Nella storia del calcio italiano i calciatori hanno spesso fatto la loro parte per i risultati di una squadra, ma non sempre è stato così. Il merito di un aver dato vita a un ciclo vincente, o anche solo di un campionato, è stato dato all’allenatore. E ci sono tanti esempi in tal senso, come Nereo Rocco, Arrigo Sacchi e Fabio Capello per il Milan, Helenio Herrera e José Mourinho per l’Inter, Giovanni Trapattoni, Marcello Lippi e Massimiliano Allegri per la Juventus. Il tecnico riveste quindi un ruolo importante nella conduzione di una squadra e per questo motivo i meriti vengono dati a lui. Il tecnico ci mette spesso del suo, ma la storia del calcio italiano è piena di tanti esempi di allenatori che in una dimensione provinciale sono riusciti a fare cose egregie, ma che al momento del passaggio in grandi squadre non hanno avuto tanta fortuna.
Andando indietro nel tempo l’artefice del Cagliari scudettato nel 1970, Manlio Scopigno, che nel 1973 venne ingaggiato dalla Roma, ma lasciò l’incarico dopo solo sei giornate, probabilmente a causa del fatto che non riusciva a reggere le pressioni della tifoseria giallorossa. Il protagonista dell’altro campionato vinto in pronvicia, quello del Verona nel 1985, Osvaldo Bagnoli, negli anni successivi si rese protagonista di un altro miracolo, quello del Genoa, che nella stagione 90/91 si classificò quarto e ottenne l’accesso alla Coppa Uefa. Nella stagione successiva la sua squadra venne eliminata solo in semifinale dall’Ajax, ma al suo passaggio all’Inter nel 1992, dopo un buon secondo posto alle spalle del Milan al primo anno, nel campionato 93/94 arrivò l’esonero dopo tanti risultati deludenti. L’annata vide per i nerazzurri la conquista della loro seconda Coppa Uefa, ma anche la conclusione del campionato al tredicesimo posto, appena un punto sopra la zona retrocessione.
Un altro caso che non è possibile non citare è quello del celeberrimo Gigi Maifredi, che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 portò il suo Bologna dalla Serie B alla qualificazione in Coppa Uefa, giocando un calcio offensivo, denominato calcio champagne. I buoni risultati attirarono l’attenzione della Juventus, che nel 1990 lo ingaggiò nella speranza che riuscisse a ripetere quanto di buono fatto da Sacchi nel Milan. Nel campionato che seguì i mondiali italiani però i bianconeri, dopo un buon girone d’andata, crollarono in quello di ritorno chiudendo il torneo al settimo posto, venendo così esclusi dalle coppe europee. Da quel momento la carriera di Maifredi sprofondò nell’oblio più totale.
Subito dopo toccò a Oscar Washington Tabarez recitare la parte del re in provincia e dello sfortunato in metropoli, quando andò ad allenare il Milan nella stagione 96/97 in sostituzione di Fabio Capello, dopo aver brillantemente condotto il Cagliari al nono posto in classifica due stagioni prima. L’avventura in rossonero per lui durò solo 11 partite e in seguito la società lo rimpiazzò con Arrigo Sacchi, che però non riuscì a ripetere le gesta della volta precedente portando i rossoneri a chiudere il torneo undicesimi. Andando in tempi più recenti c’è da ricordare il flop di Luigi Delneri nella Juventus nella stagione 2010/11 con il settimo posto e la mancata qualificazione alle coppe europee, vent’anni dopo l’impresa al contrario targata Maifredi. Infine Giampiero Gasperini, arteficie di belle cose con Genoa e Atalanta, nella stagione 2011/12 sulla panchina dell’Inter ha vissuto un’esperienza davvero imbarazzante, durata solo per le prime quattro partite, una sola delle quali vinta.
Giuliano Spina
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