Dopo tre anni e mezzo di lavori, in linea con la tabella di marcia, il nuovo museo egizio di Torino è diventato realtà. Rinnovato nell’allestimento del percorso e ampliato nella superficie, dalla scorsa settimana il suo obiettivo è lasciare senza parole tutti i visitatori: dagli egittologi professionisti a quelli amatoriali, dai turisti alle scolaresche. Il museo è stato inaugurato il 31 marzo alla presenza dei ministri dei Beni culturali (Dario Franceschini) e dell’Istruzione (Stefania Giannini); tra gli ospiti, anche i membri della comunità scientifica internazionale, i curatori e i direttori di musei europei. Il giorno seguente all’inaugurazione, in segno di ringraziamento per la pazienza dimostrata dai visitatori, i vertici della struttura hanno regalato l’ingresso dalle 9:00 alle 23:00 ai torinesi e ai turisti.
L’impresa, finanziata per metà dai 50 milioni di Luca Remmert, è stata portata avanti da Evelina Christillin; l’allestimento delle sale è stato definito e attuato da Christian Greco, giovane direttore del museo; il progetto architettonico, che ha reso moderno un contenitore così solenne, è stato realizzato da Aimaro Isola e dal figlio Saverio; la logistica è stata affidata ad Arterìa; le vetrine ipertecnologiche sono opera di Sandro Goppion e della sua squadra; le realtà virtuali sono state ideate dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali, mentre il racconto grafico e il logo da Mara Servetto e Ico Migliore. Infine, i restauri dei manufatti sono stati condotti dai Musei Vaticani, dalla ditta Nicola e dal Centro di Restauro della Venaria Reale.
L’ospite, accedendo al piano terra, è invitato a scendere nel piano interrato, dove si trvano i servizi di accoglienza – museumshop, guardaroba e biglietteria – e l’ingresso nel vivo della visita. La prima sezione del museo risponde a una domanda che da sempre attanaglia le menti di tutti gli italiani, e non solo: perché una simile struttura si trova proprio a Torino? Le vetrinette storiche, i pannelli, i libri e i reperti archeologici testimoniano l’ingresso nella città della cultura egizia già a partire dal Seicento, con la scoperta della Mensa Esiaca, un’elaborata tavoletta di bronzo di età romana con intarsi che imitano i geroglifici dell’Antico Egitto, la quale suscitò l’interesse dei Savoia proprio per tale civiltà. Grazie a una rapida scala mobile che si affaccia sulla grandiosa installazione di Daniele Ferretti ispirata alla valle del Nilo, i visitatori possono accedere al secondo piano: non appena si giunge al vertice, ha inizio un viaggio cronologico entusiasmante, attraverso il millenario popolo costrutture delle piramidi e delle sfingi. Ogni sezione viene presentata in tre lingue: italiano, inglese e arabo. Quest’ultimo idioma sottolinea lo stretto legame con l’Egitto che si è desiderato mantenere e sottolineare. Gli ospiti, inoltre, possono usufruire di videoguide impostate in ben sei lingue diverse. Prima di entrare nelle sale, si è avvertiti della presenza o meno di resti umani per non turbare l’animo delle persone più sensibili.
La prima sezione è dedicata all’Epoca Predinastica (4000-3300 a.C.), con manufatti per la caccia e l’agricoltura e una prima mummia accovacciata. Seguono l’Antico Regno (2600-2100 a.C.), epoca delle maestose piramidi e dei primi sarcofaghi; il Medio Regno (2118-1980 a.C.), con reperti di burocrati e ufficiali; e il Nuovo Regno (1539-1076 a.C.), età della Valle dei Re e delle Regine. Scendendo al primo piano, si possono ammirare le due sale più appassionanti dell’intero museo: una contenente i resti del villaggio abbandonato di Deir El Medina (la Pompei Egizia) e l’altra dedicata alla tomba dell’architetto Kha e di sua moglie Merit. Arricchiscono il coinvolgente percorso la scenografica e spettacolare Galleria dei Sarcofaghi e le sale annesse, ospitanti la Biblioteca dei papiri e le fasi finali della civiltà egizia: l’Epoca Tarda (VIII-IV secolo a.C.), l’Epoca Tolemaica (332-30 a.C.) e l’Epoca Romana e tardoantica (dal 30 a.C all’affermazione del Cristianesimo e dell’Islam). Per concludere in bellezza, al piano terra è possibile ammirare le statue colossali a protezione delle due Gallerie dei Re, e il tempio di Ellesjia.
Alessandra Munafò
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