Forse il problema è una questione di tempo: chi non si dedica all’apprendimento della scrittura in corsivo, infatti, può apprendere prima ad usare la tastiera del computer. Forse, invece, la scelta è stata dettata da motivazioni democratiche: la calligrafia a mano è élitaria, difficile da memorizzare e da mantenere elegante, mentre lo stampatello è “ugual per tutti”, intuitivo e più accessibile. Oppure, la decisione dell’Istituto Nazionale di Educazione finlandese potrebbe derivare dalla volontà di stare al passo con i tempi e con le innovazioni introdotte in altri Paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti d’America, dove il corsivo è quasi ormai estinto. Sta di fatto che, a partire dall’anno scolastico prossimo, nelle scuole primarie della Finlandia non si insegnerà né imparerà più la scrittura a mano.
Non si tratta di un consiglio o di una misura ancora da testare, bensì di una vera e propria legge obbligatoria, dall’entrata in vigore della quale il corsivo sarà da considerarsi letteralmente vietato. A sostituirlo, i caratteri più chiari e stilizzati dello stampatello, tanto simile a quello dei libri di testo e alla grafia spesso utilizzata da adulti, in ambiti lavorativi o formali.
Il Governo del Paese che tuttora primeggia nelle classifiche OCSE-PISA sulle competenze dei quindicenni pare, dunque, non abbia badato agli studi di pedagogisti e psicologi secondo cui il corsivo sia utile nello sviluppo di precise capacità cognitive e si è basato su altri criteri: ad essere favorito è stato l’obiettivo children friendly, in linea con le maggiori decisioni degli ultimi anni nel campo dell’istruzione, di mantenersi dalla parte degli studenti nell’operare qualunque cambiamento sostanziale. Nel caso specifico, le verifiche ancora contrarie alle risposte a risposta multipla o simili verranno accompagnate, perciò, da una sempre più spiccata “tecnologizzazione” scolastica. Resta da vedere cosa pensino le famiglie di tale apparente contraddizione.
Eva Luna Mascolino
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