Dopo poco più di un anno di inattività, Carmelo Anthony ha annunciato ufficialmente l’intenzione di ritirarsi dal basket giocato. 39 anni da compiere il 29 maggio, Melo ha disputato la sua ultima gara in NBA il 6 aprile 2022, totalizzando 10 punti, 6 rimbalzi, 2 assist, 2 recuperi e una stoppata nel match perso 121-110 dai Los Angeles Lakers sul campo dei Phoenix Suns. I gialloviola non riuscirono a centrare la qualificazione ai playoff, terminando la regular season all’undicesimo posto con un record di 33 vittorie e 49 sconfitte. Nei mesi scorsi, numerosi rumors di mercato hanno visto protagonista Anthony, che sembrava destinato ad avere un’altra chance in NBA.
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Del resto, il classe ‘84 aveva dimostrato di poter dire ancora la sua in NBA sia ai Lakers che ai Portland Trail Blazers, con cui si era risollevato dopo la brusca fine della sua esperienza con gli Houston Rockets. Nel 2018, infatti, la franchigia texana lo ingaggia al minimo salariale, aggiungendolo a un roster che poteva contare sull’MVP James Harden, sul suo amico fraterno Chris Paul e sul suo ex compagno di squadra a Denver Nenê, ma risolve il suo contratto dopo appena dieci partite di regular season. Per Melo sembrava essere giunto il momento di mettersi da parte e in molti pensavano che il prodotto di Syracuse avesse ormai esaurito le sue possibilità in NBA.
Un anno più tardi, Carmelo Anthony ritrova sé stesso a Portland, risultando una pedina fondamentale al fianco di Damian Lillard e C.J. McCollum (medie di 15.4 punti, 6.3 rimbalzi e 1.5 assist col 43% al tiro e il 38.5% da tre in 58 partite). Al secondo anno nell’Oregon, da sesto uomo (prima volta in carriera in cui esce dalla panchina per un’intera stagione), continua a dare un importante contributo alla causa, chiudendo la stagione con 13.4 punti, 3.1 rimbalzi e 1.5 assist col 42% dal campo e il 41% da dietro l’arco. Nel 2021 decide di firmare coi Lakers, reduci dall’eliminazione al primo turno dei playoff coi Phoenix Suns e desiderosi di tornare a competere per l’anello.
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A Los Angeles gioca per la prima volta in carriera al fianco del suo amico LeBron James, ma l’obiettivo titolo sfuma ben prima del previsto, con i gialloviola fuori dai playoff. In diciannove anni di carriera, Anthony – tra i migliori talenti della sua generazione – non è mai riuscito a disputare le Finals, fermandosi in occasioni alle Finali di Conference, disputate nel 2009 con i Denver Nuggets e perse contro i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant. Melo fu tra i migliori prospetti di uno dei Draft più ricchi di talento che la storia dell’NBA ricordi, quello del 2003, in cui i Denver Nuggets lo selezionarono con la terza scelta assoluta, dopo LeBron James (Cleveland Cavaliers, prima scelta) e prima di Chris Bosh (Toronto Raptors, quarta scelta) e Dwyane Wade (Miami Heat, quinta scelta).
In Colorado, si impone sin da subito come uno dei migliori giocatori della lega, tanto da mettere a referto medie di 21 punti, 6.1 rimbalzi, 2.8 assist e 1.2 recuperi nel suo anno da rookie. A Denver, negli anni, milita al fianco di giocatori del calibro di Kenyon Martin, J.R. Smith, Allen Iverson, Chauncey Billups e Nenê, e disputa ogni anno i playoff dal 2004 al 2011, con sei eliminazioni al primo turno e una in Finale di Conference. Nel 2011 approda ai New York Knicks, la franchigia della sua città natale, con cui stabilirà numerosi record individuali. Nella Grande Mela, infatti, Carmelo Anthony vince per la prima volta in carriera il titolo di miglior marcatore della regular season (28.7 punti di media nel 2012-2013) e diventa il miglior realizzatore in una singola partita nella storia dei Knicks e del Madison Square Garden, facendo registrare 62 punti e 13 rimbalzi col 66% al tiro (23/35), il 54.5% da tre (6/11) e il 100% dalla lunetta (10/10) nella gara vinta 125-96 contro gli Charlotte Bobcats il 24 gennaio 2014.
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A New York, però, arriva ai playoff in sole tre occasioni, venendo eliminato due volte al primo turno e una volta in semifinale di Conference. Negli ultimi anni di carriera, Melo ha provato più volte a rilanciarsi in contesti più competitivi, adattandosi a fare il terzo violino con Russell Westbrook e Paul George tra le file degli Oklahoma City Thunder (2017-2018), poi il sesto uomo agli Houston Rockets (2018), ai Portland Trail Blazers (2019-2021) e ai Los Angeles Lakers (2021-2022), non riuscendo però nemmeno a sfiorare il tanto agognato anello. Spesso e volentieri criticato per il suo stile di gioco da solista, Anthony lascia la pallacanestro da nono miglior marcatore di tutti i tempi dell’NBA, con 28.289 punti in 1260 partite, dietro soltanto a LeBron James, Kareem Abdul-Jabbar, Karl Malone, Kobe Bryant, Michael Jordan, Dirk Nowitzki, Wilt Chamberlain e Shaquille O’Neal, e con dieci convocazioni all’All-Star Game.
Melo, inoltre, risulta uno dei tre giocatori capaci di mettere a referto almeno 10.000 punti con due squadre diverse (13.970 con i Denver Nuggets e 10.186 con i New York Knicks), al pari di Elvin Hayes e Kareem Abdul-Jabbar. Dal punto di vista offensivo, Carmelo Anthony è stato senza alcun dubbio uno dei migliori giocatori della storia dell’NBA, capace di segnare in qualsiasi modo e di entusiasmare a suon di canestri tanto spettacolari quanto estremamente complicati, eseguiti con un rilascio e una pulizia di tiro pressoché impeccabili. Se è vero che la vittoria di un titolo o di un MVP (sesto posto nel 2010 e terzo nel 2013) lo avrebbero fatto entrare ancor più nella storia, è pur vero che la sua grandezza rimarrà tale anche senza i prestigiosi riconoscimenti sopracitati.
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Inoltre, Melo ha avuto modo di vivere al college e con Team USA le gioie che gli sono mancate ai playoff, portando Syracuse alla vittoria del suo primo titolo NCAA da miglior marcatore e Most Outstanding Player del torneo e vincendo ben tre medaglie d’oro alle Olimpiadi (Pechino 2008 col celebre Redeem Team, Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016), risultando il primo di sempre a riuscire nell’impresa, tuttora imbattuta. Nella storia dei Giochi olimpici, soltanto Kevin Durant (435) ha segnato più punti di Carmelo Anthony (336), che è stato uno dei principali protagonisti della rinascita di Team USA dopo svariati anni difficili.
Dennis Izzo
Fonte foto in evidenza: Above Th3 Rim (Twitter)
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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