Elemento indispensabile, oggi, per contenere l’avanzata del Coronavirus, come sappiamo è la mascherina. In questi mesi, trovarne una è stato come cercare un ago in un pagliaio a volte. E qualora non se ne fosse forniti, si preferisce non uscire di casa per non incorrere nel contagio. Adesso che l’emergenza sembrerebbe in diminuzione, l’utilizzo della mascherina, in alcuni ambiti o luoghi, appare altrettanto “non necessario”. Eppure si sa che il Covid-19 resterà ancora per molti mesi, così una startup giapponese ha dato vita alla mascherina poliglotta.
Proprio perché – come riportato da Wired – l’utilizzo delle protezioni non si è per nulla ridotto (anzi), la Donut Robotics ha implementato una mascherina che, con l’ausilio del Bluetooth del cellulare, comunica con esso e può tradurre da/a otto lingue: inglese, giapponese, francese, coreano, spagnolo, indonesiano, tailandese e vietnamita.
Con C-Face – questo il nome della prima mascherina intelligente del mondo – è possibile, infatti, dialogare attraverso di essa (nello specifico, applicata sopra un’altra mascherina però) con persone le quali parlano lingue straniere; negli uffici in cui si utilizzano (ovviamente) le vetrate in plexiglass; e così via. La commercializzazione del prodotto è in atto, con le prime 5.000 mascherine già disponibili in Giappone. Al costo di circa 35 euro, presto lo sarà anche in Europa, Stati Uniti (al prezzo di 40 dollari) e in Cina.
Per quanto riguarda, infine, la comunicazione con i cellulari, questa avverrà solo ed esclusivamente attraverso un abbonamento mensile. Insomma, portare la mascherina, d’ora in poi, non sarà così male. E se per imparare una lingua, ci vogliono, spesso, sacrifici e soldi, con C-Face non solo ci si protegge, ma si può anche girare tranquillamente il mondo (virus permettendo).
Anastasia Gambera
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