Sabato 20 marzo si corre la Milano-Sanremo, la classicissima di primavera del ciclismo, una di quelle gare che decide la carriera di un corridore. Un sali scendi durissimo di quasi 300 km, dove solo i più grandi hanno vinto: da Eddy Merckx a Girardengo, da Bartali a Coppi. Ultima vittoria italiana quella nel 2018 di Vincenzo Nibali.
La Milano-Sanremo è una delle più importanti gare ciclistiche del circuito internazionale e la prima grande classica del calendario professionistico. Sicuramente è la corsa di un giorno più famosa che si corre in Italia e con i suoi quasi 300 km da percorrere è anche la più lunga. Questo sabato si svolgerà l’edizione numero centododici, di una classica che ha fatto e fa la storia del ciclismo, dietro la quale si nascondono varie curiosità.
L’idea di svolgere, lungo il percorso che collega Milano a Sanremo, una corsa ciclistica venne al giornalista Tullo Morgagni, organizzatore già a quel tempo del giro di Lombardia. Egli prospettò il progetto all’allora direttore de La Gazzetta dello Sport, Eugenio Costamagna che, pur con qualche perplessità, incaricò Armando Cougnet (uno dei più grandi organizzatori di gare ciclistiche) della realizzazione della corsa.
Il 14 aprile 1907, fuori dall’osteria della Conca Fallata di Milano, alle 4:30 del mattino, sotto una pioggia battente, si presentarono trentatré corridori che corsero la prima edizione della Milano-Sanremo. 281 km di pioggia, freddo, fango e fatica che diedero la vittoria al francese Petit-Breton.
Oltre a essere definita la “Classicissima”, la corsa viene spesso apostrofata come classica di primavera, perché appunto si svolge tra la fine dell’inverno e l’inizio della stagione dei fiori. Problema però che di primavera in più di qualche edizione non ve n’è stata proprio.
A testimonianza di quanto detto vi è l’edizione del 1910, definita come la più dura di sempre.
Questa volta i corridori alla partenza, sotto il solito cielo grigio di Milano, sono sessantatré, ma non sanno che ad attenderli sul “Passo del Turchino” (la montagna più famosa della corsa) vi è la neve. Alcuni, addirittura, raccontano che in vetta al Turchino, il leader solitario Cyrille Van Houwaert, incontrò nella strada degli sciatori.
Quest’ultimo, lungo la discesa, totalmente assiderato si ritirò rifugiandosi in una casa. Il secondo a scollinare, il francese Eugène Christophe, trovò riparo dal freddo in un albergo, e quando vide passare dalla finestra quattro corridori, ripartì immediatamente.
Li raggiunse e li staccò tutti, arrivando al traguardo a Sanremo in solitaria, dopo 12 ore e 24 minuti dalla partenza. Il secondo e il terzo classificato transitarono all’arrivo con oltre un’ora di ritardo. Ma la notizia che rende, quella del 1910, la classicissima più dura di sempre è che su sessantatré partenti solo quattro arrivarono nella cittadina ligure.
Di storie come queste se ne potrebbero raccontare a non finire, ma è doveroso soffermarci su coloro che hanno reso grande questa classica: i corridori. La Milano-Sanremo è, infatti, teatro delle più celebri rivalità del circuito e allo stesso tempo, casa dei più grandi ciclisti della storia.
Il primo a imporre sulla corsa il proprio “marchio di fabbrica” fu Costante Girardengo, che tra il 1918 e il 1928 riuscì a portare a casa ben sei successi. Qualche anno più tardi sulle stesse strade è nata la rivalità Bartali-Coppi, che ha visto il primo trionfare per quattro e il secondo per tre volte.
Tra gli anni Sessanta e Settanta si impose, colui che detiene ancora oggi il maggior numero di successi (sette): il “Cannibale” Eddy Merckx. A farne le spese più di tutti fu l’italiano Felice Gimondi, che riuscì a vincere nel 1974 per l’unica volta, la corsa che più ha amato ma che più l’ha fatto soffrire.
Negli anni Ottanta un’altra grande rivalità riscaldò le stradi ligure: quella tra due straordinari ciclisti come Giuseppe Saronni e Francesco Moser. Il loro dualismo, senza esclusione di colpi o di una parola di troppo, divise l’Italia in due.
Più recentemente non vi è alcuna rivalità da constatare, ma la vittoria, una volta ciascuno, dei più forti corridori del ciclismo moderno, tra questi anche Vincenzo Nibali con il suo incredibile trionfo nel 2018.
La Milano-Sanremo è anche piena di tradizioni, come per esempio il fatto che sin dalla prima edizione il percorso e il chilometraggio sono rimasti pressoché invariati, così come il periodo di gara. Nel 1937 fu stabilita come data fissa quella del 19 marzo, giorno della festa di San Giuseppe. Successivamente si è concordato di correre il sabato o la domenica più vicina a tale data.
Unica eccezione l’edizione dell’anno scorso che, causa pandemia, è stata svolta l’8 agosto su un tracciato mai percorso prima, prevalentemente piemontese.
Quest’anno si ritorna alle origini. Si tornerà a transitare sul classico percorso, eccezion fatta per il Passo del Turchino, non percorribile causa frana. Sono, infatti, identici alla prima edizione sia i primi 100 che gli ultimi 112 km della corsa. Attenzione alla salita del Poggio, trampolino finale a 10 km dall’arrivo.
Al via ci saranno 25 squadre con ben 175 corridori. Tra i favoriti: il vincitore dell’anno scorso e della recente Tirreno-Adriatico, il belga Wout van Aert; l’altro belga Mathieu van der Poel e il campione del mondo Julian Alaphilippe. Occhio anche a Peter Sagan, Sam Bennett e Michael Matthews. L’Italia ripone le sue speranze sull’outsider Davide Ballerini. Al via anche il siciliano Vincenzo Nibali ed Elia Viviani.
Questo sabato torna, dunque, nel “suo” periodo dell’anno, nel “suo” percorso, la Classicissima: la corsa più attesa, desiderata e amata da ogni corridore; la corsa che ha reso grandi tanti ciclisti ma che ne ha fatto piangere il doppio; la corsa che ha fatto la storia di questo bellissimo sport e che di storie da raccontare ne ha tantissime; la corsa più dura e allo stesso tempo più bella del ciclismo, con il mare nello sfondo; la corsa regina, perché tutti la vogliono ma alla fine solo a uno si concede.
Torna, signore e signori, la Milano-Sanremo: la regina di tutte le classiche.
Fonte foto: Tim de Waele
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
Entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva, con il passare del tempo è diventato coordinatore sia della redazione sportiva che di quella generale. Allo stesso tempo, al termine di ogni giornata di campionato, cura la rubrica settimanale “Serie A, top&flop” e si occupa di Calciomercato, Tennis e NBA. Inoltre, scrive riguardo anche le breaking news che concernono i temi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahimè) guerre passando per le storie più importanti e centrali del momento.
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