 1995-1996 chiusero la stagione con 72-10) e i due titoli vinti nel giro di tre anni ai danni dei Cleveland Cavaliers di LeBron James, con due MVP portati a casa dall’idolo dei tifosi californiani Stephen Curry (2015 e 2016). Quest’anno i Warriors hanno già perso quattordici volte e, con ventuno partite ancora da giocare, rischiano di chiudere la stagione con un numero di sconfitte superiore a quelli degli ultimi tre anni. Ciò detto, i ragazzi della Baia restano i favoriti per la vittoria del titolo di Conference e dell’anello, con Steph Curry e Kevin Durant che si stanno esprimendo su altissimi livelli e sono in corsa per l’MVP, coadiuvati da un Klay Thompson spesso e volentieri decisivo, da un Draymond Green che si è rivelato anche quest’anno imprescindibile per il loro sistema di gioco e dai vari Andre Iguodala, David West e Nick Young, che conferiscono esperienza e talento alla second unit.
SPURS-PELICANS – Mezzora dopo la palla a due nella capitale statunitense tra i Washington Wizards e i Golden State Warriors, toccherà alla sfida tra i San Antonio Spurs e i New Orleans Pelicans, che si affronteranno all’AT&T Center di San Antonio, laddove i padroni di casa hanno perso appena sei volte in ventotto occasioni, di cui però due nelle ultime due gare disputate tra le mura amiche, rispettivamente contro gli Houston Rockets e gli Utah Jazz. Ciò nonostante, Popovich è stato abile nel far sì che i suoi restassero una delle squadre più scomode da affrontare ad Ovest, affinando al meglio il potenziale di LaMarcus Aldridge su entrambi i lati del campo ed affidando all’ex Portland le chiavi del gioco degli Speroni, puntando sul giovane sophomore Dejounte Murray e permettendo ai vari Pau Gasol e Manu Ginobili di vivere una seconda giovinezza. E se, come sembra, Kawhi Leonard dovesse tornare a marzo, i presupposti per recitare un ruolo da protagonista anche nei playoff sembrano esserci tutti. Nonostante la squadra non sia più quella corazzata che ha dominato in buona parte la lega nell’ultimo ventennio, gli Spurs riescono ancora a stupire per costanza e continuità.
Allo stesso tempo, però, il nuovo che avanza è sempre più solido ed è rappresentato alla perfezione da squadre come i New Orleans Pelicans, che dopo i fasti dell’era dell’allora giovane talento Chris Paul hanno vissuto alcune annate non proprio esaltanti, per poi accaparrarsi un fenomeno che risponde al nome di Anthony Davis (prima scelta assoluta al Draft 2012) e prelevando DeMarcus Cousins dai Sacramento Kings. Con le Twin Towers, che tanto ricordano, con le dovute proporzioni, il duo Tim Duncan-David Robinson, che portò due titoli agli Spurs tra la fine degli anni ’90 e i primi del Duemila, la franchigia della Louisiana è tornata ad avere ambizioni importanti, fondate in primo luogo sulla conquista di un posto negli ormai imminenti playoff. Obiettivo pienamente alla portata visto l’attuale sesto posto in classifica ad Ovest, propiziato anche e soprattutto dalle prove devastanti offerte con impressionante continuità da The Brow e da Boogie. L’infortunio di quest’ultimo non sembra aver avuto effetti negativi sul cammino dei Pelicans, perlomeno non così pesanti come era stato ipotizzato, visto che AD ha preso in mano la squadra con risultati eccellenti. Una vittoria in quel di San Antonio sarebbe l’ennesima dimostrazione che New Orleans sia pronta per compiere un altro passo in avanti.
CLIPPERS-ROCKETS – A chiudere la prima giornata comprendente alcune delle cinque partite più belle della settimana è lo scontro in tarda notte tra i Los Angeles Clippers e gli Houston Rockets allo Staples Center, dove lo scorso 16 gennaio le due squadre furono protagoniste di un duello piuttosto acceso in un’atmosfera surreale. Ex di turno, Chris Paul fu accolto dagli applausi dei suoi vecchi tifosi, anche se non mancò qualche fischio. Clippers e Rockets fin qui si sono affrontate due volte e in entrambi i casi hanno prevalso i primi, rispettivamente per 128-118 a Houston il 23 dicembre e, appunto, per 113-102 a Los Angeles il 16 gennaio. Prima della trade deadline, i Clippers si sono privati di Blake Griffin, ceduto ai Detroit Pistons in cambio di Tobias Harris, Avery Bradley e Boban Marjanovic, con il solo DeAndre Jordan rimasto in rappresentanza della vecchia guardia. Nonostante i tanti cambiamenti, la squadra resta ancora in corsa per un posto nei playoff, essendo attualmente ottava (32-27), seppur con appena una vittoria e una sconfitta in meno dei Denver Nuggets noni (33-28). I nuovi innesti sembrano essersi inseriti in maniera piuttosto positiva nel sistema di Doc Rivers e, insieme ai ritorni degli infortuni di Milos Teodosic e Danilo Gallinari, possono dare un contributo importante in ottica playoff.
Gli Houston Rockets, dal canto loro, sono senza ombra di dubbio la squadra più in forma della lega e, probabilmente, l’unica che fin qui sia stato in grado di dimostrare di poter quantomeno provare a competere con i Golden State Warriors per sottrarre loro l’egemonia ad Ovest dopo tre anni consecutivi. Dopo aver già stupito nella scorsa stagione, piazzandosi appena dietro ai campioni in carica e ai San Antonio Spurs, quest’anno i texani sembrano essere riusciti a compiere il definitivo salto di qualità, anche e soprattutto in virtù dei netti miglioramenti in fase difensiva, abbinati ad una produzione offensiva tra le migliori della lega. Reduci da ben tredici vittorie consecutive, i Rockets appaiono inarrestabili, trascinati da un James Harden che sta vivendo la migliore annata della sua carriera e guida la lega per media punti per partita (31,4), player efficiency rating (30,5), win shares (11,9), offensive win shares (9,3), plus/minus (11,1), tiri liberi segnati (463), triple mandate a bersaglio (216) ed è terzo per assist (8,9). Oltre al Barba, spicca l’apporto offerto da Chris Paul, capace di inserirsi alla grande nel sistema di gioco di Houston e diventarne in poco tempo un elemento insostituibile, ma non è da meno Clint Capela, che in questa stagione ha raggiunto definitivamente la maturità cestistica.
CAVALIERS-SIXERS – Nella notte tra giovedì e venerdì, invece, andrà in scena, alla Quicken Loans Arena, la sfida tra i Cleveland Cavaliers e i Philadelphia Sixers, per uno dei duelli più intriganti della Eastern Conference. La città dell’amore fraterno rappresenta una possibilità per il futuro di LeBron James, che l’estate prossima potrebbe decidere di non esercitare la player option sul rinnovo del contratto con i Cavs e testare il mercato dei free agents. In questo senso, Philadelphia sarebbe pronta ad affidarsi a The King per completare una volta per tutte l’ormai noto “Processo” e tornare a dire la sua in ottica titolo dopo tanti anni trascorsi ai margini della lega. Nel frattempo, però, il classe ’84 di Akron è concentrato sul prosieguo di stagione con Cleveland, che ha interrotto la serie di due sconfitte consecutive battendo i Brooklyn Nets, contro cui James ha messo a referto la tripla doppia numero undici della sua carriera ed è diventato il primo giocatore della storia con almeno 30.000 punti, 8.000 rimbalzi ed altrettanti assist in carriera. Un traguardo speciale, l’ennesimo per un campione che spera di poter ripetere l’impresa compiuta due anni fa, quando trascinò i suoi ad una storica rimonta da 3-1 a 4-3 nelle Finals vinte contro i Golden State Warriors. Dopo una fase di assestamento e un periodo piuttosto negativo, i Cavaliers sembrano aver imboccato la strada giusta, anche grazie al contributo offerto dai nuovi arrivati, i vari Rodney Hood, Larry Nance jr., George Hill e Jordan Clarkson, e sono attualmente terzi ad Est.
Sul fronte opposto, i Philadelphia Sixers stanno vivendo indubbiamente una grandissima stagione e sono pronti a tornare ai playoff dopo tanti anni di attesa. L’attuale settimo posto, però, non dà ancora garanzie in merito, anche perché Philly è una squadra sì ricca di talento e qualità, ma ancora acerba sotto tanti punti di vista e necessita di accumulare esperienza. Trascinati dalla devastante ed efficace coppia composta da Joel Embiid e Ben Simmons, i Sixers hanno sin da subito fatto capire le proprie intenzioni al resto della lega, tanto da risultare una delle migliori sorprese della regular season attualmente in corso. Nonostante qualche passo falso, più che comprensibile, Philadelphia è in zona playoff e la qualificazione alla post season appare un traguardo più che meritato per la squadra guidata da Brett Brown. Oltre a ciò, si tratterebbe di un premio più che meritato per una franchigia che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con innumerevoli delusioni, anche e soprattutto in virtù della scelta ben precisa di affidarsi al tanking per avere scelte alte al Draft e costruire una squadra in grado di dominare la lega negli anni a venire. In questo senso, il “Processo” sembra essere ormai giunto ad una fase di svolta, con i Sixers che stanno tornando pian piano a dire la loro ad Est e nell’intero torneo.
ROCKETS-CELTICS – Il cerchio si chiude con quella che probabilmente è la sfida più interessante tra le cinque proposte, ossia il duello tra gli Houston Rockets e i Boston Celtics, due delle squadre più forti e belle da vedere dell’intera lega. Dopo aver analizzato la situazione dei padroni di casa, con Chris Paul che si è adattato alla perfezione al contesto e a condividere il parquet con il principale candidato MVP James Harden, diamo un’occhiata anche alla franchigia del Massachusetts, attualmente seconda ad Est con una vittoria e due sconfitte in più dei Toronto Raptors primi (43-19 contro 42-17).
Dopo aver perso immediatamente Gordon Hayward per tutta la stagione in virtù di un grave infortunio, i Celtics si sono affidati all’altro pezzo da novanta arrivato la scorsa estate, Kyrie Irving, il quale ha dimostrato in poco tempo di essere l’uomo giusto per il sistema di gioco di Boston ed è diventato l’idolo dei tifosi della squadra più titolata della storia. Oltre al fondamentale apporto dell’ex Cleveland Cavaliers, però, impossibile non citare l’esplosione del rookie Jayson Tatum, terza scelta del primo turno dello scorso Draft e tra i candidati al premio Rookie of the Year, e il contributo essenziale di Al Horford su entrambi i lati del campo. I Celtics probabilmente non sono una delle squadre più spettacolari della NBA, non dispongono di un attacco atomico, ma hanno dalla loro una solidità difensiva con pochi eguali e di certo sono una delle franchigie più efficaci e “operaie” dell’intera lega. In molti li ritengono già pronti per porre fine all’egemonia dei Cleveland Cavaliers, che negli ultimi tre anni hanno sempre portato a casa il titolo di Conference, e per approdare alle Finals, ma in attesa di capire se ne saranno in grado, non si può non constatare che il lavoro svolto da Brad Stevens stia portando i frutti sperati.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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