Perdita di alberi in Europa in aumento negli ultimi quattro anni. Un danno che potrebbe costringere i paesi dell’Unione a rivalutare i propri piani. Il cambiamento climatico, in assenza di alberi e foreste, diverrebbe un nemico troppo potente per l’uomo.
Le ricerche sulla presenza di alberi in Europa è stata fatta dalla rivista scientifica Research Nature. Come riportato da questi studi, la perdita di biomassa sulla superficie terrestre (la biomassa è l’insieme di organismi viventi, animali e vegetali, in un preciso ambiente) è troppa. Una perdita di biomassa che ha sfiorato il 70% nel triennio tra il 2016 e il 2018.
La superficie del nostro pianeta, come narrato in tutti i libri di scienza delle scuole elementari, è costituito dal 70% di acqua e dal 30% di terra ferma. A sua volta, quel 30% è da ridistribuire sulla superficie di tutti i continenti. Solo l’Europa, infatti, può vantare di un 38% di foreste nel mondo che oggi rischiano di essere perse, ma anche rinnovate. Perse da fattori molto diversi: la domanda di combustibile ricavabile dal legno, la necessità di legname, ma anche fenomeni naturali come tempeste, incendi e grandinate che danneggiano gravemente gli spazi interessati.
La domanda di legname contribuisce, inoltre, alle emissioni di anidride carbonica nel continente. Questo perché anche se i fornitori di legname cercano di usare le loro fonti a lunga durata, questo non nega l’esistenza e la produzione di CO2. Gli alberi, nel limitare questa produzione di CO2, contribuiscono anche fino a compensare il 10% delle emissioni di gas.
Anche se la produzione e raccolta di legname prevede, ovviamente, un continuo ripiantare degli alberi, nella ricerca di Research Nature era indispensabile capire il perché dell’aumento di domanda da parte del mercato.
Nell’affrontare la crisi climatica le piantagioni di alberi hanno un ruolo fondamentale. Riconosciuto anche da molti siti, cooperative e organizzazioni pro ambiente, come Treedom. Questa piattaforma ha infatti permesso a molti utenti di contribuire nella lotta alle emissioni di gas nocivi piantando alberi. E come riportato dalla piattaforma stessa, un solo albero di Baobab può contribuire fino all’assorbimento di tre migliaia di chilogrammi di gas.
Tuttavia gli alberi non bastano. Pur essendo con molta probabilità la soluzione migliore, la maxi-piantagione proposta anche dai più famosi youtuber americani non può reggere. La quantità di alberi necessaria per tale lavoro supera di gran lunga lo spazio oggi disponibile per ridistribuire baobab e querce. Questo, però, non vuol dire evitare di farlo. Bisogna iniziare, con molta probabilità, proprio dalla protezione e dalla piantagione di alberi.
Quando un albero cresce, assorbe e immagazzina le emissioni di anidride carbonica, per poi “riciclarla” attraverso il suo ciclo vitale. E sempre dalle fonti riportate dal Guardian delle riviste Science e Nature, una nuova piantagione mondiale potrebbe consumare fino ai due terzi dell’anidride carbonica nel mondo.
Serve però una collaborazione globale. E questa collaborazione è limitata anche da singoli individui, come il presidente del Brasile, Bolsonaro. Viene infatti stimato che in Brasile siano stati deforestati oltre 1.200 km quadri di suolo. Una vastità di alberi, piante e foreste che potevano contribuire alla lotta contro il riscaldamento globale.
Il contributo di tutti è fondamentale. Tom Crowther, professore dell’università ETH di Zurigo, che tra le principali dieci proposte, la più efficace è proprio la maxi piantagione. Un progetto che vuole cercare di ridistribuire alberi anche negli spazi più isolati. Esistono infatti terreni senza alberi che potrebbero benissimo ospitare grandi vastità di biomasse, rigenerando anche gli habitat naturali più danneggiati o limitati.
Joseph Poore, ricercatore del Queen’s College, Oxford, ha dichiarato nel 2019 al Guardian che il progetto è “ambizioso ma essenziale” e che per ottenere i migliori risultati, bisognerebbe intervenire anche nelle aree dedicate al pascolo e all’allevamento di bestiame. Cosa fare quindi? Cambiare totalmente il nostro stile di vita al fine di regalare alle future generazioni un secolo di vita in più? Forse bisognerebbe ripartire sì dagli alberi, ma magari scegliere di usare una bicicletta e mangiare un’insalata più volte di una bistecca o un hamburger. Dipende tutto dal singolo quanto dalla collettività. Dipende da tutti noi.
Davide Zaino Pasqualone
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