Protagonista delle ultime notizie è Elon Musk, amministratore delegato e cofondatore di Tesla che, nel 2016, ha cofondato Neuralink Corporation. Si tratta di una startup di neurotecnologie incentrata sullo sviluppo di interfacce neurali, con l’obiettivo di unire l’uomo all’intelligenza artificiale.
Il collegamento tra esseri umani e macchine è da sempre uno degli scopi primari dell’imprenditore statunitense e dei suoi collaboratori, scienziati e ingegneri. A tal proposito si parla di “simbiosi” volta a controllare l’IA prima che possa diventare una minaccia concreta per l’umanità. Con questi propositi e dopo aver ottenuto l’autorizzazione dall’ente governativo FDA (Food and Drug Administration), si parla adesso di implementare un chip all’interno del cervello umano.
Infatti, è da poco attivo il reclutamento di volontari per testare l’effettiva capacità del chip. Si parlerebbe di una tecnologia in grado non solo di connettere il cervello a un computer o a un dispositivo, ma anche di trasformare l’attività cerebrale in azioni sullo schermo. Questo permetterebbe a chi è affetto da gravi patologie di migliorare la propria qualità di vita.
Il funzionamento di tutto ciò si basa su un sensore, chiamato “N1 Sensor” o anche “Brain Computer Interface”, cioè un dispositivo wireless che analizza gli impulsi nervosi. Le sue componenti sono i Threads, cioè piccolissimi elettrodi che registrano l’attività cerebrale, e il Link, ovvero lo strato addetto alla trasmissione dell’informazione al dispositivo esterno.
Il chip N1 verrà chirurgicamente implementato nel cranio del paziente con un robot chirurgico denominato R1. I requisiti per poter partecipare al programma sono elencati direttamente dal profilo X (ex Twitter) dell’azienda stessa:
“Siamo entusiasti di annunciare che il reclutamento è aperto per la nostra prima sperimentazione clinica umana!
Se si è affetti da quadriplegia a causa di lesioni cervicali del midollo spinale o sclerosi laterale amiotrofica (SLA), potreste essere qualificati“.
Altri requisiti riguardano il raggiungimento del ventiduesimo anno d’età ed essere accompagnati da un operatore di supporto.
C’è ovviamente dello scetticismo circa la realizzazione della pratica, alimentato dall’apertura dell’inchiesta federale nel 2018 riguardo gli esperimenti sugli animali. Secondo alcuni dati, in quegli anni sarebbero morte migliaia di scimmie, maiali e pecore a causa dei microchip impiantati. I dipendenti, al tempo, sostennero che le morti avvennero dal momento che gli animali erano già in uno stadio terminale, quindi i test fallirono. Nonostante ciò, le iscrizioni per l’innesto dei chip sono comunque aperte e accessibili sul sito web ufficiale dell’Neuralink.
Alexia Guercio
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