Girona il nome della squadra, della società; Gerona il nome della città, la quale anticamente si chiamava proprio come il principale club. Entrambi i nomi pronunciati con la ‘g’ affricata postalveolare sonora, come la nostra ‘g’ di gelato o giorno indicata dall’alfabeto IPA con il simbolo /dʒ/, o in modo semplicistico /dz/. E non come la pronuncia spagnola, o castigliana, della ‘x’ fricativa velare sorda, molto più vicino ad una ‘g’ aspirata. Sebbene possa pronunciarsi anche in lingua spagnola, è giusto dare spazio anche alla lingua catalana.
La Catalogna, rispetto, alle altre regioni della Spagna, si è sempre considerata una nazione. Spinti da grandi movimenti nazionalisti ed indipendentisti, nemmeno le società sportive sono esuli da tali sentimenti. Infatti, stessa la società dei Gironistes è conosciuta proprio per essere associata alle ideologie del nazionalismo catalano. La città di Gerona nella storia è stata continuamente bersaglio delle conquiste francesi e castigliane. Per quanto Barcellona sia considerata la città simbolo dell’orgoglio catalano, Gerona è, invece, lo zoccolo duro della cultura catalana.
Il paradigma sportivo che sbandierava, e sbandiera ancora, l’indipendentismo catalano è sicuramente il Barcellona. Negli anni di dominio del Barcellona, i blaugrana, agli stessi livelli del Real Madrid e anche superiore alla principale squadra madrilena, si sentivano i padroni della Spagna. Anzi, l’avevano conquistata, sportivamente parlando. Una vendetta nei confronti del periodo fascista franchista, il dittatore Francisco Franco, dal ’39 al ’75. Periodo che l’intera Catalogna soffrì maggiormente.
Tra la Catalogna e la Castiglia, la regione in cui è sede la capitale Madrid, non è mai scorso buon sangue storicamente. Ci sono catalani che hanno deciso di mettere da parte i rancori storici (di cui la maggior parte avrà letto o sentito storie da chi avrà visto e/o subito vessazioni). Altri invece no. E dal momento in cui la lingua spagnola è definita anche castigliana, una piccola parte della popolazione catalana preferisce esprimersi in catalano, o in italiano. Ma non in spagnolo.
Il Girona è gestito maggiormente da tre diversi proprietari: il Girona Football Group (16%), Marcelo Claure (35%), ed il City Football Group (47%). Il fratello di Pep Guardiola, Pere, è l’amministratore delegato del Girona Football Group, e sicuramente sarà stato uno dei motivi per cui lo sceicco Mansour, nel 2017, abbia deciso di acquisire parte della società spagnola. Ops…catalana. Marcelo Claure, invece, è un uomo di affari boliviano-americano di quasi due metri di altezza che ha deciso di entrare nel mondo del pallone divenendo anche lui parte del club.
Non a caso alcuni giocatori del Girona provengono dal Manchester City, sia in prestito e sia con un passato Citizen. Tra questi ci sono Aleix Garcia, catalano della provincia di Tarragona. Yangel Herrera, venezuelano con zero presenze al Manchester City, ma che si sta rivelando un giocatore fondamentale per il Girona. Eric Garcia, barcellonese di Llobegrat cresciuto nelle giovanili del Barcellona e del Manchester City. L’unico in prestito è il terzino destro brasiliano Yan Couto.
Oltre ai nomi citati, ci sono anche calciatori di una certa esperienza come Daley Blind, e due ex Serie A come David Lopez e Cristhian Stuani. I primi due prettamente con ruoli da difensori centrali oltre a contribuire alla difesa della porta, portano anche valore offensivo. David Lopez, trasformatosi da centrocampista di rottura a difensore centrale, è già a quota due gol. Blind, che da terzino è divenuto anch’egli un difensore centrale col tempo, ha sfornato due assist. Chi però sta vivendo una seconda giovinezza è Stuani. Classe ’86 e capitano della squadra, dal 2017 è nella rosa del Girona. Per lui tre gol ed un assist in questo momento.
Il terminale offensivo titolare, però, porta tre nomi alquanto esotici. Il brasiliano in prestito dal Troyes, Savio, trequartista o ala destra classe 2004. Arrivato a luglio, Savio è già autore di tre gol e quattro assist. Mentre gli ultimi due vengono dall’est Europa, dall’Ucraina per l’esattezza. L’attaccante, e all’occorrenza ala, classe ’97, Artem Dovbyk, proveniente dal Dnipro, autore di sei reti e quattro assist in dodici presenze. L’altro esterno o ala, invece, è Viktor Tsygankov, anch’egli classe ’97, due gol e un assist in dieci presenze per lui, ma principale fautore delle azioni offensive del Girona.
Sicuramente è un po’ presto per dirlo. Anche se il Girona vincesse il campionato, le due imprese non potrebbero essere paragonate. Il Leicester l’anno prima di vincere la Premier si salvò nelle ultime giornate. L’anno dopo non allestì una squadra per vincere, ma semplicemente per salvarsi nuovamente. Un autentico miracolo che oltre a portare la firma di Ranieri, racchiude in sé l’emblema dello spirito di gruppo di una squadra di calcio. Cosa che magari manca nelle squadre play-station degli sceicchi, ma anche in altre grandi società.
Certo, il discorso si potrebbe fare anche con il Girona, non ci sono grandi nomi arrivati quest’estate, proprio come in quel Leicester. Già che ci sia dietro la mano dello sceicco del Manchester City, però, renderebbe il tutto meno romantico. Una squadra che vince inaspettatamente, Leicester, contro una squadra con l’obiettivo di vincere, Girona.
Il romanticismo lo si può trovare in altri fattori, come nel giovane allenatore Michel. Classe ’75, da calciatore ha trascorso gran parte della sua carriera nel Rayo Vallecano, vincendo solo un campionato di Segunda Division B. Da allenatore, per ora, ha vinto altrettanto con Rayo Vallecano e Huesca. In questo momento è uno degli allenatori più interessanti di Spagna.
Il gioco di Michel è un giocato votato molto all’attacco, all’offensività. Il modulo con cui mette il campo il Girona è un finto 4-5-1, perché quel modulo ha la capacità di trasformarsi in un 4-3-3 moderno, fresco e imprevedibile. La squadra catalana per ora ha collezionato dieci vittorie, un pareggio ed una sconfitta. Ha segnato la bellezza di ventinove reti e ne ha subite quindici. Pensare che solo due anni fa, in questo momento, il Girona era diciannovesima in Segunda Division. Qualcosa che va oltre il sogno, oltre l’immaginazione.
Coincidenza vuole che il City Football Group possiede anche una quota di una squadra italiana, il Palermo, precisamente l’80%. I tifosi palermitani già sognano, e magari tra qualche anno una simile sorpresa potremmo averla in Serie A.
Foto: Mundo Deportivo
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.