Il calcio Italiano pretendeva dalle sue squadre delle prove da big d’Europa. Tutte e 4 le rose impegnate in Champions League hanno dato prova del loro carattere, dimostrando di avere le carte in regola per approdare agli ottavi. Prestazioni da vere big, non c’è davvero nulla da rimproverare stavolta ai nostri, ma anzi, solo da applaudire.
La squadra di casa bastava un risultato positivo (vittoria o pareggio) per qualificarsi da prima del girone, mentre capitan Koke e compagni avevano l’obbligo di far punti per allontanare in classifica il Bayer Leverkusen.
Oltre alla grande rivalità tra le due compagini, questo match metteva a confronto anche due filosofie di gioco totalmente differenti; da una parte il “sarrismo” un bel gioco ormai maturo e più da grande squadra ora che è sbarcato in orbita Juve; dall’altra il “cholismo” di mister Simeone che lascia il controllo agli avversari e cerca di punirli in contropiede.
Nei primi minuti, la squadra bianconera gioca di prima e con scambi spettacolari, come succede al nono minuto, quando una triangolazione tra Dybala e Ramsey porta il primo a sfoderare un tiro ben parato da Oblak. L’Atletico Madrid cerca di fare diga e ripartire: al 24’, un tiro di Saul passa (misteriosamente!) tra le gambe dei calciatori in area di rigore e per poco non inganna Szczsesny.
La joya continua a incantare in un primo tempo che sebbene avaro di vere occasioni da goal delizia il palato dello stadium per la qualità del gioco espressa. E in realtà quanto fatto vedere dal 10 bianconero è solo un assaggio. Nei minuti di recupero del primo tempo è proprio lui a farsi carico di una punizione da posizione impossibile e, nonostante ciò, riesce a battere un colpevole Oblak (che ha però la parziale scusante di avere avuto la visione della palla coperta dai suoi stessi difensori).
Nel secondo tempo, il copione della partita cambia, poichè a prendere il pallino del gioco è la squadra di Simeone, che, tuttavia, fatica ad arrivare davanti la porta bianconera. Al 67’, Bernandeschi, entrato da poco per il gallese Ramsey, salta tutti e colpisce il palo dal limite d’area. Sarri non vuole brutte sorprese e come al solito a un quarto d’ora dalla mischia decide che è il momento della staffetta tra i due argentini. La “Joya”, che si prende una grande ovazione del suo pubblico, sta riconquistando l’ambiente bianconero partita dopo partita. Ma lascia spazio a un Higuain ormai fondamentale per i bianconeri.
All’83’ il neo entrato Joao Felix, con un bellissimo passaggio, pesca Correa, ma l’argentino viene fermato da un grande intervento di De Ligt (in netta crescita anche il difensore olandese, autore di un altra gara da top player). Undici minuti dopo l’occasione delle occasioni: ancora il numero 10 dei colchoneros passa la palla a Morata, il quale, a porta libera, riesce clamorosamente a non colpire la palla e a sbagliare un gol praticamente fatto. Posizione dubbia, però, per l’attaccante spagnolo, che, in caso di gol, probabilmente sarebbe stata vagliata dal VAR.
Al fischio d’inizio urlo di gioia per Sarri e i suoi: i bianconeri si qualificano da primi con un turno d’anticipo e si confermano una delle squadre da battere in questa Champions League.
Dopo il disastroso risultato dell’andata, l’Atalanta cerca la rivincita in quel di San Siro. Gasperini, però, deve fare a meno del suo bomber Duvan Zapata, ancora fermo ai box a causa di un infortunio. I bergamaschi partono subito fortissimo con Muriel, il quale salta un uomo e dal fondo mette un pallone che Hateboer non riesce a dirigere in porta. Al 3’ e al 20’ avvengono due azioni fotocopia: Gomez salta un uomo e mette un cross basso in area e per due volte Pasalic, lasciato solo dai difensori croati, “liscia” la palla.
Al 25’ succede di tutto: il rimbalzo della traversa centrata da un tiro al volo di Gosens serve Muriel, che, steso da Peric in area, regala un rigore ai nerazzurri. A spiazzare Livacovic e trasformare il rigore è lo stesso numero 9 colombiano. Al 32’, a partire in contropiede è ancora Muriel; l’attaccante ex Udinese fa trenta metri palla al piede, ma poi calcia fuori.
A dieci minunti dalla fine del primo tempo si vedono avanti, per la prima volta, gli ospiti: l’esterno croato Orsic punta l’uomo e, con una bella conclusione a giro, colpisce anche lui la parte superiore dei pali.
Alla ripresa del secondo tempo arriva prestissimo il raddoppio dell’Atalanta con un’azione personale del papu Gomez: il capitano argentino, dopo un tunnel spettacolare ai danni dell’avversario, tira in diagonale e segna il 2-0. Un’azione pazzesca, degna delle qualità balistiche di cui è in possesso il capitano dei nerazzurri. La Dinamo Zagabria non riesce a rispondere e dopo una splendida triangolazione, rischiano subire il colpo del KO con Ilicic.
Alla fine, l’Atalanta, nonostante le tantissime occasioni, non riesce a ribaltare il 4-0 dell’andata. In caso di parità di punti tra le due squadre, passerebbe la formazione della Dinamo Zagabria, ma la “mission impossibe” per la società di Petrarchi, grazie a questa vittoria, è diventata possibile. La prossima partita in Ucraina contro lo Shaktar Donetsk sarà decisiva per il secondo posto nel girone, un piazzamento che dopo i primi 3 appuntamenti di Champions sembrava un miraggio lontano.
Questa Inter è sempre più dipendente dalle sue punte di diamante. In molti storcevano il naso quando Conte decise di scaricare a tutti i costi Icardi, vera focina di punti dei nerazzurri. Ma da quando Lukaku è sbarcato a Milano non solo ha portato grande serenità e compattezza nello spogliatoio nerazzurro, ma ha dimostrato di trovarsi alla perfezione con Lautaro, vero man of the moment.
La voglia di riscatto per lo scialbo pareggio dell’andata è tanta. Quella di conquistarsi una qualificazione che al primo tempo di Dortmund sembrava cosa fatta, ancor di più.
Lo Slavia interpreta il primo tempo con grande calma, mentre l’Inter cerca di giocare più di rimessa. Al 18′ arriva subito il primo squillo interista, con Lautaro che dopo un azione travolgente di un Lukaku in grande forma finalizza al meglio con una girata di grande pregio. 17′ più tardi arriva il momento del goal di Lukaku che dopo un erroraccio di Frydrych segna a porta vuota su assist di Lautaro che ritorna il favore. Il VAR però, annulla clamorosamente tutto in quanto l’azione del goal viene propiziata da un fallo di De Vrij su Olayinka. Dagli 11 metri Soucek non sbaglia e manda l’Inter dal paradiso all’inferno in meno di 3 minuti.
L’Inter entra nel secondo tempo con gli occhi della tigre e domina il campo anche se con ritmi più blandi. Prove generali del goal al 65′ con Lukaku che prende una clamorosa traversa, poi di nuovo presa da Brozovic tre minuti dopo. All’81’ è il 9 a siglare l’1-2: Lautaro è fondamentale nel fare un velo sul passaggio di Lazaro che arriva a Lukaku bravissimo a lanciarsi verso la porta, saltare il portiere e mettere dentro il goal del vantaggio.
7 minuti dopo è ancora l’asse Martinez-Lukaku a far urlare di gioia i tifosi interisti: Lukaku la mette in mezzo con un destro a giro esterno (non il suo piede) per Lautaro che sigla un goal da urlo al volo. Al 93′ Lukaku si mette in proprio e sigla anche lui la doppietta ma ancora una volta il VAR annulla, senza delegittimare la prestazione da man of the match del gigante interista. Cercheremo di non allargarci con i paragoni, ma questi 2 insieme possono diventare una grande coppia della storia del calcio, mercato permettendo.
Capitolo qualificazione: l’Inter è pienamente padrona del proprio destino. Basterà fare lo stesso risultato dei tedeschi del Borussia Dortmund, impegnati in casa contro lo Slavia. Sembra difficile ma ricordiamo che il Barcellona è matematicamente qualificato come primo in classifica e arriverà a Milano con meno motivazioni.
Ancelotti sa di essere l’unico allenatore capace di mettere in difficoltà una squadra che al momento non conosce rivali nel mondo. Questo Liverpool sembra infermabile ma questo Napoli sembra l’unica squadra capace di complicare costantemente i piani a Klopp. Parliamo di un Napoli non in forma, ricordiamolo, lontano dai piani alti della Serie A e per molti in crisi irreversibile. Eppure quanto visto oggi ad Anfield profuma di prestazione da squadra consapevole. Non tanto per il risultato, quanto per l’atteggiamento mostrato in uno stadio somigliante più a un inferno che a un’arena.
I partenopei passano incredibilmente in vantaggio al 21′ con l’uomo della provvidenza: Dries Mertens. Il belga scatta in posizione regolare e trafigge con un diagonale imprendibile quello che al momento è il portiere più forte al mondo. Il momento chiave della partita è sicuramente questo: il Napoli si può permettere di gestire mentre il Liverpool mostra non poco nervosismo, che si trasmette agli spalti con un pubblico sempre più infuocato ogni minuto che passa.
Al secondo tempo il Liverpool calca la mano e arriva a un non nulla dal goal più volte. Al 49′ ci prova Milner dopo un’azione personale sventata da un attento Meret. Al 55′ Koulibaly salva sulla linea da un erroraccio del suo portiere. Al 62′ Firmino va vicinissimo a causa di un Manolas poco lucido. Al 65′ infine, il pareggio: corner sulla destra di Milner e Lovren sovrasta Mertens. L’1-1 è strameritato.
Un risultato comunque più che soddisfacente per una squadra obiettivamente in crisi di punti in campionato. Una grande prestazione, invocata e voluta da tutto il calcio italiano. Una grande prestazione ottenuta in uno dei campi più difficili al mondo. Adesso è tutto nelle mani del Napoli, cui basterà un punto per qualificarsi.
Toti Pulvirenti
Francesco Mascali
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