Com’è ormai noto da ieri, Kalidou Koulibaly è un nuovo giocatore del Chelsea, con cui ha già svolto le visite mediche. Il forte difensore senegalese, 31 anni compiuti lo scorso 20 giugno, lascia il Napoli dopo ben otto anni, in cui ha messo insieme 317 presenze (nono per gare disputate nella storia del club) e 14 reti tra campionato e coppe, vincendo una Supercoppa italiana e una Coppa Italia. L’estate 2022, dunque, si appresta ad essere ricordata come quella dell’esodo dei più forti centrali difensivi della Serie A. Dopo Giorgio Chiellini, trasferitosi al Los Angeles FC dopo diciassette anni alla Juventus, e, appunto, Koulibaly, presto potrebbero andar via anche Matthijs De Ligt (sulle sue tracce c’è il Bayern Monaco) e Milan Škriniar, che dopo un anno alla Sampdoria e cinque all’Inter sembra in procinto di passare al Paris Saint-Germain.
Nel corso della sua esperienza a Napoli, Koulibaly è stato allenato da cinque tecnici diversi: Benítez, Sarri, Ancelotti, Gattuso e Spalletti.
Se è vero che il pensiero che Koulibaly potesse partire tormentava i tifosi del Napoli (e non solo) da tempo, essendo il difensore senegalese sotto contratto con gli azzurri fino al 30 giugno 2023, è pur vero che in molti si aspettavano il rinnovo, soprattutto in virtù del fatto che il prodotto del vivaio del Metz era da poco diventato capitano del club partenopeo, ereditando la fascia da Lorenzo Insigne. Il rischio di perderlo a parametro zero non ha comunque fatto cambiare idea a De Laurentiis circa la valutazione del cartellino del giocatore. Per lasciarlo partire subito, infatti, il presidente del Napoli chiedeva non meno di 40 milioni di euro. Cifra decisamente inferiore a quella che il Chelsea propose nell’estate 2016 per accaparrarselo.
I Blues, all’epoca guidati da Antonio Conte, sono riusciti a mettere le mani sul difensore a distanza di sei anni, sborsando proprio la somma che chiedeva De Laurentiis (più nel dettaglio, 38 milioni più 2 di bonus). A Londra, Koulibaly prenderà il posto di Antonio Rüdiger, passato al Real Madrid di Carlo Ancelotti a parametro zero, e ritroverà il centrocampista Jorginho, con lui all’ombra del Vesuvio dal 2014 al 2018, e il portiere connazionale Édouard Mendy, con cui ha vinto l’ultima edizione della Coppa d’Africa lo scorso febbraio.
KK, capitano del Senegal, ha vinto la Coppa d’Africa lo scorso 6 febbraio. A Napoli si è aggiudicato una Supercoppa italiana e una Coppa Italia.
Approdato a Napoli nell’estate 2014 per circa 8 milioni di euro dal Genk, il suo ambientamento è tutt’altro che repentino e inizialmente fatica a conquistare la fiducia dell’allenatore Rafa Benítez, che spesso affianca al titolarissimo Raúl Albiol l’uruguaiano Britos (chiuderà comunque la sua prima annata in Italia con 39 presenze, un gol e una Supercoppa italiana vinta ai rigori con la Juventus). Inoltre, in occasione del loro primo incontro, il presidente De Laurentiis gli disse che si aspettava che fosse più alto e lui rispose che avrebbe ripagato l’investimento guadagnando quei centimetri a suon di prestazioni autorevoli.
Dalla stagione 2015-2016, con l’addio di Benítez e l’arrivo in panchina di Maurizio Sarri, Koulibaly diventa definitivamente un punto fermo del Napoli, facendo coppia fissa con Albiol. Gli azzurri sono una delle principali antagoniste, insieme alla Roma, della Juventus nella lotta al titolo, e si piazzano al secondo posto con 82 punti, per poi terminare terzi a quota 86 punti, soltanto cinque in meno rispetto ai bianconeri campioni d’Italia. Nel 2017-2018, il Napoli sembra aver raggiunto l’apice della sua forza e della sua competitività. Il gruppo è sempre quello degli anni precedenti, con capitan Hamšík, Reina, Albiol, Callejón, Higuaín, Insigne, Mertens e lo stesso Koulibaly tra i principali trascinatori degli azzurri di Sarri.
Il colpo di testa con cui Kalidou Koulibaly regala al Napoli la vittoria per 1-0 in casa della Juventus il 22 aprile 2018.
Proprio il difensore senegalese si rende autore del monumentale colpo di testa vincente al 90’ che il 22 aprile 2018 manda ko la Juventus a Torino (0-1) e permette al Napoli di portarsi a -1 dai bianconeri a quattro giornate dal termine del torneo. Un gol iconico, rimasto nella storia del club partenopeo e del campionato italiano nonostante la mancata rimonta in classifica, con gli uomini di Allegri campioni per il settimo anno consecutivo e quelli di Sarri secondi a -4, complice il ko per 3-0 sul campo della Fiorentina una settimana dopo l’impresa allo Stadium con la Juve.
Fortissimo nel gioco aereo, abile bei contrasti e negli anticipi e capace anche di partire efficacemente palla al piede e di esibirsi in lanci lunghi utili per trasformare l’azione da difensiva in offensiva, Koulibaly è maturato tantissimo agli ordini di Sarri, con il più esperto Albiol al suo fianco, divenendo in breve tempo uno dei difensori più forti e affidabili in Italia e in Europa e mettendo la museruola ad alcuni dei più temibili attaccanti in circolazione. Menzione d’onore per la sontuosa prestazione offerta dal classe ‘91 in occasione match pareggiato 1-1 col Paris Saint-Germain il 6 novembre 2018 in Champions League.
Koulibaly in azione contro l’Inter a San Siro il 26 dicembre 2018. In quella gara, il difensore venne espulso e preso di mira con cori razzisti dai tifosi nerazzurri.
Una prova maiuscola per Koulibaly, capace di non lasciare nemmeno le briciole a fuoriclasse del calibro di Mbappé, Neymar e Di María, chiudendo loro ogni spazio sia nel cuore dell’area o ai limiti che in mezzo al campo. Tra chiusure, scivolate, anticipi, il numero 26 azzurro mette in mostra il meglio del suo repertorio, peraltro al livello più alto possibile, confermandosi un vero e proprio leader del reparto difensivo. Se Koulibaly ha avuto modo di trascorrere ben otto anni a Napoli ed è entrato sin da subito nel cuore dei napoletani, però, il merito non è esclusivamente delle sue indiscutibili doti tecniche e fisiche, ma anche e soprattutto per il suo modo di essere e di comportarsi fuori dal campo.
Mai sopra le righe e sempre disponibile e gentile, un vero e proprio gigante buono, il difensore si è fatto apprezzare anche per aver sempre combattuto il razzismo, venendo sostenuto dai suoi tifosi. Questi ultimi, il 29 dicembre 2018, in occasione della gara vinta 3-2 col Bologna, indossarono una maschera col volto di Koulibaly per rispondere alle offese razziste che il pubblico dell’Inter aveva riservato al calciatore pochi giorni prima a San Siro. Un legame indissolubile, quello tra il trentunenne e la piazza partenopea, che durerà anche dopo il suo addio. Koulibaly è un pezzo di storia del Napoli e avrà sempre un posto speciale nei cuori dei tifosi, al pari di coloro che negli ultimi anni hanno contribuito a scrivere importanti pagine della storia del club, ossia i vari Hamšík, Cavani, Lavezzi, Callejón e Mertens (il belga, attualmente senza contratto, potrebbe rinnovare).
Koulibaly, 31 anni, saluta il Napoli dopo 14 gol in 317 presenze e due trofei vinti in otto stagioni: se fosse rimasto sarebbe diventato capitano.
Non tutte le più belle storie, però, hanno il lieto fine. Koulibaly non è riuscito a riportare a Napoli quello Scudetto che i tifosi azzurri attendono dal 1990, pur avendo provato con tutte le sue forze a riportare i partenopei sulla vetta più alta d’Italia. Non sono mancati, com’è normale che sia, momenti bui anche a livello individuale, dall’espulsione rimediata nella nefasta sconfitta di Firenze (3-0) in seguito alla quale sfumò definitivamente il sogno Scudetto nel 2018 al beffardo autogol che condannò il Napoli al ko per 4-3 sul campo della Juventus al fotofinish nel 2019.
Ciononostante, il bilancio dell’avventura di Koulibaly all’ombra del Vesuvio non può che essere più che positivo. Arrivato da giovane talento che aveva tanto da dimostrare, il senegalese saluta da giocatore ormai affermato e consacratosi ad alti livelli e padre di due bambini nati e cresciuti proprio a Napoli. Gli azzurri, per sostituirlo, stanno valutando vari profili, tra cui il sudcoreano Kim Min-jae, in forza al Fenerbahçe, l’ivoriano Bailly, in uscita dal Manchester United, il francese del Wolfsburg Maxence Lacroix, Milenković, Acerbi e Palomino. Di certo, però, nessuno potrà rimpiazzare il Comandante nei cuori dei tifosi del Napoli.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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