LONDRA (dal nostro inviato all’Emirates Stadium) – È vero, l’Arsenal non ha mai vinto uno trofeo internazionale nel corso della sua lunga storia. Ma per i Gunners la fase a gironi di Champions League è sempre stata una pura formalità. E ieri sera, in un Emirates gremito in ogni ordine di posto, la sfida con Basilea non ha fatto eccezione.
Troppo forte il divario tecnico tra le due squadre. Easy-Peasy, o facilissimo, se volete, per i padroni di casa volgere a proprio favore la gara casalinga d’esordio di questa stagione europea, dopo il pari esterno di Parigi di due settimane fa. Minime le risorse dei campioni di Svizzera, incapaci di arginare Mustafi e compagni. Problemi, per gli elvetici, che, fin da subito, si sono palesati soprattutto sulla fascia sinistra, dove il malcapitato Traoré, si è visto saltare a ripetizione dai vari Bellerín, Walcott, Özil e Sánchez che, a più riprese, si sono alternati da quelle parti.
La difesa del Basilea è quella che è, c’è poco da fare. Ma siamo convinti che Fischer si sarebbe aspettato qualcosa in più da Bjarnason in fase di impostazione e di ripartenza, e dai suoi attaccanti al momento di finalizzare. L’islandese, però, è apparso disorientato e fuori dal gioco nella prima frazione. A chiudere ogni spazio, il duo composto da Santi Cazorla e Granit Xhaka – con quest’ultimo che, tra l’altro, ieri si è trovato di fronte il fratello Taulant. L’ex centrocampista del Pescara è riuscito a prendere le misure a giochi ormai fatti, sfiorendo il gol in due occasioni, prima di essere sostituito.
L’unico guizzo dell’attacco è arrivato allo scadere quando Sporar, subentrato a gara in corso all’ex romanista Doumbia, dopo aver sfruttato una leggerezza della difesa dei Gunners, si è fatto neutralizzare la conclusione da un Ospina sempre attento. Troppo poco per mettere in difficoltà i ragazzi di Wenger che, come già sottolineato, sulle fasce sono stati incontenibili – un plauso anche a Iwobi e alle sue scorribande sulla fascia sinistra.
Un Arsenal che, però, si è accontentato del minimo sindacale per portare a casa i tre punti. Dopo le reti di Walcott sembrava ne potessero arrivare altre ma, a un certo punto, i padroni di casa hanno tirato il freno a mano, con la testa già al match di domenica contro il Burnley. Wenger compreso che, nel post-partita, ha giurato ancora una volontà fedeltà alla sua squadra, rimandando al mettitente la possibilità di lasciare anzitempo il club che allena da vent’anni per raccogliere l’eredità di Sam Allardyce sulla panchina della nazionale inglese.
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Nell’albo dei pubblicisti dal 2013, ha scritto un eBook sui reporter di guerra e conseguito due lauree. A Catania si è innamorato del giornalismo sportivo; a Londra si è tolto la soddisfazione di collaborare per il Guardian e il Daily Mail. Esperto di digital marketing e amante dei social media, nel 2017 ha deciso di tornare a collaborare con VdC di cui era già stato volto e firma nel 2012-2013.