MESSINA – Si rinnova, ancora una volta, l’amore per la cultura russa in Italia: è ciò che accade a Taormina e Messina, con l’omaggio di tre busti: quello al poeta Anna Achmatova (1889 -1966) – non amava l’appellativo di poetessa, preferiva essere definita poeta, al maschile -, quello allo scrittore Boris Pasternak (1890-1960) – autore del Dottor Živago –, e allo studioso Pietro Antonio Zveteremich – docente nell’Ateneo di Messina fino al 1992, che consegnò il manoscritto alla casa editrice Feltrinelli, la prima a pubblicare il libro in Occidente.
Il monumento alla Achmatova è stato inaugurato a Taormina con una solenne cerimonia, alla presenza di rappresentanti delle autorità locali, diplomatici, giornalisti e studenti. Il sindaco Eligio Giardina si è congratulato per il «lieto ritorno della Achmatova in Sicilia», la quale infatti si era recata nel territorio siculo nel lontano 1964 per ricevere il premio letterario Etna-Taormina. L’immagine è stata creata dallo scultore Andrej Klykov, e si trova presso la Fondazione Culturale Giuseppe Mazzullo.
Invece i busti di Pasternak e di Zveteremich sono stati donati all’Università di Messina dalla Fondazione di Sant’Andrea Apostolo, dal Centro della Gloria Nazionale, dalla Fondazione delle Lettere e della Cultura Slava e dalla Fondazione Il Mondo Russo. All’iniziativa hanno partecipato il professor Giovanni Cupaiuolo (Coordinatore del Collegio dei prorettori), Mikhail V. Kolombet (Console Generale della Federazione Russa) e Natalia V. Yakunina (Presidente del Consiglio Tutorio del programma panrusso La sacralità della maternità e Vice Presidente del Centro della Gloria Nazionale e della Fondazione di Sant’Andrea Apostolo). Presente anche Erica Zveteremich, figlia dell’intellettuale russo. Quest’ultimo, tra i numerosi meriti ha quello di aver reso noto, prima in Italia e poi d’impulso nel resto del mondo (Russia compresa), il capolavoro di Boris Pasternak, scrivendo nel 1957 di proprio pugno una missiva alla casa editrice Feltrinelli in cui asseriva che «non pubblicare Il Dottor Zivago sarebbe stati un delitto contro la cultura».
Chiara Grasso
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