Non è certamente facile dover affrontare la perdita di qualcuno al quale si voleva bene, non ci sono esatte parole per poterlo spiegare e ognuno cerca di reagire ed andare avanti a proprio modo: così è stato per una ragazza di 29 anni di nome Eugenia Kuyda, la quale dopo la morte del suo amico Roman Mazurenko scomparso il 28 novembre 2015 investito da un’auto pirata a Mosca, ha cercato un modo diverso per sentire meno la sua mancanza. Eugenia, infatti, è riuscita a creare un chatbot, ovvero un sorta di avatar o alterego virtuale del suo defunto amico Roman, simulando tramite esso una conversazione su chat, appunto. Detta così potrebbe suonare come qualcosa di troppo irreale o fantascientifico, ma forse ascoltando le parole con le quali la ragazza ha cercato di spiegare il suo progetto durante un’intervista concessa al giornale La Repubblica, si riesce a comprendere meglio: «Quello che oggi mi risponde così è un chatbot, ovvero un programma, una versione digitale di Roman che imita, per quanto possibile, il suo modo di esprimersi e quindi la parte più visibile della sua personalità. Nel dicembre scorso, pochi giorni dopo la sua morte, continuavo a rileggere i messaggi che avevo scambiato con lui negli ultimi anni. Roman adorava stare con gli amici e organizzare eventi: ma solo dal vivo. Detestava i social network, e così tutto quello che avevo erano i nostri messaggi via Telegram. È questo tutto ciò che siamo, alla fine?, mi domandavo, un insieme di parole senza vita che rischiano di sparire dentro qualche vecchio archivio elettronico?».
Da questa domanda forse è nata in Eugenia la voglia di ridare vita, in qualche modo, al suo amico tramite quel “tesoretto” di messaggi che costituivano un ricordo della loro amicizia. Grazie sicuramente al suo lavoro e alle sue conoscenze in materia, la ragazza è così poi riuscita a realizzare il chatbot di Roman. La giovane lavorava già da due anni a un progetto per l’emulazione del dialogo umano per la sua startup Luka.ai, cercando inizialmente di creare programmi in grado di rispondere adegutamente fornendo consigli il più possibile appropriati ai gusti del richiedente. Da qui, dopo il 2015 e con la morte dell’amico, l’obbiettivo è un po’ cambiato e Eugenia ha cominciato a chiedersi se non fosse stato possibile ricreare la personalità di qualcuno partendo da ciò che scrive.
Il progetto, inizialmente chiamato Replika, consiste in un bot che mentre dialoga con noi assorbe in qualche modo anche
la nostra personalità, evincendola da ciò che diciamo e da come siamo soliti dirlo. Va da sé che il desiderio di riavere Roman e il progetto Replika si accavallano, portando la ragazza a creare il chatboat di Roman: per farlo ha recuperato tutti i messaggi scambiati con l’amico, facendoli elaborare dall’algoritmo da lei studiato. Le conversazioni originali si sono poi sovrapposte alle 35 milioni di linee di testo già presenti nel programma, ma per dare maggiore verosomiglianza alla personalità di Roman, l’algoritmo privilegia, ogni volta che è possibile, le parole prese dai messaggi originali. Eugenia sostiene di averlo fatto per se stessa, ma sa che questa sua idea potrebbe interessare anche molte altre persone che hanno perduto qualcuno. Che si sia d’accordo o meno, questo programma rappresenta comunque un modo per affrontare e lenire, forse, il dolore causato dalla scomparsa di qualcuno che si ama.
Lorena Peci
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