Forse sembrerà banale e ripetitivo dire che leggere fa bene, ma probabilmente molti non hanno ancora ben chiaro quanto questo sia vero e come fare delle buone letture possa influire positivamente sul nostro benessere psico-fisico, aiutando a superare anche momenti di stress, ansia e depressione. Ecco perché esiste la biblioterapia, una tecnica che può essere inserita nei percorsi di piscoterapia, di riabilitazione o nei processi educativi per facilitare le persone nell’elaborazione di contenuti cognitivi ed emotivi nel percorso terapeutico e nello sviluppo di risorse ed abilità empatiche.
L’utilità della biblioterapia non è affatto nuova: già a partire dagli inizi del ‘900 infatti essa veniva utilizzata negli Stati Uniti (dov’è nata) e in seguito anche in Inghilterra e in Europa; in Italia risulta ancora non molto diffusa e conosciuta. Numerose ricerche hanno attestato la validità di tale percorso in particolare riguardo ai disturbi d’ansia e di depressione, del comportamento alimentare e di personalità e in altri disagi psichici spesso correlati a particolari gravi patologie, come quelle di tipo oncologico.
Ma cosa c’è esattamente di vantaggioso nella lettura di buoni libri? Innanzitutto leggere permette di conoscere situazioni e emozioni così disparate che non potremmo altrimenti vivere; ci permette di essere per un po’ chiunque e di vivere dovunque, aprendoci così a nuovi modi di vedere le cose e aiutandoci a comprendere meglio anche come la pensano gli altri; leggere riesce anche a farci sentire meno soli mostrando come gli stessi nostri pensieri e inquietudini siano già stati vissuti da altri che hanno addirittura saputo metterli per iscritto. Insomma, leggere aiuta a capire meglio noi stessi e gli altri, ci offre degli esempi di vita utili per riflettere meglio e superare anche i momenti difficili.
La psicologa e psicoterapeuta Rosa Mininno che si è occupata di diffondere l’uso dei giusti libri nei percorsi di terapia, creando anche il primo sito italiano dedicato al tema (www.biblioterapia.it), ha così descritto la biblioterapia:« Si tratta sempre di percorsi di lettura scelti, pensati apposta per il singolo paziente e per il momento che sta vivendo. Un libro non deve essere mai un’imposizione, ogni scelta va motivata: si possono suggerire volumi di diverso genere, dai romanzi al teatro, dalla poesia ai saggi che aiutano a comprendere meglio la propria condizione da un punto di vista clinico o filosofico. Fino ai grandi classici: Seneca, Tacito o Cicerone sono una fonte inesauribile di riflessioni. Il meccanismo con cui il libro “guarisce” è infatti la sua capacità di aprire la mente: la sofferenza, fisica o psicologica che sia, porta all’isolamento e il libro invece ci connette con il mondo. Attraverso le storie possiamo identificarci nei personaggi, per affinità o per contrasto, ed essere stimolati a comportamenti che aiutino a uscire dal disagio».
Ovviamente la biblioterapia da sola non basta e va affiancata da un giusto percorso medico e riabilitativo; inoltre i volumi da leggere vanno scelti con cura, non tutto ciò che troviamo è indicato per la nostra situazione. Dunque è preferibile chiedere consiglio ad esperti del settore, cercando di non fermarsi al titolo e sfogliare qualche pagina per capire meglio di che si tratta. Come sostengono due terapiste londinesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin, autrici di una guida alla biblioterapia, chiamata The novel cure (“La nuova cura”, ma anche “La cura del romanzo”), «la vita è troppo breve per leggere brutti libri».
Lorena Peci
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