BOLOGNA – Oggigiorno per acquistare del lievito per dolci ci si può recare in un qualsiasi supermercato vicino casa, ma fino a non molto tempo lo si poteva trovare nelle farmacie; basta chiedere alle nonne per confermare la veridicità di tale informazione. Nel 1926, l’Officina Farmaceutica Aicardi di Bologna brevettò un suo personale lievito che prese il nome di Lievito Aicardi, tutt’ora acquistabile. Il farmacista che brevettò l’idea, inoltre, era egli stesso proprietario della storica Farmacia Aicardi nel centro bolognese (all’angolo di via Petroni e via San Vitale), che affonda le sue radici nel lontano 1517, epoca di speziali. La curiosità è che questo cognome, ormai da anni, è conosciuto non solo nell’ambito medico-farmaceutico del capoluogo emiliano, ma suona e risuona in alcuni dei locali più “in” della vita notturna bolognese.
Dopo quasi un secolo il fato ha voluto, infatti, che Federico Aicardi (anch’egli farmacista), nipote dello scopritore del lievito, una volta svestitosi del camice bianco, salito sul suo scooter imbracciando l’immancabile chitarra, faccia risuonare le sue note cantautorali in jazz club, arene, piazze, animando le serate bolognesi con uno stile che risente dell’influenza di Francesco Guccini (che spinse lo stesso Aicardi a continuare con le sue creazioni), Claudio Lolli e altre icone della realtà musicale italiana, con moderni toni jazz. È facile, dunque, recarsi in un locale come il Bravo Caffè o le Cantine Bentivoglio di via Mascarella e ascoltare dal vivo le note generazionali più cantate dagli studenti Erasmus, in particolare spagnoli. Uno dei suoi pezzi più celebri è, in effetti, una melodia dedicata agli Erasmus che giungono numerosi nella città universitaria, una canzone dai toni folkoristici, un mix di rumba e flamenco; ad esempio La Rumba della Rambla (registrata nello studio di Lucio Dalla). Più volte il Take Five di via Cartolerie è stato inondato dai versi della canzone Anni di cuoio, dedicata a Ezio Pascutti, mito del calcio bolognese degli anni ’50 e ’60. Il singolo Basta Basta Basta, dalle rime che ricordano il miglior Francesco De Gregori, accompagna i bicchieri di vino delle osterie e trattorie bolognesi, dall’Osteria del Sole alla Trattoria da Vito (di cui il cantautore festeggiò il compleanno insieme a Luca Carboni). Qui Aicardi si fa accompagnare da altri artisti conosciuti nell’ambiente culturale bolognese: Adelaide Gallo, tra le maggiori poetesse viventi bolognesi, o Loris Lambertini, il pittore delle osterie che dipinge solo sulle tovaglie. I brevi versi “Cani randagi in via Petroni/e umori di birra/e alla spagnola dell’erasmus/racconti di Bologna“ sono sufficienti per comprendere che, tra i migliori cantori della Bologna contemporanea, con le sue semplici note, Aicardi è in grado di regalare un armonico riassunto dell’anima stessa della città universitaria, con i suoi amori, i suoi umori e, soprattutto, la genuina gioia di vivere di cui a volte ci si dimentica negli affannosi tempi odierni.
Con richiami al miglior Guccini, all’indimenticabile Dalla, al poetico De Gregori, tra jazz e flamenco, senza farsi mancare il tanto rimpianto De Andrè, Aicardi fa cantare, letteralmente, perché pronto ad offrire la sua fedele chitarra a chiunque voglia esibirsi con lui e farsi scoprire dal pubblico, come in una fantasiosa Officina Musicale Aicardi. Un’Officina Musicale (come piace chiamarla) che, nel periodo estivo, accompagnata anche dalla chitarra decisa e precisa di Ettore Cimpincio, è possibile incontrare nelle ampie piazzette o negli atri adibiti per l’occasione, tra profumi di braci e fragranze di vini: dal giovanile Piccolo E Sublime di piazza Verdi, agli eleganti locali di piazza Aldovrandi, passando per l’Arena Orfeonica in via Broccaindosso, dove la trattoria Da Maro offre un panorama culinario dalle note antiche e delicate, e la musica di sottofondo: “Chica / non siamo a Barcellona / siamo rimasti in due / sotto un portico buio / di Bologna”
Luca Occhilupo (articolo)
Paolo Terni (photogallery)
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