BOLOGNA – Da circa una settimana, la mensa dell’Antoniano ha avviato una collaborazione con lo chef Simone Salvini, alias Germidi Soia nella caricatura di Crozza, per proporre ai poveri della città non soltanto una dieta che riesca a vincere la fame, ma che sia anche equilibrata e aiuti a restituire dignità alla persona. Un’ottima idea sul piano teorico, con qualche difficoltà di applicazione. Infatti, la svolta vegana pare non avere convinto appieno alcuni degli ospiti a digiuno fin dal mattino: «Noi a questo punto torniamo in strada, abbiamo bisogno della carne».
Effettivamente, nella terra delle lasagne e dei tortellini il veganesimo sembra avere vita dura in generale, figurarsi fra i meno abbienti. Da parte sua, lo chef crudista non si è scomposto: «Il dissenso è sacrosanto, il mono-pensiero è pericolosissimo, quindi accolgo le critiche. Ma non si sono lamentati tutti: la settimana scorsa alcuni ospiti della mensa sono venuti a stringermi la mano. È stata una grande soddisfazione». Il direttore Fra Caspoli ha smentito che la mensa possa diventare vegetariana, ma ha ribadito che la collaborazione continuerà nelle prossime settimane.
Ieri sera, per esempio, la cena era composta di pasta di grano duro in salsa di pomodoro aromatizzata alle erbe, ceci in umido, verdure arrosto (melanzane, peperoni, pomodori), insalate e panbrioche fatto in casa, con farine integrali; come dolce, miele biologico da spalmare sul pane. «Si tratta solo di fornire cibo sano per la mente e per lo spirito – ha proseguito Salvini – e per farlo bisogna crederci, cucinarlo con amore». Alla fine, quando la fame si fa sentire, sia per i vegetariani che per i carnivori, la priorità è mettere qualcosa sotto i denti: che provenga o meno dal noto ristorante di Germidi Soia, il Satùt de cartòn, l’importante è che sia gustoso.
Lorenzo Guasco
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