I nati tra il 1995 ed il 2012 sono ragazzi che non si sanno più divertire: timorosi, solitari e casalinghi. Una generazione ben lontana dall’euforia della ribellione e dai moti del ’68, i giovani Millennial non bevono, non fumano e fanno poco sesso. La causa più probabile? Lo smartphone
≪I giovani d’oggi sono super connessi e stanno crescendo meno ribelli, più tolleranti, meno felici e completamente impreparati al mondo degli adulti≫. Recita così la copertina del nuovo saggio “iGen” redatto dalla psicologa Jean M. Twenge, già autrice di “Generation Me”. Attraverso decine di interviste e sondaggi che hanno coinvolto 11 milioni di ragazzi in ogni angolo degli Stati Uniti, la Dott.ssa Twenge è riuscita a realizzare un perfetto quadro della realtà quotidiana dei tanto studiati Millennial.
Anticipato da un lungo articolo su The Atlantic, questo studio dimostra come i giovani preferiscano i social alla vera socialità sentendosi però più soli e deboli. La colpa viene totalmente attribuita a questi nuovi device, perché dalla loro nascita tanti sono stati i cambiamenti nelle abitudini dei ragazzi, ma senza ombra di dubbio anche la paura del futuro e le insicurezze dell’era della crisi hanno portato molti giovani a consultare lo psicologo. Combattuti dalla voglia di indipendenza e il precariato che si prospetta loro, i ragazzi vivono sempre più fino a tarda età a casa con i genitori.
Analizzando anche gli scenari più comuni presenti nelle Università, si può notare come spesso al di là dello studio di una materia, i ragazzi non sappiano come tessere relazioni per approfondire le proprie conoscenze. Tanti di più i ragazzi che arrivano soli a lezione e che cercano un aiuto da parte dei compagni mediante le pagine Facebook o i gruppi di WhatsApp. La mediazione di uno schermo è presente ovunque.
Da questo nuovo saggio in uscita si dovrà quindi cercare di cogliere il suggerimento verso una nuova socialità più attiva ed in prima persona. Un monito a saper essere protagonisti della propria vita, facendo sentire la propria voce, rischiando di più e senza essere così fragili.
Giulia Bergami
(Fonte: L’Espresso)
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