Dopo le tre partite disputatesi nella notte, con le vittorie di Toronto Raptors, Washington Wizards e Oklahoma City Thunder, rispettivamente contro Phoenix Suns (126-113 in casa), Utah Jazz (100-94 in casa) e Portland Trail Blazers (106-92 in trasferta), le emozioni targate NBA proseguono in una settimana in cui sono in programma tanti scontri interessanti, in cui presumibilmente non mancheranno le consuete sorprese che soltanto la lega cestistica made in USA sa regalare. Delle 23 partite in programma da qui a sabato, analizziamo nel dettaglio le cinque gare più intriganti, quelle cui assistere a tutti i costi.
BUCKS-PISTONS – Il via è fissato per questa notte, in cui all’Harris Bradley Center i Milwaukee Bucks ospiteranno i Detroit Pistons. Si tratta di due delle squadre più intriganti della lega, entrambe in piena corsa per i playoff e apparse sin dalle prime giornate sostanzialmente più mature e pronte per certi traguardi rispetto all’anno scorso. I padroni di casa, a onor del vero, l’anno scorso ai playoff vi approdarono, ma persero al primo turno per 4-2 contro i Toronto Raptors, trascinati da un Giannis Antetokounmpo la cui crescita esponenziale lo portò ad aggiudicarsi il riconoscimento di Most Improved Player, premio assegnato annualmente dalla NBA al giocatore che più si è migliorato rispetto all’annata precedente. La recente sconfitta contro i Boston Celtics al TD Garden non cancella quanto di buono fatto nelle recenti uscite stagionali dai ragazzi di Jason Kidd, capaci di raccogliere ben tre vittorie consecutive prima del ko nel Michigan, rispettivamente due contro i Sacramento Kings (112-87 in trasferta e 109-104 in casa) e una in quel di Portland contro i Trail Blazers (103-91). Il mattatore dei cervi è il solito Antetokounmpo: The Greek Freak ha propiziato i tre successi con prestazioni a dir poco impressionanti (32 punti, 5 rimbalzi e 5 assist nella gara vinta in casa di Sacramento, 20 punti, 9 rimbalzi e 5 assist nel successo sul campo di Portland e 33 punti, 5 rimbalzi e 13 assist nella vittoria interna nuovamente con Sacramento). Anche nella sconfitta in quel di Boston, Antetokounmpo è risultato il migliore dei suoi, con ben 40 punti a referto, impreziositi da 9 rimbalzi e 4 assist: nelle ultime quattro partite, il #34 dei Bucks ha fatto registrare l’incredibile media di 31,2 punti, 7 rimbalzi e 6,7 assist, numeri che parlano da soli. Con un Antetokounmpo in forma smagliante, Milwaukee potrebbe rappresentare un cliente piuttosto scomodo per i Detroit Pistons.
Questi ultimi sono reduci da tre sconfitte consecutive, che hanno rallentato un po’ il loro ottimo andamento in questa prima parte di regular season (ben nove vittorie e soltanto quattro sconfitte a novembre). Per dare una significativa sterzata al percorso deludente delle ultime settimane, sarà necessario superare i Milwaukee Bucks in trasferta. Un’impresa tutt’altro che semplice, considerando che i cervi hanno perso soltanto quattro volte su dieci in casa e che, soprattutto, sono riusciti a battere i Pistons proprio all’Harris Bradley Center per 99-95 lo scorso 16 novembre. Nonostante i tre ko di fila, però, la squadra di Stan Van Gundy ha dimostrato di avere tutte le carte in tavola per ottenere un piazzamento prestigioso ad Est e il loro record positivo (14-9) non è affatto un caso, come dimostrano le numerose vittorie con squadre di rilievo, tra cui le vittorie contro i Golden State Warriors campioni in carica (115-107 alla Oracle Arena), Minnesota Timberwolves (100-97 al Target Center), Oklahoma City Thunder (99-98 alla Chesapeake Energy Arena) e Boston Celtics (118-108 al TD Garden). Con un Andre Drummond da 14,1 punti e 15 rimbalzi di media a partita e un Avery Bradley spesso decisivo nei momenti importanti e rivelatosi un innesto azzeccato per i Pistons, la compattezza e al contempo la pericolosità del roster di Detroit è garantita da giocatori fondamentali per gli equilibri della franchigia del Michigan, quali ad esempio Reggie Jackson (16,5 punti a partita, terza miglior stagione per lui in carriera) e Tobias Harris (19,1 punti a partita, miglior annata fin qui nella sua carriera). Chi riuscirà ad avere la meglio? Trionferà l’imprevedibilità dei Bucks o la solidità dei Pistons? Stanotte le due squadre risponderanno a queste domande sul parquet di Milwaukee.
HORNETS-WARRIORS – Il nostro tour settimanale nel magico mondo della NBA prosegue con la sfida in programma nella notte tra mercoledì e giovedì tra gli Charlotte Hornets e i Golden State Warriors. La nostra analisi parte dai padroni di casa, che hanno rialzato la testa dopo quattro sconfitte consecutive, battendo gli Orlando Magic davanti al proprio pubblico per 104-94, grazie a una prova positiva di gran parte del suo collettivo, ai 29 punti del solito trascinatore Kemba Walker e alla doppia doppia sfiorata di un Dwight Howard (12 punti e 9 rimbalzi) che in quel di Charlotte sembra finalmente aver trovato la propria dimensione dopo le tante ombre degli anni passati. La point guard del Bronx sta viaggiando a 22,7 punti, 6,3 assist e 3,7 rimbalzi a partita, medie piuttosto elevate e significative, soprattutto se si considera che quella attualmente in corso risulta fin qui la sua seconda miglior annata per punti (dietro i 23,2 punti a partita dello scorso anno) e la prima per assist sfornati. Il #15 degli Hornets è sempre più il principale punto di riferimento della franchigia della Carolina del Nord, cui l’innesto di Dwight Howard ha dato ancor più compattezza. Da registrare, inoltre, il solito apporto di Michael Kidd-Gilchrist e Nicolas Batum e di Frank Kaminsky e Jeremy Lamb in uscita dalla panchina. Non sarà semplice ottenere un traguardo del genere, ma la squadra di Steve Clifford può giocarsela tranquillamente fino alla fine per i playoff, anche se le occorrerà compiere quel balzo in avanti necessario per competere con altre franchigie che stanno tornando ad alti livelli.
Chi, invece, ad alti livelli c’è ormai già da tempo sono i Golden State Warriors, che negli ultimi tre anni hanno disputato altrettante volte le Finals, vincendo in ben due occasioni l’anello (2015 e 2017) e issandosi tra le squadre più forti e complete della lega, un privilegio per pochi eletti. In quest’avvio di regular season, i californiani hanno fatto non poca fatica in diverse occasioni, spesso e volentieri anche contro avversari più che abbordabili (vedi sconfitte con Memphis Grizzlies, Detroit Pistons e Sacramento Kings), oltre che con le altre big (Houston Rockets e Oklahoma City Thunder su tutte). Nonostante questo, però, la squadra di Steve Kerr è sempre tra le più forti della lega anche per ciò che concerne la classifica, essendo attualmente al secondo posto ad Ovest dietro soltanto agli Houston Rockets, e resta con ogni probabilità la più temibile dell’intera lega tra le contender che punteranno ad aggiudicarsi il titolo e strappare proprio ai Warriors lo scettro di campioni. A rendere più complicato del dovuto il percorso di Golden State in questa prima parte di stagione, inoltre, ci hanno pensato gli infortuni di Kevin Durant e Stephen Curry, che hanno influito e non poco in alcune sconfitte riportate dai Warriors. Se è vero che è piuttosto scontato che con le sue due stelle sempre al top della forma alcune sconfitte sarebbero state evitate, è pur vero che i campioni in carica hanno dimostrato di saper tenere testa a qualsiasi tipo di situazione e da loro, dunque, ci si aspetta sempre il massimo, anche quando le cose non girano al meglio. La trasferta di Charlotte, in questo senso, è da prendere con le pinze, in quanto gli Hornets possono rappresentare un ostacolo notevole per la corsa di Golden State, reduce da quattro vittorie di fila e intenzionata a proseguire su questa strada.
CLIPPERS-TIMBERWOLVES – Mezzora dopo la palla a due tra Charlotte Hornets e Golden State Warriors allo Spectrum Center, scenderanno in campo Los Angeles Clippers e Minnesota Timberwolves, per quello che si preannuncia un match spettacolare. La situazione in casa losangelina è tutt’altro che positiva e lo specchio fedele dell’andamento da incubo dei Clippers è il terribile dato relativo alle partite disputate in casa, dove la squadra guidata da Doc Rivers ha vinto soltanto in due occasioni nelle ultime otto gare disputate (quattro successi su dieci partite in totale). La recente vittoria per 120-115 nel derby con i Lakers sembrava aver restituito fiducia e autostima ad una squadra che era reduce da altre due vittorie e, dunque, si era ormai messa alle spalle le ben nove sconfitte consecutive incassate in poco più di due settimane. Le fallimentari trasferte con Dallas Mavericks e Minnesota Timberwolves, arrivate dopo il ko interno con gli Utah Jazz, però, hanno fatto riscattare l’allarme in casa Clippers. La stagione attualmente in corso era iniziata all’insegna del rinnovamento, con tanti nomi nuovi (Gallinari, Beverley, Teodosić e Lou Williams su tutti) e il maxi rinnovo di Blake Griffin, nuovo leader assoluto della squadra, anche grazie al prezioso contributo di DeAndre Jordan, dopo l’addio di Chris Paul. Insomma, non ci si aspettava certo una partenza a razzo per la franchigia di Los Angeles, ma al contempo nemmeno un avvio talmente disastroso tale da far parlare di rebuilding (fino a pochi giorni fa si parlava incessantemente di una possibile cessione di DeAndre Jordan già in questa stagione). A sostenere quest’ipotesi è l’attuale situazione in classifica, con i Clippers decimi e con un record negativo (8-14), ma ancora in corsa per i playoff. Rialzare la testa è ancora possibile, anche perché, se è vero che a penalizzare la squadra di Doc Rivers sono stati anche i tanti infortuni (basti pensare alle significative perdite di Teodosić, Beverley e Gallinari), è pur vero che le possibilità di ritrovare sé stessi ci sono ancora tutte e la stagione è ancora lunga.
Dall’altro lato, invece, ci sono i Minnesota Timberwolves, che dopo le delusioni degli ultimi anni sembrano essere già pronti per dire la loro ai playoff. I lupi di Minneapolis, infatti, in questa prima parte di regular season hanno già dimostrato gran parte del loro potenziale, rivelandosi un gruppo efficace oltre che talentuoso, in grado di gestire al meglio la pressione nei momenti importanti e di compiere imprese a dir poco incredibili. Ciò che manca, o che perlomeno deve essere ancora affinato, è la capacità di dare una certa continuità al proprio percorso, di trovare la stabilità necessaria per imporsi ad alti livelli. Del resto, a testimoniarlo sono le undici sconfitte raccolte in venticinque incontri, che dimostrano chiaramente che i Timberwolves abbiano ancora tanto da dare e da dimostrare. Il quinto posto attuale, però, non è un caso, ma semplicemente il frutto di una programmazione societaria ammirevole, con la franchigia del Minnesota che la scorsa estate è stata una delle più attive sul mercato, aggiungendo a un roster di valore elementi del calibro di Jeff Teague, Taj Gibson e Jimmy Butler, i quali, insieme ai vari Karl-Anthony Towns ed Andrew Wiggins, si sono sin da subito calati alla grande nella loro nuova avventura e sono già diventati dei preziosi punti di riferimento per la squadra. In sostanza, sul fatto che i ragazzi di coach Tom Thibodeau siano già pronti per approdare ai playoff e centrare un risultato positivo, non sembrano esserci più dubbi. Per riuscire nel loro intento, però, devono acquisire maggior cinismo e, soprattutto, far sì che l’amalgama che si è venuto a creare tra vecchi e nuovi protagonisti non svanisca. Pochi giorni fa, i Timberwolves hanno vinto per 112-106 in casa contro i Clippers: riusciranno a ripetersi o i californiani tra le mura amiche si prenderanno la loro rivincita?
SIXERS-LAKERS – Se le partite precedenti non vi possono bastare e avete voglia di assistere a duelli ancor più spettacolari, nessun problema: come di consueto, il programma settimanale della NBA è in grado di soddisfare le esigenze di chiunque. Non è un caso, dunque, che a chiudere il cerchio siano due partite molto interessanti e significative, probabilmente le più intriganti di tutta la settimana. Nella notte tra giovedì e venerdì, i Philadelphia 76ers ospiteranno i Los Angeles Lakers al Wells Fargo Center. In campo, dunque, scenderanno due squadre che devono ancora trovare la loro dimensione ideale, ma che hanno già dimostrato di avere numerose armi valide a disposizione. I padroni di casa hanno già riscosso numerosi consensi per via dei tanti giovani talenti presenti in rosa, destinati a dominare la lega in tempi brevi, su tutti Joel Embiid e Ben Simmons. Il possente centro camerunese fu selezionato come terza scelta assoluta dai Sixers al Draft del 2014, ma debuttò soltanto l’anno scorso in NBA in seguito a una frattura al piede destro che lo tenne lontano dai campi per ben due anni. Sorte simile per l’ala australiana, che chiuse anticipatamente la scorsa stagione a causa di una frattura al quinto metatarso del piede destro, non riuscendo a debuttare in NBA. I due classe ’96 hanno saputo pazientare e stanno raccogliendo i frutti del loro lavoro, essendo stati in grado di assumere la leadership di Philadelphia sin dalle prime battute dell’attuale stagione. The Process attualmente ha una doppia doppia di media (23 punti e 11,3 rimbalzi a partita), risultando l’unico giocatore – insieme a Kevin Durant e Demarcus Cousins – ad aver totalizzato ben sette stoppate in una sola partita quest’anno – mentre Big Ben ha totalizzato fin qui 18 punti, 9,3 rimbalzi e 7,1 assist per gara ed è stato premiato come rookie del mese della Eastern Conference, tanto da ricevere i complimenti da LeBron James in persona. Se i due dovessero continuare su questa strada e far sì, insieme ai tanti altri elementi validi del gruppo (J.J. Redick, Covington, McConnell, Bayless), che Philadelphia riesca a mantenere questa continuità, i Sixers potranno tranquillamente tornare a dire la loro ai playoff dopo cinque anni di assenza.
Mancano ormai da tempo l’appuntamento con i playoff (quattro anni, per l’esattezza) anche i Los Angeles Lakers, che non sembrano ancora riusciti a trovare una certa stabilità, nonostante l’euforia estiva e la ventata d’aria fresca che avevano portato i tanti giovani accolti da coach Luke Walton nel suo roster, su tutti la seconda scelta al Draft scorso Lonzo Ball e la ventisettesima, Kyle Kuzma. Il primo continua ad alternare prestazioni positive a prove decisamente opache, mentre il secondo ha già dimostrato di essere un giocatore affidabile e, soprattutto, continuo in termini di rendimento e prestazioni, tanto da essere premiato in qualità di rookie del mese della Western Conference. Le statistiche del primo mettono in evidenza l’andamento altalenante delle sue prestazioni, con una media tutto sommato positiva di rimbalzi e assist per partita (rispettivamente 6,9 e 7), ma scarse percentuali al tiro (31,3% dal campo, 25% da tre e 50% in lunetta), mentre il secondo mostra una crescita graduale e sempre più notevole, con 16,8 punti e 6,5 rimbalzi a partita. I Lakers possono contare anche sui vari Caldwell-Pope, Clarkson, Randle, Ingram e Brook Lopez, che contribuiscono a rendere ancor più competitivo e assortito il roster della franchigia losangelina: non basta ancora, probabilmente, per ambire a obiettivi rilevanti, ma di certo la crescita dei tanti talenti a disposizione permetterà loro di tornare a competere per grandi traguardi nel giro di pochi anni. Allo stato attuale, i gialloviola non sembrano ancora pronti per i playoff e il record negativo (8-15) lo dimostra pienamente: questa stagione, però, può rappresentare comunque una svolta importante, una rottura col recente passato nefasto per gettare le fondamenta per un nuovo ciclo vincente e remunerativo.
SPURS-CELTICS – L’ultima tappa del nostro emozionante percorso è San Antonio, più precisamente l’AT&T Center, casa degli Spurs, dove nella notte tra venerdì e sabato arriveranno i Boston Celtics. Un banco di prova importante per entrambe le squadre, in quanto si tratta di un’occasione per testare i progressi compiuti fin qui al cospetto di una squadra di pari livello. I San Antonio Spurs hanno da poco recuperato il loro playmaker Tony Parker, uno dei protagonisti dei titoli vinti nel 2003, nel 2005, nel 2007 e nel 2014, ma non hanno ancora a disposizione il loro uomo franchigia, Kawhi Leonard, ai box dallo scorso 14 maggio, quando uno scontro con Zaza Pachulia nel corso di gara-1 delle finali di Conference contro i Golden State Warriors lo mise fuori dai giochi. Ciò nonostante, gli uomini di Gregg Popovich hanno raccolto ottimi risultati in questa prima parte di stagione, mettendo in mostra un LaMarcus Aldridge in grande spolvero e issandosi sin dalle prime partite nei piani alti della Western Conference. LMA si è rivelato un ottimo trascinatore per i nero-argento, facendo al meglio le veci dei suoi compagni infortunati Leonard e Parker e facendo registrare medie notevoli (22,8 punti, 8,2 rimbalzi e 2,3 assist a partita), riuscendo inoltre a mettere a referto un career high da 41 punti nella recente vittoria contro i Memphis Grizzlies, diventando così il quarto giocatore della storia degli Spurs a riuscire nell’impresa di segnare 40 o più punti, dopo Tim Duncan, Tony Parker e Kawhi Leonard. San Antonio è attualmente terza ad Ovest e anche quest’anno sta risultando un’avversaria ostica per chiunque e, soprattutto, sta dimostrando di poter ancora competere con le rivali nella corsa al titolo.
Gli speroni, però, avranno da fronteggiare un altro cliente scomodo, i Boston Celtics, da svariate settimane saldamente al comando della Eastern Conference. I ragazzi di coach Brad Stevens sono attualmente la squadra che ha ottenuto più vittorie tra le trenta franchigie presenti nella lega (21) e quella, insieme agli Houston Rockets, con meno sconfitte (4) e, nonostante la sua striscia di sedici vittorie consecutive si sia interrotta lo scorso 23 novembre in seguito alla sconfitta per 104-98 in casa dei Miami Heat, non smette di stupire. I Leprechauns hanno vinto le ultime tre gare giocate, tutte e tre tra le mura amiche, e in trasferta sono caduti soltanto in due occasioni (Cleveland e Miami) su dodici incontri disputati lontano dal TD Garden. Kyrie Irving continua a rappresentare il leader indiscusso della franchigia del Michigan e le sue statistiche più che positive sono supportate dal contributo notevole offerto dai suoi compagni alla causa dei Celtics. Il rookie Jayson Tatum ha convinto per la sua capacità di non far rimpiangere l’infortunato Gordon Hayward e imporsi sin da subito con convinzione e professionalità nel quintetto base dei verdi, così come Jaylen Brown risulta spesso e volentieri un’arma in più, Al Horford è una vera e propria garanzia e Smart e Morris rappresentano due validi innesti in uscita dalla panchina. Boston continua a viaggiare a ritmi impressionanti e in questo momento sembra avere tutte le carte in regola per contendere il titolo alle altre contender (Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors in testa), ma per convincere anche i più scettici dovrà dimostrare la propria forza, soprattutto nelle partite più impegnative. La sfida con i San Antonio Spurs rientra pienamente in questa categoria.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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