Non si tratta solo di un luogo comune, ma anche di una teoria linguistica elaborata da esperti studiosi del settore, fra i quali spiccano nomi del calibro di Noam Chomsky e John Brier. I due si trovano sulla stessa lunghezza d’onda, infatti, nell’affermare che l’età ideale per apprendere una lingua con il minimo sforzo e il massimo rendimento (in altre parole, diventandone un parlante nativo in tempi brevi) inizia a partire dal secondo anno di vita e si conclude nel periodo della pubertà. Per riuscirci, basterebbe essere immersi nella realtà sociolinguistica tanto di un popolo quanto di un altro ed ecco che l’assimilazione dell’idioma avverrebbe gradualmente e in maniera totale. Superata tale fase critica e fino ai vent’anni, poi, imparare una seconda e una terza lingua pare sia verosimilmente possibile, sebbene molto raramente si riesca a raggiungere il livello della propria lingua madre.
Tuttavia, tale convinzione eminente non tiene conto di alcuni fattori che favorirebbero, invece, lo studio anche in età post-adolescenziale, adulta o senile di nuove parlate; tesi corroborata dal fatto che l’attuale utente più anziano della piattaforma Babbel si chiami Gianni Guaita, sta imparando l’inglese e ha ben 100 anni. I punti di forza individuati da più di un esperto al riguardo comprendono capacità linguistiche, relazionali, economiche, esperienziali e cognitive. Analizzandole nel dettaglio risulta spontaneo cominciare dalla considerazione forse più lampante: superata la suddetta fase critica, qualsiasi essere umano sa già leggere e scrivere. Ciò facilita enormemente l’assimilazione di un idioma straniero, sia nel caso in cui esso si serva del medesimo sistema alfabetico già noto, sia nel caso in cui quest’ultimo sia diverso, perché in ogni caso la nozione stessa di lettura e scrittura, con annesse tecniche e meccanismi fisiologici, è stata assimilata e sperimentata per anni. Strettamente correlata al dato appena menzionato è la conoscenza, già durante i teen-ages, dell’essenza dei suoni linguistici e della loro imitazione e riproduzione. Se è vero che un bambino riesca a ricreare in maniera quasi spontanea determinate pronunciate linguistiche, è altrettanto vero che una pratica ormai acquisita e un’esperienza prolungata consentano un approccio più consapevole e più facilmente gestibile dei movimenti corporei adibiti alla produzione fonematica.
A ciò si aggiungono altre due caratteristiche vantaggiose dei principianti che abbiano superato quantomeno i primi 10 anni di età: una conoscenza sempre più approfondita e studiata del linguaggio del corpo – ovvero di tutte le espressioni individuali non verbali associate al mondo socioculturale nel quale ci si muove e da cui si estrapolano certe movenze con certi significati –, nonché nozioni ormai sedimentate e composte da regole e strutture grammaticali proprie. Tali competenze possono semplificare di gran lunga l’apprendimento di un idioma che, da piccoli, bisognerebbe imparare senza alcuna cognizione razionale legata alle convenzioni linguistiche verbali e non.
Venendo agli aspetti pratici, non è da sottovalutare la capacità di un parlante nativo oramai non più nell’infanzia di fare di una forte motivazione il proprio motore d’azione primario, capace di stimolare la concentrazione, di facilitare la memorizzazione e di orientarsi, eventualmente, per dei corsi di lingua finalizzati ad apprendere ciò che si desidera, circondandosi di coetanei e affrontando tematiche o argomenti consoni al proprio modo di essere, alle proprie necessità di studente e agli obiettivi che ambisce ad ottenere. Questo, peraltro, è accompagnato da maggiori disponibilità economiche e da una gestione dei ritmi individuali consapevole e mirata, la cui “ciliegina sulla torta” è un bagaglio di esperienze già ricco: fra viaggi, conoscenze internazionali, letture, partecipazioni a mostre e visioni di pellicole cinematografiche, tra gli altri, il singolo parlante sviluppa una propria visione critica del mondo, inglobante con una certa apertura mentale anche la cultura del popolo la cui lingua si vuole approfondire. Di conseguenza, se tali potenzialità sono sfruttate con prontezza e con entusiasmo, nonché tramite i giusti metodi di apprendimento, la conoscenza di un nuovo idioma può divenire non solo un piacere, ma anche e soprattutto una scoperta consapevole e maturata, tutt’altro che ostacolata dalla propria età anagrafica.
Eva Luna Mascolino
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