Si sono incrociati varie volte nel corso della loro carriera e dopo anni si ritrovano faccia a faccia in un duello che vale più di tre punti per entrambi: Stefano Pioli e Luciano Spalletti hanno riportato Milan e Napoli in alto, ma non si accontentano e puntano a fare ulteriori passi in avanti. Il big match tra rossoneri e azzurri, in programma domani alle 20:45 a San Siro, in questo senso, dirà molto delle reali ambizioni e possibilità delle due squadre in una lotta al titolo molto avvincente. L’Inter, attualmente in vetta, tenta la fuga dopo il roboante successo per 5-0 in casa della Salernitana, ma Milan e Napoli hanno l’occasione ideale per lanciare un messaggio forte e chiaro ai campioni in carica e continuare a mettere pressione ai nerazzurri.
Stefano Pioli, 56 anni, siede sulla panchina del Milan dall’ottobre 2019.
Entrambe hanno iniziato la stagione col piede ben piantato sull’acceleratore, concedendo poco e nulla ai propri avversari e macinando incoraggianti serie di risultati positivi e ottime prestazioni. Fino al primo ko in campionato con la Fiorentina (4-3 al Franchi lo scorso 20 novembre), il Milan aveva raccolto ben dieci vittorie e due pareggi, contro Juventus e Inter, nelle prime dodici giornate, segnando ventisei reti e subendone undici. La sconfitta di Firenze è stato il primo campanello dall’allarme, il prodromo di un periodo tutt’altro che semplice: la flessione, seppur non netta e causata anche dai numerosi infortuni (Kjaer, Rebić, Leão, Giroud, Calabria, Maignan, tra i tanti), ha visto il Milan ottenere appena sette punti nelle ultime cinque giornate di campionato (due vittorie, con Genoa e Salernitana, altrettante disfatte con Fiorentina e Sassuolo e un pareggio a Udine, peraltro arrivato al fotofinish).
Sorte simile per il Napoli, che dopo aver inizialmente dominato il campionato in lungo e in largo si ritrova a fare i conti con una situazione molto complicata, aggravata dagli infortuni di numerosi giocatori chiave (su tutti Koulibaly, Osimhen, Fabián Ruiz, Zambo Anguissa). Dieci vittorie, di cui ben otto consecutive, e due pareggi nelle prime dodici giornate avevano permesso agli azzurri di salire in testa alla classifica, a pari merito proprio col Milan. Le due sconfitte, entrambe per 3-2, a San Siro con l’Inter e in casa con l’Atalanta, scontri diretti fondamentali, hanno fatto scivolare gli uomini di Spalletti al quarto posto: dal primo ko in campionato, quello in casa dell’Inter, il Napoli ha messo insieme una sola vittoria, un pareggio sul campo del Sassuolo (da 0-2 a 2-2) e ben tre sconfitte, subendo ben nove reti in cinque partite (ne aveva incassati quattro nelle prime dodici giornate).
Luciano Spalletti, 62 anni, prima stagione alla guida del Napoli.
I precedenti tra Stefano Pioli e Luciano Spalletti incoronano il tecnico toscano, che in carriera non ha mai perso contro il collega emiliano (sette vittorie e tre pareggi in dieci gare dal 2006 ad oggi). Il primo duello tra i due tecnici risale al 24 settembre 2006, un netto 4-0 della Roma di Spalletti sul campo del Parma di Pioli. Il 3-0 per i giallorossi nella gara di ritorno, l’11 febbraio 2007, comportò l’esonero di Pioli, in favore di Claudio Ranieri. L’ultimo, invece, risulta essere il pirotecnico 3-3 tra la Fiorentina di Pioli e l’Inter di Spalletti, maturato il 24 febbraio 2019 al Franchi. Fu proprio l’attuale allenatore del Napoli a subentrare al 56enne emiliano alla guida dell’Inter nel 2017, riportando il club nerazzurro in Champions League. Quell’Inter che oggi entrambi inseguono e che puntano a non lasciarsi scappare: servirà una vittoria, per interrompere la striscia negativa col collega (Pioli) o per estenderla (Spalletti), ma soprattutto per tenere vivo il sogno Scudetto (ciò vale per entrambi, con il Milan attualmente secondo a -4 dall’Inter e il Napoli quarto a sette lunghezze di distacco).
62 anni da Certaldo, Spalletti è tornato in Serie A dopo due anni di inattività, accettando l’arduo compito di risollevare un Napoli reduce da un’annata chiusasi con un deludente pareggio casalingo col Verona costato agli azzurri un posto in Champions League nella stagione attualmente in corso. Nel recente ko con il sorprendente Empoli dell’amico Andreazzoli, il tecnico toscano ha festeggiato le 500 panchine in Serie A, ottenute tra Empoli (34 nel 1997-1998), Sampdoria (28 nel 1998-1999), Venezia (17 nel 1999-2000), Udinese (117, di cui 11 tra marzo e giugno 2001 e 106 tra il 2002 e il 2005), Roma (211, di cui 154 tra il 2005 e il 2009 e 57 tra gennaio 2016 e maggio 2017), Inter (76 tra il 2017 e il 2019) e, appunto, Napoli (17 finora). Spalletti ha vinto otto trofei nel corso della sua carriera, di cui quattro in Italia, ma non ha mai messo in bacheca lo Scudetto, sfiorato soltanto nel corso della sua prima esperienza alla guida della Roma.
Sandro Tonali, 21 anni, imprescindibile per il centrocampo del Milan di Pioli.
Pioli, 56 anni da Parma, dal canto suo allena in Serie A ormai da undici anni consecutivi, dopo tre stagioni di gavetta tra Grosseto, Piacenza e Sassuolo, con cui sfiorò la prima storica promozione in massima serie del club neroverde (ko nel doppio confronto col Torino ai playoff), poi centrata da Eusebio Di Francesco nel 2012-2013. Nella sua bacheca non figurano trofei, eccezion fatta per un campionato vinto con gli Allievi Nazionali del Bologna nel 2000-2001. Dopo un iniziale ambientamento, tutt’altro che semplice, l’allenatore parmigiano si è rivelato l’uomo ideale per risollevare le sorti del Milan, riportato in Champions League dopo sette lunghi anni di attesa. Lo Scudetto sulla sponda rossonera del Naviglio manca dal 2011, anno in cui Pioli guidò a una tranquilla salvezza il Chievo (undicesimo con 46 punti) e Spalletti vinse il suo primo campionato in Russia, con lo Zenit San Pietroburgo. All’ombra del Vesuvio, addirittura, non si festeggia la vittoria di un Tricolore dal 1990, anno del Mondiale in Italia, con Pioli e Spalletti ancora in attività come calciatori: il primo in A con la Fiorentina, il secondo in C1 con lo Spezia.
Milan-Napoli è la sfida tra due grandissime squadre, realtà storiche del calcio italiano, ma è anche e soprattutto il confronto tra due allenatori di primo piano, che spesso e volentieri hanno raccolto meno di quanto seminato. Entrambi praticano un calcio tanto bello da vedere quanto efficace. Un gioco propositivo, certo, ma che non trascura affatto la fase difensiva (aspetto in cui Milan e soprattutto Napoli primeggiavano prima del recente calo che ha frenato la marcia di entrambe) e che sa adattarsi anche alle assenze di interpreti a tratti imprescindibili. Senza Ibrahimović, Giroud, Rebić e Leão, Pioli ha rispolverato alcune frecce importanti del suo arco, come Messias e Saelemaekers, e nel ruolo di centravanti ha fatto ricorso a giocatori con ben altre caratteristiche, tra cui Brahim Díaz e Krunić nel match vinto 2-0 con la Salernitana lo scorso 4 dicembre (Pellegri ko dopo circa un quarto d’ora nella sua prima da titolare in rossonero, Ibra a riposo in vista del Liverpool e Giroud ancora out per infortunio).
Dries Mertens, 34 anni, autore di 6 gol in 15 presenze tra campionato e Europa League.
Anche Spalletti ha fatto di necessità di virtù, schierando Mário Rui nell’inedita posizione di mediano e riproponendo Mertens centravanti (mossa vincente di Sarri nel 2016): doppietta nel 4-0 alla Lazio e reti nelle sconfitte con Inter e Atalanta, entrambe per 3-2, e nel pareggio per 2-2 col Sassuolo per il belga, per un totale di cinque gol nelle ultime cinque gare. Milan-Napoli, come tutti i big match, peseranno tantissimo gli episodi, ma a fare la differenza, oltre alle giocate dei singoli, potrebbero essere anche e soprattutto idee, mosse e contromosse dei due protagonisti della sfida di cartello della diciottesima giornata di Serie A: Stefano Pioli da una parte, Luciano Spalletti dall’altra.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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